Nella lingua inglese esiste un detto, ’’My loss, your gain’’ (’’Quello che io perdo, tu lo guadagni’’), citato nei discorsi quando una persona coglie al balzo un’occasione persa in precedenza da qualcun altro, vuoi per circostanze esterne, vuoi per scelta: una sorta di equivalente del nostro ’’Mors tua, vita mea’’. In ambito discografico, il proverbio ritorna ogni qual volta un brano proposto o addirittura scritto per un artista preciso, sebbene scartato da quest’ultimo, riesce comunque a vedere la luce nel disco di un cantante ’di ripiego’. Negli annali della storia della musica sono migliaia le canzoni originariamente ideate per un interprete ma in seguito pubblicate da altri, e alcune di esse (ironia della sorte) si sono rivelate anche delle discrete hit, scalando le classifiche di tutto il mondo.
Con questo nuovo articolo, noi di PopSoap abbiamo deciso di raccontare, con la dovizia di particolari più dettagliata possibile, le svariate volte in cui Britney Spears, una delle popstar che detengono il primato in situazioni del genere, ha sostanzialmente fatto la fortuna di altri colleghi rifiutando, in prima persona o tramite il proprio staff, un discreto numero di brani dalle virtù nascoste.
Diamo dunque inizio a questo longform, diviso in puntate, partendo da In The Zone, quarto album in studio di Britney, le cui sessioni si rivelarono molto prolifere ai tempi: la registrazione del disco ha infatti tenuto impegnata la Spears dalla metà del 2002 fino a quella del 2003, e gli scarti non sono di certo mancati.
Sweet Dreams My LA Ex / Glide
Per la gioia del futuro conto in banca di Cathy Dennis, celebre popstar degli anni ’90, riscopertasi autrice per gruppi e cantanti di successo nei primi anni 2000, Britney ha appena bruciato sul tempo un’insipida starlette di nome Sarah Whatmore (famosa solo nel Regno Unito per aver preso parte alla prima edizione del talent show Pop Idol, nel 2001) e si è aggiudicata un brano nato dal sodalizio creativo tra la Dennis e il duo di produttori svedesi Bloodshy and Avant. Si tratta ovviamente di Toxic, proposta dagli autori sia alla label della Whatmore che alla Jive Records dopo che ad averla rifiutata (nella sua forma germinale) era stata niente meno che l’australiana Kylie Minogue. Incuriosita dal talento di Cathy e dal potenziale della traccia appena assicurata per la sua artista di punta, la Jive chiede alla Dennis e ai due produttori svedesi ulteriore materiale da presentare per In The Zone: uno dei nuovi brani è Showdown, che sarà ugualmente incluso nel disco, mentre un pezzo concepito da Cathy come la risposta personale di Britney a Cry Me A River di Justin Timberlake viene respinto. La canzone è Sweet Dreams My LA Ex, composta dalla prima all’ultima parola pensando alla grande pubblicità che Justin si è procurato gettando ombra su Britney all’indomani dell’idillio amoroso (e mediatico) vissuto con lei dal 1999 al 2002.
Ad ogni modo, il motivo per cui il pezzo viene scartato dai discografici della Jive non è tanto il testo provocatorio quanto il fatto che, se una replica a Timberlake deve esserci, spetta a Britney in persona trasporla in musica secondo le proprie visioni, e ciò era sostanzialmente già accaduto quando la popstar aveva coscritto, proprio nel 2002, l’inedita Look Who’s Talking ed il mea culpa più malinconico e delicato di Everytime (che alla fine comparirà nell’album).
https://vimeo.com/38497926
Troppo valida per giacere negli archivi, Sweet Dreams My LA Ex sarà ceduta qualche mese più tardi alla britannica Rachel Stevens, che in quel periodo, fresca di dipartita dagli S Club 7, è alle prese con la registrazione del suo primo album da solista, Funky Dory. Poiché, tuttavia, il brano suona notevolmente contestuale alla vicenda che lo ha ispirato, Cathy decide di variarne il ritornello e scriverne uno totalmente diverso dal precedente (privo di allusioni a luoghi e persone), prima di spedirlo alla Polydor, la compagnia discografica della Stevens: per via del nuovo inciso, più vago, il brano cambia titolo e diviene Phony Lullaby, ma al manager della Stevens saranno in ogni caso sottoposte entrambe le versioni, lasciando piena libertà di scegliere quella più convincente. Rispetto a quanto sperato dall’autrice e nonostante le opportune modifiche al testo, Rachel registrerà la canzone mantenendo il ritornello originario, ossia quello presentato per Britney. Nel medesimo LP d’esordio della cantante, di cui Sweet Dreams sarà il primo estratto, troverà inoltre posto l’arabeggiante funk/pop di un altro pezzo, Glide, anch’esso inizialmente prodotto per Miss American Dream dalla Dennis e Bloodshy and Avant.
Graffiti My Soul
Dopo Rachel Stevens, il Regno Unito tornerà ad accogliere calorosamente un nuovo scarto della Spears nel 2004, anno in cui le ancora esordienti Girls Aloud, girlband britannica del periodo, pubblicheranno nel secondo album in studio What Will The Neighbours Say? un brano dal titolo Graffiti My Soul, creato e modellato ad hoc per Britney dal nutrito team degli Xenomania (con a capo Brian Higgins). La superstar aveva difatti registrato un demo per il pezzo, tutt’oggi celato negli uffici della Jive, per poi vedersi costretta a tagliarlo fuori dalla tracklist di In The Zone a causa di non poche riserve manifestate dal suo staff: ’’La casa discografica di Britney amava Graffiti My Soul’’, dichiarerà Higgins qualche anno dopo in un’intervista al The Guardian, aggiungendo ’ma il suo A&R manager continuava a domandarsi ’Dov’è l’inciso? Perché non c’è un ritornello?’.
Pulse
Una sorte più o meno analoga toccherà a uno dei brani proposti per Britney da Cutfather e Joe Belmaati, duo di produttori e remixers danesi che nel 2004 contribuirà al successo di Jamelia con Superstar. Diverse sono le tracce da loro ultimate durante le sessioni per In The Zone, ma nel dettaglio ne spiccano due: Guilty (coscritta da Britney e dedicata, di nuovo, a Justin Timberlake) e Pulse, un numero synth pop dal testo ambiguo che la Spears gradisce e registra volentieri.
Malgrado entrambe le canzoni vengano escluse dal disco finale, Pulse vedrà la luce nel 2010, incisa e pubblicata dalla storica band inglese degli OMD (Orchestral Manoeuvres in the Dark). Ciò che molti non sanno, però, è che la versione di Pulse pubblicata dagli OMD è in realtà una riscrittura del demo originale, adeguata allo stile del gruppo, e che il pezzo (così com’era stato inteso per la principessa del pop) aveva trovato una prima collocazione già nel 2004, nel secondo album di una semisconosciuta coppia di fratelli ballerini, Brother+Sister, nativi di Copenhagen. La versione di Pulse contenuta nel loro LP, interpretata dalla voce femminile del duo, Gigi Fredie Pedersen, riprende nella produzione, nel testo e perfino nel cantato il provino di Britney (ad oggi ancora inedito): su iTunes è possibile ascoltarne un estratto e acquistarla.
Hypnotic / Curious / Supersensual
Quando si tratta di scegliere il singolo mancato da In The Zone, tutto il fanbase di Britney diventa unanime: Breathe On Me rappresenta senza dubbio alcuno la perla del disco, meritevole di un lancio come quinto estratto (mai avvenuto). A creare questo esempio impeccabile di ammaliante dance/pop europeo, sublimato dalla produzione aggiuntiva di Mark Taylor, è stato un trio composto da Steve Anderson (arrangiatore e direttore musicale delle tournée di Kylie Minogue) e dai suoi due autori prediletti, Lisa Greene e Steve Lee, con cui Britney tornerà a collaborare nel 2006.
Breathe On Me non è tuttavia l’unica canzone spedita alla Jive da Anderson ai tempi di In The Zone. A rientrare nella cerchia di demo da lui proposte per la Spears ci sono altri tre pezzi: Curious, Hypnotic e Supersensual. Saranno tutti e tre scartati a priori dalla label, ma tutti e tre troveranno una collocazione alternativa: Hypnotic e Curious conquisteranno la cantante/attrice australiana Holly Valance e verranno incluse nel suo secondo e ultimo album State Of Mind (2003), mentre Supersensual (qui per ascoltare la demo, cantata da Lisa Greene) dovrà aspettare il 2009 per poter uscire ufficialmente sul mercato, pubblicata da un’altra attrice australiana che ha più volte flirtato con il mondo della musica, Natalie Bassingthwaighte. La versione finale del brano, aggiornata da Steve, campionerà (su suggerimento di Natalie) Heart Of Glass dei Blondie e apparirà nell’album 1000 Stars.
Look Who’s Talking
Era il 2002 quando Britney incontrava per la prima volta gli svedesi Bloodshy and Avant. Durante la loro prima sessione in studio c’era anche una ragazza, Michelle Bell, autrice e produttrice losangelina, nota anche come seconda metà del duo Lynn & Wade unitamente all’amico di vecchia data Peter Wade. Stando a quello che Michelle ha spesso rivelato sui social media (elargendo perfino demo inedite della Spears, provinate in quegli anni), Look Who’s Talking rappresenta una delle tante canzoni ideate, scritte e incise da Britney come potenziali repliche a Cry Me A River di Justin. D’altronde, già il titolo dato al pezzo (non ’Senti Chi Parla’, come si potrebbe pensare di tradurlo in italiano, bensì ’Tocca A Me Parlare’) lascia intendere che l’allora 21enne stella del pop mondiale ne avesse da cantare parecchie contro il suo ex compagno vendicativo. Nel testo della canzone, a detta della Bell, sono difatti inclusi versi e riferimenti di cui solo Timberlake avrebbe potuto cogliere il senso, ascoltando la traccia.
In seguito, vuoi per un ripensamento dell’ultimo minuto, vuoi per evitare che nello stesso album venissero a scontrarsi due modi troppo diversi di affrontare la fine della storia d’amore con Justin (la ballata Everytime aveva già superato la selezione finale), Look Who’s Talking viene definitivamente esclusa da In The Zone, rimanendo inedita fino a quando, nel 2008, la casa discografica della popstar sudcoreana BoA non esprime (su richiesta di quest’ultima, grande fan di Britney) il desiderio di incidere un brano firmato dalla Spears da destinare al primo disco in inglese della cantante, uscito poi a marzo del 2009. Complice la collaborazione tra BoA e Bloodshy and Avant, la scelta ricadrà proprio su Look Who’s Talking. Qualche anno più tardi, sarà invece un leaker a condividere sul web il provino originario del pezzo, cantato da Britney e datato 2002.
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