Femme: «Amo il pop quando è imprevedibile»




Le ragioni che possono spingere un cantante a finanziare autonomamente i propri dischi sono disparate, si sa. Nella maggior parte dei casi si debutta come indie act quando le compagnie discografiche, major o subordinate che siano, si dimostrano poco interessate a quanto viene proposto; talvolta ci si reinventa indie quando l’esigenza di svincolarsi da direzioni imposte dagli esecutivi si fa prorompente al punto tale da spingere l’artista di turno verso progetti paralleli, con o senza l’approvazione della label (Kylie Minogue e Charlie XCX ne sono esempi recenti). Ci sono poi volte in cui l’artista rifiuta a priori il monopolio/supporto delle grandi aziende, e decide di sovvenzionare da sé la propria musica godendo della piena libertà di visione, scevra da condizionamenti esterni: è questo il caso di Femme.

Femme Debutante
Femme, cover dell’album “Debutante”

All’anagrafe Laura Bettinson, questa promettente stella del pop britannico, nata a Rugby nel West Midlands, si affaccia ufficialmente al mondo della musica nel 2013, quando (lasciate alle spalle un paio di band non decollate come si sperava) comincia a pubblicare, da solista, una discreta falange di singoli e video su YouTube e sui digital store nel corso dei mesi, facendosi notare qua e là. Con Debutante, il suo primo album uscito lo scorso 15 Aprile, Femme riesce finalmente a declinare al grande pubblico le proprie velleità, sia nelle vesti di produttrice che di interprete, spaziando con naturalezza dalla nostalgia degli anni ’80 all’aggressività di esperimenti più audaci che mixano chitarre grunge e rockeggianti con l’alternative dance, ingentilendo e cesellando il tutto attraverso melodie ben composte, delicate e sbarazzine a seconda del mood di ciascuno dei 13 brani contenuti nell’LP.

Ma Femme non è solo questo: le sue conoscenze e gusti in campo musicale abbracciano anche altre epoche e generi. Tracce come Fever Boy trasudano sonorità anni ’60 da ogni singola nota, grazie al prominente giro di batteria che guida la produzione e al ritornello distinto dal tintinnìo tipico della Motown (opposto al registro punk delle strofe), mentre il ritmo vivace delle percussioni di Romeo sostiene una vocalità briosa, reminiscente dei cori da cheerleader, per poi rallentare a più riprese, evolvendo in una base hip hop durante il breakdown che sopperisce alla mancanza di un inciso vero e proprio. Non mancano singoli super radiofonici come S.O.S, attualmente in rotazione nelle radio italiane, in cui a primeggiare sul mix è il movimento elastico e rimbalzante di una synth bassline che non ha nulla da invidiare a quelle campionate e modulate da DJ Mustard e altri nomi celebri. Menzione a parte anche per la punta di diamante del disco, Light Me Up, con il suo groove incalzante, oseremmo dire tribalesque, e armonie vocali dal motivo contagioso in cui gioia e malinconia si mischiano nella più piacevole delle combinazioni.

Quello proposto da Femme è un pop sinestetico, venato in tutte le sfumature del rosa, ma non è sempre solare: nel disco trovano posto (calzando a pennello) anche sentimenti cupi, esternati attraverso le distorsioni dell’elettronica più algida. Spiccano persino momenti musicali in cui il glam rock viene unito con sapienza ad elementi e tastiere che richiamano alla mente Depeche Mode e Pet Shop Boys, oltre ai Goldfrapp di primo pelo (Gold ne è l’esempio più incisivo), ma è nel momento in cui l’orecchio scivola sul beat sincopato, sul carillon e sul cantato monocorde di Dumb Blonde (nonché sul refrain di Locoluvva) che l’essenza più suggestiva del synth pop anni ’80 ha modo di palesarsi nella sua completezza.

Qualche settimana fa noi di PopSoap abbiamo avuto un’interessantissima conversazione con Femme, le abbiamo rivolto domande circa alcuni aspetti della sua carriera e anche chiesto un’opinione su tematiche ben precise. Ecco cosa ci ha raccontato.

Ciao Femme, innanzitutto benvenuta su PopSoap, è un piacere averti qui. Ti andrebbe di condividere qualche ricordo relativo al momento esatto in cui hai capito per la prima volta che la musica sarebbe stata parte integrante della tua vita?  
Non provengo da una famiglia particolarmente patita di musica, ma sono cresciuta cantando; i miei genitori conservano video girati in casa di me che intorno ai 5 anni mi esibisco in piccoli spettacoli scritti insieme ai miei fratelli e sorelle durante le vacanze scolastiche. Li facevamo sedere e assistere alle rappresentazioni nel nostro soggiorno. Fin da piccola sapevo che avrei voluto calcare il palcoscenico. Quando ero bambina amavo stare dai miei nonni perché avevano l’abitudine di suonare Dusty Springfield, Doris Day e Frank Sinatra, tutte voci iconiche che provavo ad emulare. Ho poi cominciato a scrivere canzoni e a scoprire la mia vocalità in piena adolescenza.

Nel tuo album Debutante il tuo vero nome appare creditato in ogni singolo brano, poiché hai ideato, scritto e finanziato personalmente il disco (con l’aiuto del produttore Mikko Gordon e dell’ingegnere del suono Wez Clarke). Qual è il motivo principale per cui hai scelto di debuttare come indie act
Volevo la piena libertà di scrivere e pubblicare la mia musica quando mi andava. L’industria odierna non ha pazienza, io non volevo dipendere da nessun altro, né da case discografiche né da altri autori. Non volevo essere trattenuta da nessuno né avere qualcuno che mi imputasse delle colpe qualora i miei dischi non uscissero. Vedo la musica come una continua scoperta di me stessa, mi piace questo tipo di processo, del tutto personale; con ogni brano apprendo qualche minuzia in più o esprimo qualcosa di nuovo di cui non ero consapevole. Non uso la musica come un veicolo per ottenere fama e ricchezza: se accade, sarò più che pronta a gestire la cosa, ma non è la ragione principale per cui mi siedo nel mio studio ogni giorno.

Ascoltando l’album nella sua interezza siamo rimasti colpiti da un bel po’ di delizie sonore che esaltano alcune delle canzoni, come ad esempio la bassline sinuosa e le percussioni in stile afrobeat che sostengono il ritmo di Light Me Up, il tono spavaldo delle strofe di S.O.S e gli ammalianti synth che accompagnano il ritornello di Dumb Blonde: quanto di questa cura per il dettaglio è casuale e quanto di essa è invece frutto di un’attenta ricerca?
Di ricerca ce n’è davvero poca: c’è divertimento, c’è improvvisazione, altre volte un costante stimolo a cercare qualcosa di nuovo. La musica Pop per me raggiunge l’apice quando è leggermente imprevedibile, e credo che il panorama musicale odierno meriti di essere messo alla prova e condotto verso strade inesplorate. In un certo qual modo interpreto ciascuna canzone inclusa nel mio album come un personaggio ogni volta diverso, come una versione ampliata (e amplificata) di me stessa: il mio obiettivo è sempre stato quello di realizzare un tipo di musica che avesse personalità, perché il mainstream attuale gioca troppo sul sicuro. Alcuni dei miei idoli pop avevano carisma da vendere: penso a Michael Jackson, a Madonna, a Bowie, a Prince, voci sui generis dotate di uno stile iconico e sonorità uniche. Molti artisti di successo e compagnie discografiche hanno paura di rischiare o di provare qualcosa di inconsueto. Io sono la mia stessa label, quindi sono liberissima di fare quel che cavolo voglio.

Toglici una curiosità: in che modo componi un pezzo? Sei abituata a scrivere di getto testi e melodie che fluttuano nella tua mente o ti viene più spontaneo aiutarti con un loop strumentale creato in studio, su cui poi sviluppare musica e parole? 
Solitamente programmo una sequenza musicale e ci scrivo buona parte del brano attorno, aiutandomi con una linea di basso; in seguito la canzone può evolvere e cambiare man mano che vado avanti. Raramente capita che mi sieda e componga qualcosa al piano, anche se così è successo per Calling All Stars (credo tu possa sentirlo in modo abbastanza palese).

Supponiamo che decidessi di collaborare con qualche nome acclamato ai tuoi progetti futuri: quale autore/produttore saresti più propensa ad approcciare? 
Mi piacerebbe lavorare con Grimes e duettare con Róisín Murphy o Robyn. Mi piacerebbe cantare Hollaback Girl al karaoke con Gwen Stefani e fare le ore piccole con M.I.A. Da una parte sarei disposta a scrivere un pezzo con Max Martin, giusto per la curiosità di vedere cosa potrebbe uscire da una sessione con lui, mentre dall’altra mi sentirei decisamente a mio agio se producessi qualcosa insieme a Four Fet. Mi piacerebbe anche collaborare con WondaGurl, dal momento che mi ispira parecchio, è una produttrice estremamente talentuosa.

In Sirens, brano midtempo che chiude il disco, canti: ´Volevi una ragazza da poster e invece hai trovato me´. Possiamo interpretare questo verso anche come una sorta di presa di posizione da parte tua verso gli stereotipi del mainstream pop imposti al pubblico dall’industria musicale?  
Assolutamente sì.

Femme music
Femme

Nel 2014 hai prodotto e inciso una cover di Vogue per un’edizione speciale di Classic Pop Magazine: ritieni Madonna una delle tue ispirazioni? Quali delle sue canzoni ami di più? 
Sono fan di Madonna al 100%, specialmente del periodo che va dal 1984 al 2000. Quegli anni resteranno una fonte di ispirazione costante per me: lei ha tanta forza e impatto, è istintivamente disinibita ma al tempo stesso un’astuta e razionale calcolatrice. La sua carriera mi affascina, ho un sacco di brani preferiti, Papa Don’t Preach rientra nella cerchia ma a volte, quando a Londra il tempo è grigio, cerco il video di Cherish su YouTube e lo metto su a tutto volume per la gioia dei miei vicini. Quasi quasi lo faccio ora!

Sei anche una modella per la Elite Management e flirti con il mondo della fotografia, giusto? Quanto l’immaginario della moda ispira le tue esibizioni? 
Le ispira costantemente. Adoro il grado di finzione che puoi ottenere con una fotografia, così come con uno show dal vivo, scegliendo il giusto costume di scena e il trucco più consono. Puoi diventare una persona completamente diversa, la fantasia è parte del divertimento per me. Nulla è reale sui magazine, su Instagram, sul palco, nella musica pop, ed è proprio questo che alimenta il mio amore infinito verso tutto ciò.

Cosa dobbiamo aspettarci da te a breve? 
Spero di andare in tour prima di fine anno e visitare posti in cui non sono ancora stata. Sto già lavorando a della nuova musica e per il prossimo autunno abbiamo in progetto anche un’edizione speciale dell’album. Quindi più suoni, più video, più colore.

Debutante è attualmente disponibile su iTunes via Tape Music.

 

Francesco Cappellano




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