Quando si tratta di collaborazioni, Britney Spears e quella volpastra del suo manager Larry Rudolph hanno sempre lo sguardo ben attento a ciò che è degno di nota e cool nell’industria musicale odierna, come del resto è giusto che sia per chi vuole cavalcare costantemente l’onda, piuttosto che rimanere due passi indietro agli altri.
Stavolta, tanto per essere coerenti, il radar si è posato sulla bianchissima rapper australiana Iggy Azalea, fenomeno acclamato in ambito mainstream da un paio di anni. Questo connubio, di nuovo tutto al femminile, ha dato alla luce Pretty Girls, un singolo a tinte rosa, senza lode né infamia (già acquistabile in onore del mantra on air/on sale), che all’orecchio di non pochi estimatori e fan, malgrado la prima posizione raggiunta su iTunes in circa trenta paesi, a poche ore dal rilascio in formato digitale, sa di già sentito e stenta a convincere pienamente: non hanno torto, aggiungiamo noi, ma procediamo per gradi.
Tratta da un ancora ipotetico e misterioso nuovo album, Pretty Girls segna il ritorno della Spears dopo il controverso flop del disco precedente, Britney Jean, oggetto di una tanto spietata quanto legittima polemica esplosa intorno al conclamato predominio vocale della corista e soundalike Myah Marie su alcuni dei brani in esso contenuti.
La canzone (in cui, miracolosamente, non si apprezza traccia alcuna della Marie) è prodotta dal trio angloamericano The Invisible Men e vanta ben 9 autori, fra cui le quattro componenti della girlband britannica Little Mix, vincitrice dell’edizione locale di X Factor nel 2011: nulla di anomalo al giorno d’oggi, trovare più nomi creditati nella scrittura di un pezzo è una conseguenza che si realizza abitualmente laddove un brano subisca diverse rielaborazioni prima di incarnarsi nella versione finale (basti pensare ai 9 autori citati per Gang Bang di Madonna, ai 6 presenti in Blow di Beyoncé e via dicendo).
Originariamente provinata dalle Little Mix, ma abbandonata in fase di ultimazione, una prima demo di Pretty Girls viene ascoltata l’estate scorsa da Britney, durante una studio session con The Invisible Men, e conquista il cuore della popstar. Ora, mettiamoci nei panni dei produttori: cedere a Britney una canzone cestinata da altri, anziché proporne una nuova di zecca, non è esattamente un buon inizio, ma Britney venderebbe di più in ogni caso? Domanda retorica.
Regalato (per così dire) il brano alla Spears, si procede con una parziale riscrittura del testo e della melodia originale, allo scopo di vestire al meglio le potenzialità canore della regina incontrastata del playback (non ci è dato sapere quanto e come, almeno finché la versione delle Little Mix non sarà condivisa sul web da qualche insider), ma il sentimento comune è che manchi ancora qualcosa, un featuring da parte di qualcuno che calzi a pennello con lo stile del pezzo e abbia una notevole dose di swag: è in questo frangente che viene avanzato il nome di Iggy Azalea, di cui Britney è accanita fan da tempo. Prese in mano le redini del progetto con il nullaosta dei produttori, Iggy interviene ulteriormente sul brano rimaneggiando la parte che precederà il ritornello e incidendo un rap da utilizzare come nuovo bridge.
Potenziata dal flow della Azalea, Pretty Girls vede Britney cimentarsi in un genere musicale proteiforme che risponde al nome di urban pop, un tipo di musica con cui Miss American Dream ama flirtare dagli esordi. Ascoltando questo nuovo singolo, tuttavia, ci rendiamo subito conto di essere distanti anni luce dalla sensualità notturna di Gimme More (2007), dalla malizia esotica di Outrageous (2003) e dall’erotismo torbido di I’m A Slave 4 U (2001): in Pretty Girls il tono è decisamente più sbarazzino e brioso, si parla di belle ragazze che attirano su di sé la costante attenzione del sesso maschile mentre passeggiano per le soleggiate vie della metropoli e si divertono senza pensare al domani (tematiche non molto diverse da quelle che ritroviamo in California Gurls di Katy Perry e in Get Sexy delle care estinte Sugababes).
Ma in quale misura e perché Pretty Girls non brilla di luce propria e suona come il riciclo di qualcosa che abbiamo già udito altrove?
Per capirlo, bisogna tornare indietro di due anni, al 2013, quando will.i.am, membro dei Black Eyed Peas, per promuovere la riedizione del suo non troppo fortunato disco da solista #willpower, pubblica Feeling Myself (featuring Miley Cyrus, Wiz Khalifa and French Montana), un singolo electro/urban prodotto da DJ Mustard che, a sua insaputa, battezzerà un nuovo trend musicale.
La chiave di volta di tale trend consiste nell’usare come traino per l’intera traccia un basso sintetico dal suono elastico e gommoso, recuperato dagli intramontabili anni ’80 (per la precisione da capolavori che hanno firmato la storia del funk/pop elettronico di quei tempi, come I Can’t Wait (1986) dei Nu Shooz). La bassline così ottenuta viene poi accompagnata da schiocchi di dita (finger snaps) che ne scandiscono il tempo e minimali percussioni hip hop che ne sostengono il ritmo. La formula di DJ Mustard (senza dubbio vincente) sarà seguita proprio da The Invisible Men, qualche mese più tardi, per creare Fancy di Iggy Azalea (featuring Charli XCX), nonché dal duo norvegese Stargate per Drop That Kitty di Ty Dolla $ign e dai Futuristics per Somebody di Natalie La Rose, e diventerà il gancio che legherà questi brani urban l’uno all’altro, al pari di una catena: Pretty Girls ne costituisce l’ultimo anello.
Non molto lontana dall’essere una replica dei successi appena menzionati, Pretty Girls riesce comunque a svincolarsi dal gregge puntando su una strumentazione più old school e accentuando la propria componente 80’s tramite minuzie oggettivamente apprezzabili, come ad esempio il synth riprodotto nel prehook (The girls roll up, windows roll down / Eyes on us, jaws on the ground / Watch them go, it’s just so funny / Like bees to the honey), campionato da I Wanna Dance With Somebody di Whitney Houston, e lo scampanellìo che guida il ritornello corale, in puro stile cheerleader.
In linea con il vibe e l’immaginario evocato dalla canzone, il video promozionale, il cui debutto è previsto a breve, è stato girato a Los Angeles a fine aprile, diretto dal regista Cameron Duddy e dalla medesima Iggy, e si prospetta (a giudicare dalle anticipazioni e dalle foto trapelate) un tripudio di colori, acconciature voluminose, eccentrici orecchini a triangolo e top leopardati dal gusto discutibile, come la moda e la cultura kitsch insegnano da sempre. D’altronde, secondo quanto dichiarato dalla Azalea, il clip sarà un tributo musicale liberamente ispirato ai primi personaggi cinematografici interpretati dall’attrice Geena Davis in pellicole come Earth Girls Are Easy, commedia fantascientifica tendente al demenziale, non a caso datata 1988, di cui la Davis era protagonista.
Per quanto sappia di già esplorato e non apporti nulla di nuovo in campo musicale, concludiamo dicendo che questo nuovo singolo di Britney si rivela inesorabilmente adeguato alle prossime giornate di caldo estivo, è un grower che guadagna punti di ascolto in ascolto, ma anche il tipico numero di riscaldamento da ballicchiare in discoteca mentre si sorseggia un cocktail e si comincia a occupare la pista (DJ permettendo): il tutto, precisiamo, con una durata minima e radio friendly di 2 minuti e 43 secondi.
5 commenti su “Britney Spears: pro e contro di ‘Pretty Girls’”