A 4 anni di distanza dal precedente lavoro In equilibrio, lo scorso 7 aprile Ilaria Porceddu ha pubblicato il suo terzo disco Di questo parlo io (LineaDue, distribuzione Pirames International), anticipato dall’ottimo singolo Sette cose. L’album contiene 9 tracce, di cui due in lingua sarda e un duetto con Max Gazzè, ed è stato prodotto da Clemente Ferrari e Francesco De Benedittis: “Sono arrivata a questo parto in maniera lunga ma soddisfacente, avevo bisogno di tempo per prendermi cura di questo figlio”, ha dichiarato la cantautrice sarda, che a margine dell’incontro con la stampa milanese ha presentato l’album a PopSoap.
Di questo parlo io, un ‘disco-albero’
Chi conosce la storia di Ilaria Porceddu (qui l’articolo di presentazione) non si stupisce che la sua nuova fatica discografica ne contenga, anche a livello linguistico, le forti radici sarde. Era così per il precedente album e lo è per Di questo parlo io che però, a dispetto del predecessore, fa qualcosa in più, aprendosi e chiudendosi con brani in sardo: Sas arvures (Le albere, come impone la traduzione letterale) e Lu cor’aggiu. Il primo, in particolare, diventa simbolo dell’intero progetto, come ha spiegato la stessa Ilaria presentandolo alla stampa:
“Per me il simbolo di questo disco è un albero: mi sento ben piantata per terra ma con la voglia di muovermi come le fronde al vento che cambia ogni giorno”.
Di questo parlo io, un album ‘rosa’
La femminilità nel nuovo album di Ilaria Porceddu emerge in modo ancora più lampante da due brani come Lisa ed Eva si fa fare. Il primo è dedicato a una figura molto importante per la cantautrice: “Mia nonna, che in realtà si chiamava Luisa, era l’emblema della donna forte, e a 90 anni era molto più avanti dei giovani di oggi”. Eva, invece, è una ragazzina e forse proprio per questo motivo “il suo essere libera a volte viene preso come un qualcosa di troppo rispetto alla mediocrità che c’è in un piccolo paese”, ha continuato l’artista.
Di questo parlo io, le facce dell’amore
Il resto della tracklist invece esplora le diverse sfaccettature dell’amore, dall’infatuazione iniziale di C’est l’amour alla carnalità di Tabula rasa fino alla presa di coscienza dell’imperfezione dei sentimenti in Sette cose (“Un’ammissione dei propri difetti e di quelli dell’amore; è difficile costruire un rapporto pensando che sia tutto perfetto” ha spiegato l’artista) e l’addio nella title track Di questo parlo io:
“La fase dell’addio attraverso la quale però si dà il via a un nuovo inizio. Spesso è necessario lasciar andare qualcosa per ricominciare a vivere”.
Di questo parlo io, l’intervista
Sono passati 4 anni dal tuo precedente album, ma sbaglia chi pensa che sei stata ferma durante questo periodo di tempo, giusto?
Ferma io? Ma figurati! Ho fatto un sacco di cose, oltre a cominciare a scrivere questo disco: ho lavorato in teatro, ho curato la supervisione artistica delle produzioni di altri giovani talenti e la cosa più bella è stata scrivere la colonna sonora del cortometraggio Per Anna.
Queste esperienze come hanno influito sulla creazione del disco?
In realtà tutto quello che ho sempre scritto si avvicina alle colonne sonore, quindi è come se il passaggio fosse venuto in modo automatico, un’attitudine che è stata premiata, ed è una cosa che vorrei coltivare nel tempo perché mi viene più immediato scrivere un tema emotivo piuttosto che una canzone.
Il tuo percorso artistico non è mai scontato e anzi rivela grande coraggio, ma quanto è difficile oggi essere una cantautrice per come lo sei tu?
Non è facile, perché ciò che vige ormai è l’immediatezza, anche nella ricezione di un messaggio: o capisco subito cosa mi stai dicendo oppure non ho voglia di fermarmi a capirlo. Il fatto di essere donna e di bell’aspetto inizialmente complica ancora di più le cose perché, sempre per un discorso di immediatezza, non si ha voglia di andare più in profondità: se sei bella non puoi anche essere intelligente, non te lo puoi permettere… Solo le ‘bruttine’ possono essere ‘fighe e brave’: le due cose in Italia non collimano. Io ho qualcosa da dire oltre il bel faccino, mi faccio un culo che è il triplo e non si sa perché! La difficoltà è anche nell’approccio che devi avere con le persone con cui ti interfacci, perché molto spesso un sorriso viene frainteso, e quindi se sorrido ci si aspetta sempre qualcos’altro, se non sorrido sono antipatica, allora qual è la via di mezzo? Io sono arrivata alla conclusione di essere me stessa, e chi non ha voglia di ascoltarmi o vuole fermarsi all’apparenza… sai che c’è? Anche ‘sti cavoli, preferisco circondarmi di gente che so che mi vuole per quella che sono.
Qualche anno fa ci avevi dato un bel taglio (di capelli) nel vero senso della parola: era per questo motivo?
Quella è stata una ragazzata dovuta alla volontà di non essere vista come una bambolina, ma in realtà il taglio è stato voluto dopo che mi sono laureata: insomma questi dischi escono sempre quando ho cambi estremi di vita, è una rinascita a ogni album (ride, ndr). Volevo ricominciare un nuovo percorso e forse ci è voluto anche quel passaggio per tornare finalmente a essere donna con i capelli lunghi.
Nel frattempo hai anche cambiato casa…
Sì, tra l’altro contemporaneamente all’uscita del disco, quindi un delirio totale, però secondo me le cose arrivano perché devono arrivare, le prendo sempre come un segno.
Quanto costa ripartire ogni volta da zero, su tutti i fronti?
Ormai tutti ripartiamo sempre da zero, la vita dell’artista è sempre un’alternanza di alti e bassi, che però vengono ripagati anche dai piccoli up. Costa, non posso dirti il contrario, però ti rinforza le ossa e la testa, ti fa capire anche perché vuoi fare questo mestiere: se uno non riuscisse a superare il ripartire da zero significherebbe che non potrebbe farlo, invece se decidi di sentire tutte le volte il peso della ripartenza vuol dire che lo vuoi davvero.
E se lo fai è anche perché hai ancora qualcosa da dire…
Sì, perché il punto non è che faccio la cantautrice, lo sono, quindi nel bene o nel male lo farò sempre. Anche se non appari in tv fai comunque qualcosa, solo che non lo sanno tutti, ma va bene anche così, l’importante è essere felici. Io ho preso una decisione di vita ben definita ultimamente: fare solo quello che mi fa essere felice, perché potrei accettare tante proposte ma preferisco fare ciò di cui sono davvero convinta e in cui sono credibile.