Chiara Dello Iacovo introverso

Chiara Dello Iacovo: «Un barista mi predisse Sanremo»




Sul palco di Sanremo 2016, nella sezione delle Nuove Proposte, troveremo anche Chiara Dello Iacovo. La giovane cantautrice astigiana, che ha preso parte all’ultima edizione di The Voice Of Italy, ha presentato a PopSoap il brano Introverso, con cui gareggerà al Teatro Ariston, e l’album Appena sveglia (Rusty Records), in arrivo in concomitanza con il Festival. Nell’immediato futuro dell’artista, però, non c’è solo la musica, come ci ha anticipato in questa lunga intervista.

Chiara Dello Iacovo intervista
Chiara Dello Iacovo. Fonte: Ufficio Stampa

Quando e come è nata Introverso?
Durante l’ultima mia settimana a The Voice, ero nella camera di albergo e ho approfittato di un giorno di pausa per suonare. Avevo un senso di disagio e incompiutezza che mi portavo dietro da tempo, e che da una parte era venuto fuori da alcuni discorsi che stavo affrontando col mio produttore su come l’essere introversi spesso venga confuso con la timidezza – invece non necessariamente sono due aspetti che vanno insieme – e dall’altra dal fatto che l’esperienza che stavo vivendo era un continuo mettersi in mostra per dimostrare che ci si meritava il posto che si era conquistato. Le strofe descrivono proprio gli ambienti fisici che frequentavo in quel periodo: l’imballaggio plastico di cui parlo si riferisce alla camera d’albergo bianca, ai camerini e pareti di polistirolo… la permanenza in un talent dà la sensazione di stare dentro una confezione.

Nel video raccatti barattoli pieni di discorsi inutili su diversi temi…
L’idea è venuta quando ho conosciuto Antonio Catalano, un artista astigiano, che aveva fatto un’esposizione proprio con barattoli sui discorsi inutili. Io dovevo girare il video a breve e li ho subito collegati alla frase del ritornello: “Ma quando ti ricapita di stare zitto e smetterla di prendere opinioni in affitto?”, così si è creata questa storia di un esserino che ogni mattina si prende carico di andare nel mondo col suo cuore a molla a raccattare i discorsi superflui che si fanno per riempire momenti di silenzio imbarazzante, o perché ci si sente in dovere di dire qualcosa anche quando non ce ne sarebbe bisogno.

Il brano farà parte del tuo primo disco Appena Sveglia. Perché questo titolo?
Ci ho pensato per 6 mesi cambiandolo di continuo, finché il mio produttore mi ha imposto una data entro cui decidere. La mattina di quel fatidico giorno ero in cucina in pigiama con la mia tazza di caffelatte con la mia coinquilina in preda alla frustrazione, perché non ero convinta dell’ultimo titolo che avevo trovato. In un momento di rabbia le ho detto: “Senti Alessia io lo chiamo ‘Appena sveglia’”. Paradossalmente era il titolo che calzava alla perfezione sia per simboleggiare il mio ingresso nel mondo della musica, sia per la condizione di onestà verso il mondo e verso se stessi quando non si ha ancora avuto il tempo di mettere addosso tutte quelle armature che permettono di affrontare la giornata.

Che tipo di brani troveremo?
Dieci brani scritti da me, e della natura più varia: l’ultimo pezzo del disco per esempio è nato da una filastrocca che avevo scritto in 4° liceo. A parte Introverso sono i brani più significativi dei miei primi 3 anni di scrittura.

Musicalmente seguiranno la scia del brano sanremese?
Il disco è diviso in due parti: una più pop, e un’altra con una resa più live: tutti gli strumenti sono stati suonati dal vivo, una canzone è stata registrata in presa diretta, altre 3 o 4 in due take di voce. Lo scopo era la maggiore spontaneità possibile, in controtendenza rispetto alla patinatura dilagante che impone suoni e voci perfetti.

Che rapporto hai con il Festival di Sanremo?
Tutto quello che mi è successo nell’ultimo anno l’ho sempre visto sin da bambina come qualcosa di irraggiungibile. Poi c’è stato un processo di cui non mi sono neanche resa conto, che piano piano me l’ha reso sempre più naturale, e ora non mi sento neanche troppo stupita di essere a Sanremo. Pensa che a 13 anni, dopo aver cantato una canzone di Nelly Furtado al pianobar di un villaggio turistico il barista mi disse: “Ti vedremo a Sanremo un giorno!”.

Dovresti chiamarlo a questo punto.
Infatti ho promesso di salutarlo a Sanremo, dovrei farlo!

C’è un brano dei tuoi colleghi che hai apprezzato particolarmente?
Ti dico solo che il mio manager quando mi viene a prendere ascolta Amen di Francesco Gabbani. Questo è molto rincuorante, dà molto sostegno (ride, ndr).

Prima di passare all’italiano scrivevi brani in inglese. Che cosa ti ha convinto successivamente a cambiare lingua?
Ho iniziato a scrivere intorno ai 13-14 anni e allora ascoltavo solo musica straniera, poi sostenevo di non avere grandi concetti da esporre quindi tanto valeva farlo in una lingua che almeno suonasse bene. Ci sono stati diversi motivi che mi hanno portato verso l’italiano, innanzitutto la scoperta di Maddalena di Mannarino che mi affascinava terribilmente ma che non capivo fino in fondo, e poi il colpo di grazia me l’ha dato la mia permanenza di 6 mesi in America in 4° liceo. Vivevo con una signora single 50enne, avevo un vicinato con pochi ragazzi, ero lontanissima dalla scuola, e presto sono entrata in contatto con la noia, mi trovavo a fissare il soffitto e a interrogarmi sul senso della vita – e quello è stato l’inizio della fine (scherza, ndr) -; così ho cominciato un lavoro doloroso di scavo, perché sono stati mesi difficili ma è lì che si è innescata la molla che mi ha fatto capire che avevo qualcosa da tirare fuori e che potevo farlo se avevo il coraggio di andare più a fondo.

Presto ti vedremo anche nelle vesti di attrice nel film Oltre la nebbia. Com’è nata questa esperienza?
Dopo la maturità sono stata a un passo dal fare i provini per l’Accademia di teatro, poi ho deciso di concentrarmi sulla musica, ma ho sempre avuto la passione per la recitazione e questo si riversa anche nelle mie performance musicali. Un regista astigiano, che non sapeva fossi di Asti, mi ha visto a The Voice e ha deciso che fossi la ragazza giusta che stava cercando da un anno per il suo film.

Che cosa lo ha colpito di te?
L’espressività del mio viso, caratteristica che in molti hanno iniziato ad attribuirmi proprio a The Voice. Questa osservazione mi ha dato tanta sicurezza perché era una peculiarità che non sapevo di avere.

Quando potremo vedere il film?
Uscirà nel 2017, l’abbiamo già girato tutto, è stata un’esperienza molto formativa.

 

Emanuele Corbo




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