Kylie Minogue, glitter e polvere del deserto nella data italiana del Golden Tour





Dolcezza, cuore e riconoscenza verso il proprio pubblico sono tre costanti che valorizzano e distinguono da anni i concerti della cantante australiana Kylie Minogue. Lo scorso 12 novembre, nella cornice del Gran Teatro Geox di Padova, queste tre parole chiave sono rimaste impresse, a caratteri cubitali, nella memoria di chi ha preso parte all’unica data italiana del Golden Tour 2018, il nuovissimo spettacolo itinerante che la Venere tascabile sta portando in giro per il vecchio continente a supporto del suo 14simo album in studio (QUI la recensione). Tappa decisamente inaspettata, quella del Golden Tour in Veneto, tanto da cogliere di sorpresa – al momento dell’annuncio ufficiale avvenuto a luglio – tutti i fan della cantante, ormai poco speranzosi in un ritorno della propria beniamina nel Bel Paese dopo l’Aphrodite: Les Folies Tour, che si fermò a Milano nel marzo del 2011, e la successiva esclusione dell’Italia dal Kiss Me Once Tour del 2014.

Golden Tour, il concept

Golden è un concerto diverso dal solito, non soltanto per la frugalità della scenografia e l’assenza delle mastodontiche installazioni tipiche delle tournée precedenti, ma anche per il racconto che lo show incorpora e narra: per la prima volta nella trentennale carriera della Minogue, il glitter che fin dagli esordi adorna e ravviva il pop danzereccio della cantante si mescola alla polvere del deserto californiano, in uno scenario country che ha ispirato notevolmente la scrittura e la produzione dell’ultimo LP e che, adesso, assume forma e sostanza dal vivo.

Alla base dello spettacolo c’è un vero e proprio concept, un racconto inevitabilmente influenzato dall’infelice storia d’amore (e dalle nozze mancate) con l’attore inglese Joshua Sasse. La trama prende vita in particolar modo sullo sfondo del palco, sotto forma di videoproiezioni che raccontano la storia di una donna – interpretata dalla star – in fuga da un amore ormai sfumato lungo l’assolata e aridissima Route 66, là dove sorgono le valli del Joshua Tree National Park (location dal nome poco casuale, scelta appositamente per le riprese dei backdrop). Tutto ciò mentre sul palco Kylie stessa, la band e il nuovissimo corpo di ballo mettono in scena l’arte di cui la Minogue è maestra: quella dell’intrattenimento, un po’ meno kitsch e pomposo del passato, ma pur sempre piacevole e totalizzante.

It’s showtime!

Ore 21:30: puntuale come un orologio svizzero, lo spettacolo ha inizio. Gli accordi suggestivi e quasi drammatici della chitarra di Luke Higgins fanno da preludio all’alba di un nuovo giorno, che illumina man mano il palco partendo dal retrol’ingresso della diva è imminente, a scandirne il conto alla rovescia sono le percussioni sempre più incalzanti della traccia d’apertura, Golden, che dà appunto il nome allo show e allultima fatica discografica della popstar. Ed eccola che appare, Kylie, ammaliante e sinuosa nella sua ultima incarnazione: Dama del West in abito tigrato, attorniata da un mucchio di valigie e pronta a condividere con la platea gli alti e bassi della sua nuova avventura on the road. È con le prime, riconoscibilissime note di Better The Devil You Know che la folla esplode in un canto all’unisono, regalando alla diva il primo di tanti abbracci collettivi e continuando a darle manforte durante A Lifetime To Repair, l’ironico pezzo (tratto dal nuovo disco) con cui la piccola principessa del pop beffeggia a squarciagola la propria malasorte in amore (’Cupid don’t love me like he used to do / ’Coz I’m broken hearted way too soon / I let my guard down, a devil’s gone and left me a bruise’).

Wanted: Mary Baker

Dopo tante scottature, è tempo di lasciare il passato alle spalle: a introdurre il secondo segmento dello show è un video ambientato in uno di quei vecchi bar aperti h24, sparsi lungo la strada madre. Rosa rossa alla mano, la Minogue intona i versi di Blue Velvet, famosissimo brano portato al successo da Tony Bennett, rivolgendoli ad un amante fedifrago ormai lontano. Tra i dettagli, oltre ad un portachiavi a forma di chitarra che indica una via di fuga, viene più volte inquadrato un manifesto con scritto Wanted: Mary Baker (come la venale e profittatrice Ma Baker dei Boney M.). Una velata frecciatina – dicono i ben informati – all’ex direttore creativo e consorte artistico, William Baker, con il quale il rapporto pare essersi logorato all’indomani del passaggio in BMG da parte di Kylie e della formazione di un nuovo entourage che ha di fatto escluso l’amico di vecchia data.

Tornata sul palco in tailleur bianco, Kylie delizia il pubblico con la struggente imponenza di Confide In Me, per poi dare inizio alla corsa verso un futuro incerto sulle pimpanti note di Wow, reinventata per l’occasione in stile piano house, mentre sullo sfondo scorrono le immagini della popstar alla guida di una sfrecciante Shelby ’68. A chiudere la sezione è una versione semiacustica della hit planetaria Can’t Get You Out Of My Head, adeguata alle sonorità country di Golden e graffiata dall’urlo di un assolo finale di chitarra elettrica, direttamente ripreso da The Chain dei Fleetwood Mac e interrotto dallo squillo improvviso di un telefono (’’I’ve been waiting for that call’’, dirà Kylie subito dopo aver mostrato lo scritta Italia Golden stampata sul retro della sua giacca, poco prima di abbandonare la scena).

Miss Pearl

Nella terza parte dello show l’atmosfera si fa notturna e sexy: Kylie diventa Miss Pearl, una femme fatale in cerca di trasgressione, vestita interamente in pelle nera, con outfit da motociclista: è il turno di Slow, resa più aggressiva dal soffio di un synth torbido preso in prestito da Being Boiled dei Human League e dai colpi netti di un beat industriale che si dissolve pian piano, lasciando infine spazio alla voce nuda e sospirata della Minogue e a quel basso ipnotico che fa della canzone una perla unica e sensuale dal 2003 (’’Can you sing it for me? Skip a beat and move with my body, yeah, slow’’). A seguire l’immancabile Kids, cantata a mo’ di trio con le due nuove e talentuose coriste, l’elegante The One e la briosa Stop Me From Falling.

The last goodbye

’’I hope you find someone who can love you like I do / I’ll be strong inside, but I’ll still be loving you’’. Sono queste le rime che sanciscono il commiato definitivo dall’amore che fu. Sono tratte da una perla nascosta della discografia della Minogue, I’ll Still Be Loving You, inclusa nell’album di debutto del 1988 e intonata dalla cantante mentre foglie d’autunno cadono dall’alto e si posano delicatamente sul palco. È poi la volta di Lost Without You, la bonus track dall’ultimo LP (nonché singolo mancato a detta dei fan più accaniti), eseguita mentre il calore di una luce rossa e la fluorescenza di laser verdi avvolgono la silhouette della diva e investono la scena in più punti. Un trionfo di confetti rainbow esploderà poco più avanti, durante la parte centrale di All The Lovers, per ribadire a chiunque che l’amore è universale nella sua innegabile e incontrovertibile varietà.

Welcome to Studio 54!

L’ultima parte dello show è tutta dedicata alla forma più pura di intrattenimento. L’atto che segna la rinascita di Kylie a nuova vita, dopo le delusioni sentimentali, è un omaggio alla spensieratezza e alla stravaganza degli anni ’70. Si aprono le porte del nightclub più celebre della Grande Mela, lo Studio 54. Kylie è raggiante, esaltata dallo scintillio di un abito dorato, con rigoroso spacco alto. Presenta un brano scartato da Golden e ancora inedito, New York City (ode in salsa disco/rap alla rivoluzione culturale di quell’epoca), e un medley tra Raining Glitter e On A Night Like This, seguito da un esilarante mashup tra The Loco-Motion e Bad Girls di Donna Summer, all’insegna del revival celebrativo, e da Spinning Around, il singolo che 18 anni fa ha segnato ufficialmente la resurrezione musicale della cantante, consacrandola icona dance/pop.

Dopo il finto congedo a cui Kylie abitua gli astanti da tempo immemore, ecco poi l’encore con gli ultimi due pezzi dello show. Quasi a voler chiudere un cerchio, tornano cowboy e cowgirl come a inizio serata: Kylie sfoggia il meglio della sua devozione a Dolly Parton in stivali lunghi e abito corto verde smeraldo, rivolgendo l’ultimo saluto al pubblico italiano con Love At First Sight e Dancing, il singolo da cui tutta la campagna promozionale del nuovo album è partita.

Una promessa in italiano, a fine concerto, tra generosità e commozione per l’affetto di un pubblico che si è dimostrato super caloroso e che, soprattutto, sa pronunciare il suo nome in maniera corretta: “Ci vediamo la prossima volta!

E speriamo avvenga presto, Little Princess.

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Photo Credit: Kylie Hellas

Francesco Cappellano




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