Nonostante l’estate non sia ancora iniziata ufficialmente c’è già un motivetto che si sta imponendo in radio e in classifica con risultati che lo avviano sulla strada della hit estiva. Stiamo parlando di El mismo sol di Alvaro Soler che questa settimana è il brano più trasmesso dalle radio italiane, è stabile al primo posto della classifica ufficiale dei singoli più venduti nel nostro Paese e conquista il disco d’oro in poco meno di 2 mesi dalla pubblicazione.
Un vero e proprio successo per il giovane artista cosmopolita (nato in Spagna, cresciuto in Giappone e residente a Berlino) che si appresta a pubblicare il disco d’esordio Eterno Agosto in uscita il 23 giugno per Universal Music. 13 tracce che inevitabilmente risentono del peregrinare di Alvaro in giro per il mondo: dai ritmi latini – ora più gioiosi, ora più malinconici – che percorrono l’intero album, alle linee melodiche folk che spuntano qua e là (come in El camino, il brano che chiude il disco) fino alla strumentazione fatta di xilofoni, percussioni esotiche (Esperandote) e chitarre. Il tutto tenuto insieme dalla freschezza di Alvaro Soler. L’artista ha presentato a PopSoap la sua opera prima in occasione della visita che ha fatto all’Italia qualche settimana fa.
A partire dal singolo El mismo sol fino al titolo del disco quanto c’è dell’estate nella tua musica?
El mismo sol è una canzone molto estiva, così come altre tracce dell’album, ma non voglio riferirmi all’estate in sé, quanto alle sensazioni che la gente collega a questa stagione, cioè divertirsi e lasciarsi alle spalle le preoccupazioni. Spero che le persone quando ascolteranno il disco potranno staccare la spina da tutto e rilassarsi.
La tua canzone sarà uno dei tormentoni di quest’estate, ma tu hai alcune hit estive che ti sono rimaste nel cuore?
Amo molto Good Time di Owl City, l’ho incontrato quando è venuto a suonare a Barcellona, La camisa negra di Juanes e La tortura di Shakira e Alejandro Sanz: brani dall’energia molto positiva che spero di trasmettere anche con le mie canzoni.
Quali sono invece i ricordi delle tue estati da bambino?
Da piccolo ho vissuto in Giappone ma in estate si tornava a Barcellona, quindi ho sempre trascorso la bella stagione in Costa Brava. Andavo in spiaggia, mi rilassavo, mangiavo, facevo la siesta, una doccia e fuori a cena con gli amici, cose molto semplici.
Come hai iniziato a fare musica?
A 10 anni, quando vivevo a Tokyo, i miei genitori mi regalarono una tastiera elettronica, poi a scuola cantavo in un coro e avevo una band. Verso i 16 anni ho iniziato a scrivere e registrare, ho formato un’altra band con mio fratello quando siamo andati in Spagna e abbiamo scritto due album. In seguito ho deciso di fare le cose da solo per vedere come sarebbero andate, ed eccoci qui (ride, ndr)
Com’è stato vivere in Giappone?
In realtà frequentavo una scuola tedesca quindi non ero completamente immerso nella cultura giapponese. Ricordo però che andavamo spesso al karaoke perché, essendo troppo giovani, io e i miei compagni non potevamo avere accesso né alle discoteche né all’alcool. Così passavamo intere serate a cantare e il giorno dopo non riuscivamo neanche a parlare.
Quali erano i tuoi cavalli di battaglia?
In The End dei Linkin Park (facevo sia la parte rappata che quella urlata finale), Take That, Backstreet Boys, Britney Spears, insomma stili diversi.
Parliamo del disco Eterno agosto. In scaletta ci sono solo brani in spagnolo, ma in futuro pensi di aprirti anche all’inglese?
Non saprei, per ora rimango sullo spagnolo, ma non si sa mai.
Come descriveresti questo album?
È un disco con tante dinamiche, perché a me per primo non piace sentire album tutti uguali dall’inizio alla fine: alcuni brani sono ballad, altri downtempo… Non ci sono soltanto pezzi per fare festa, non sono quel tipo di persona, mi piace anche rilassarmi.
Un consiglio per chi inizia a fare musica adesso?
La cosa più importante è avere passione e lavorare sodo. Bisogna insistere e fare sacrifici perché qualcosa di bello prima o poi succede, se è davvero quello che si vuole.
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