Francesca Maria intervista

Francesca Maria: «Farei fare Zumba a Mariah Carey»

Regalerebbe a Mariah Carey (con cui ha lavorato) una tenuta da Zumba tutta piume e lustrini, ma nell’attesa che questa meravigliosa immagine diventi un giorno realtà, compare sulla prima pagina del Wall Street Journal. Lei è Francesca Maria, l’italiana che dalla ‘Grande Mela’, dove vive e lavora da anni, fa scatenare tutto il mondo a suon di hit da ballare durante dinamiche lezioni di Zumba Fitness. Il suo nuovo singolo The Bombay, prodotto da Drooid, celebre per i suoi lavori che uniscono musica elettronica e latina, e pubblicato con Sony Music Italy, ha il sapore di una rivincita personale: “Iniziavo a pensare che il mio Paese non accettasse il mio talento” ha confidato Francesca Maria PopSoap. 

Francesca Maria The Bombay
Francesca Maria & Drooid, cover del singolo “The Bombay”

Ballerina, coreografa, insegnante di zumba, cantante: sei un vero e proprio vulcano…
Ti sei dimenticato ‘songwriter’! Infatti non solo scrivo tutti i miei pezzi ma anche quelli di altri artisti ed è una mia grande passione. La musica e la danza sono semplicemente i linguaggi con cui mi esprimo meglio. A volte mi sento un po’ un’aliena ma devo dire che mi piace.

Nel corso della tua carriera hai lavorato con artisti del calibro di Mariah Carey e Ricky Martin. A chi proporresti un allenamento di Zumba Fitness e chi pensi potrebbe dare grandi soddisfazioni?
Sì, ho avuto il piacere di lavorare con grandi nomi della musica internazionale prima di essere catapultata nel mondo Zumba. Consiglio a tutti di provarla perché è un format adatto a chiunque ami stare in forma e ballare. Tra gli artisti con cui ho lavorato, mi piacerebbe vedere Mariah in azione e magari le regalerei una tenuta da Zumba con piume e lustrini per farla sentire più a suo agio.

Ci spieghi com’è avvenuta la transazione dal ballo al canto?
Essendo la danza un’espressione artistica strettamente legata alla musica, la transizione è stata molto naturale. La mia carriera di ballerina è esplosa immediatamente e già dopo qualche anno ho sentito il bisogno di esprimermi oltre la danza. È stata dura, perché ho dovuto ricominciare da zero, imparare tanto in poco tempo e soprattutto guadagnarmi il rispetto dei miei colleghi. Ho lavorato sodo per passare da ‘la ballerina che canta’ a ‘l’artista musicale’, ma dopo tanta gavetta e preparazione penso di esserci riuscita. Alla base di tutto c’è un continuo bisogno di crescere, rinnovarmi, esplorare le mie capacità per capire meglio chi sono e la creatività è come un tappeto volante che mi sta trasportando in questo viaggio. Un demo registrato per gioco arrivato a un produttore americano mi ha permesso di iniziare ufficialmente il mio percorso nella musica.

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Pubblicato da Francesca Maria su Lunedì 9 gennaio 2017

Grazie al tuo lavoro hai conquistato anche la prima pagina del Wall Stret Journal: una bella soddisfazione per un ‘cervello in fuga’ da Senigallia…
Quando sono stata contattata dal Wall Street Journal francamente non mi aspettavo un granché. Quando ho trovato in prima pagina la mia immagine ricreata in HEDCUT (disegno puntinato tipico del Wall Street Journal) e la mia storia sotto la foto di Donald Trump è stato a dir poco surreale e ancora oggi pensandoci mi dico: “I can’t believe I did that”. Per me è stato un grande onore ricevere tale riconoscimento per la mia carriera.

Con The Bombay sei approdata in Sony, com’è avvenuto l’incontro con la discografica?
È stata una piacevole sorpresa e tutto è accaduto molto in fretta. Essendo questo pezzo una totale pazzia (reggaeton-indiano-elettronico), io e Drooid, produttore di The Bombay, non sapevamo cosa aspettarci. Sapevamo che volevamo una major ma quante case discografiche al giorno d’oggi sono disposte a rischiare? Ebbene il pezzo è arrivato ad Andrea Corelli di Sony Italia che ha detto: “Mi piace, credo nel pezzo, chi non rischia non vince”. Questo contratto con Sony Italia è per me molto significativo in quanto vivo negli States da molti anni, lì mi sono realizzata artisticamente e avevo iniziato a pensare che il mio Paese non accettasse il mio talento. Ricevere finalmente questa opportunità da casa mia mi rende molto felice.

Pochi giorni fa hai lanciato ‘The Bombay Challenge’, e ho visto che ti stanno arrivando video davvero da ogni nazione. Cosa si prova a vedere che in ogni angolo del mondo le persone ballano una tua coreografia e per di più lo fanno sulle note di una tua canzone?
Tutto parte da un’idea, si crea la musica, si scrivono le melodie, i testi e infine arrivano i passi. Dopo mesi di lavoro si condivide col pubblico. Vedere persone di paesi, culture, religioni, età diverse cantare e ballare i miei pezzi è la parte più significativa di questo percorso: in quel momento l’idea si è pienamente concretizzata, il messaggio è arrivato ed è il riconoscimento più importante. Al di là di teorie inutili e strategie finanziarie, è il pubblico che decide. Il mio pubblico ha deciso che continuerò a creare e io certamente non lo farò aspettare.

Emanuele Corbo

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