Wrongonyou The Mountain Man

Wrongonyou: «Seguo il flusso e non oppongo resistenza»

Wrongonyou (pseudonimo di Marco Zitelli, romano di Grottaferrata, classe 1990) viene dal folk, ama alla follia John Frusciante e Justin Vernon, e dall’alto del suo metro e 92 centimetri sta conquistando, voce e chitarra, platee sempre più grandi ed esimi colleghi, come Niccolò Fabi che lo ha scelto in qualità di opening act del suo tour teatrale nell’estate 2016. Artista del mese di settembre per Mtv New Generation con il singolo The Lake, Wrongonyou ha da poco pubblicato The Mountain Man, il primo EP ufficiale per Carosello Records con cui si sta affermando sul mercato musicale italiano ed europeo. A novembre è uscito il nuovo singolo Let Me Down a cui ha fatto seguito il tour invernale in tutta Italia. Tra un live e l’altro Wrongonyou è volato a Los Angeles per registrare il primo full length album con la produzione di Michele Canova. A PopSoap il cantautore ha presentato The Mountain Man e ha parlato di questo anno così intenso e ricco di esperienze.

Wrongonyou
Wrongonyou, cover dell’EP “The Mountain Man”

Preparando questa intervista venivo continuamente travolto da spunti, idee e cose da chiederti perché è davvero difficile fare una selezione di quel che ti è successo in pochi mesi. Ti ritrovi in questa sensazione? Come ti senti nel mezzo di questa ‘corrente’?Assolutamente sì! Mi trovo in un torrente che corre davvero veloce, case discografiche, viaggi a Los Angeles e tour. Sì, sta accadendo tutto davvero in fretta, ma sostanzialmente quello che cerco di fare è di seguire il flusso senza opporre resistenza.

Ci spieghi il titolo del tuo EP? Inizialmente l’ho associato al tuo aspetto, avendoti visto in apertura al live di Levante a Milano a marzo, ma forse c’è anche un altro livello di lettura visto che l’elemento naturale torna più volte nei brani e nei tuoi videoclip.
È la mia prima uscita discografica, volevo un titolo che mi appartenesse e spiegasse chi sono in modo fisico (sono alto 1.92 metri) e come sono fatto dentro, ma soprattutto dove mi piace stare, ovvero nella natura, anche se al momento mi risulta davvero difficile.

Che valenza ha per te la natura? E che ruolo gioca nel tuo modo di fare musica?
Beh, direi che ha un ruolo fondamentale. Per me è fonte di ispirazione, non solo musicale. Mi piace stare nella natura per ricaricarmi e fare anche un attimo i conti con me stesso e non cadere in alcune trappole che questo lavoro ha.

Come mai scrivi in inglese? Questione di formazione musicale e di punti di riferimento precisi?
Sono cresciuto con i miei che mettevano sempre canzoni degli America, Neil Young e del Boss! Sono state le mie radici e me le sono portate dietro finora, ma mi piace anche molta musica italiana, sia di adesso che del passato (Claudio Villa, Battisti, Modugno).

Eppure molti artisti italiani sono rimasti colpiti da te: hai aperto il tour estivo di Niccolò Fabi ad esempio.
Sì! La cosa che più mi fa piacere, oltre alla stima del pubblico, è quella di artisti che sono considerati in Italia mostri sacri. Niccolò è solo uno degli esempi, ma sto incontrando tanti che mi stanno facendo crescere. Sentirsi apprezzati dai colleghi mi dà sempre molta carica.

Prima ho citato Levante, come si sono incrociate le vostre strade e che rapporto si è instaurato tra voi? Avete mai pensato di collaborare?
Il mio primo concerto grande è stato proprio quello all’Alcatraz in apertura a Levante. Da lì è scattata una stima reciproca che si è trasformata poi in amicizia. Siamo tutti e due carichi di impegni ma speriamo di riuscire, prima o poi, a fare qualcosa insieme.

Molti tuoi testi sono dei racconti brevi, quasi delle suggestioni più che delle storie vere e proprie, narrativamente parlando…
Sì, non mi interessa molto andare nel dettaglio, quanto far capire che situazione è, e magari perché e come ci si è arrivati. Più che spiegare preferisco introdurre, invitare tutti nel mio mondo per lasciare che ognuno capisca in modo personale ciò che vuole.

Sei da poco tornato da un viaggio oltreoceano per registrare il tuo primo album con Michele Canova, l’ultimo nome che avrei pensato di leggere associato alla tua musica. Ho letto che ti ha cercato lui, è vero? Che cosa ti ha spinto ad accettare?
Mi ha cercato lui, sì, dicendo che ero tra gli artisti italiani che più gli sarebbe piaciuto produrre. Una delle cose che mi ha maggiormente spinto ad accettare è stato il fatto di poter alzare il livello ed entrare in un mondo nuovo e difficile. Questo è quello che voglio fare nella vita e quindi seguo il flusso, mi sono semplicemente limitato ad ‘aprire la porta’.

Molti attribuiscono proprio a lui un ‘appiattimento’ del suono per quel che riguarda il panorama italiano degli ultimi anni. Non ti ha spaventato questa cosa? Come è intervenuto nel tuo universo musicale?
Non credo sia così. Logicamente abbiamo mantenuto le mie radici folk senza fare enormi stravolgimenti. Lui è stato severo ma bravissimo, specialmente nel farmi sentire a mio agio e ha saputo spronarmi nel modo giusto. La parte difficile è stata semmai, all’inizio, stare al passo con lui perché nel lavoro è velocissimo.

Tu sei un cantautore folk rock, però hai conquistato anche le orecchie meno d’elite di PopSoap e mi sembra di capire che il tuo pubblico sia piuttosto trasversale. Come la vivi? Ti crea qualche perplessità essere ‘pop’ in questo senso?
No, anzi, il fatto che la mia musica arrivi a tutti mi fa molto piacere, e questo è secondo me un punto di forza. Cose come essere tra gli artisti nel Best Of MTV New Generation fanno ben sperare, ma resto con i piedi ben saldati per terra a vedere cosa succede e continuo a dare il massimo. Anche i vari Spotify ed Apple Music mi categorizzano come pop, ma del resto pop è una parola usata in così tanti modi!

Emanuele Corbo

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