Eravamo a cavallo tra la fine del secondo millennio e l’inizio del terzo quando, con un party di lancio esclusivo organizzato presso il celeberrimo Jewel’s Catch One di Los Angeles nella notte tra il 18 e 19 settembre del 2000, Madonna svelava al mondo l’avvenirismo insito nella sua ottava meraviglia discografica: un album di (soli) 10 inediti, semplicemente intitolato Music, tramite il quale l’indiscussa Regina del pop precorreva ancora una volta tendenze e sonorità giudicate tutt’oggi all’avanguardia, riprese in maniera più o meno discutibile dalle nuove leve.
Un viaggio nell’elettronica
Tornata ai fasti di un tempo dopo la salutare parentesi cinematografica di Evita, la nascita della primogenita Lourdes e quel ’Raggio Di Luce’ che tanto era servito a ristabilire ordine e gerarchie nell’industria musicale, la neomamma Ciccone porta avanti la gestazione di questo nuovo LP di pari passo con quella del secondo figlio, Rocco (avuto dall’allora futuro marito Guy Ritchie), continuando a spingersi sempre più in là nel mare aperto dell’elettronica, con l’intento di adescare qualche pesce grosso nella propria rete, come già successo con William Orbit nel 1997. E il pesce, stavolta, è uno di quelli davvero rari. Si chiama Mirwais Ahmadzaï, italiano per parte di madre e afgano per linea paterna, benché nato e cresciuto in Svizzera e operativo a Parigi. Mirwais non è un neofita, è piuttosto una meteora che ha reinventato il proprio sound e sta cercando di rimettersi in carreggiata, da solo, dopo un timido esordio in terra francofona, all’alba degli anni ’80, come chitarrista nel gruppo new wave/punk Taxi-Girl (formatosi quando, ironia della sorte, una del tutto sconosciuta Madonna viveva pure a Parigi e cercava un’identità nel mondo dell’intrattenimento sotto l’ala protettiva di Patrick Hernandez).
Madonna scopre Mirwais
Nell’ottobre del 1999, l’estroverso fotografo francese Stephane Sednaoui (già regista del video di Fever) invia presso la compagnia discografica fondata da Madonna nel 1992, la Maverick Records, un DVD contenente la clip musicale da lui diretta per Disco Science, il singolo che segna l’esordio da solista di Mirwais. Quel pezzo cattura l’attenzione del socio e prezioso consigliere della Ciccone, Guy Oseary, per la miscela esplosiva di cui si compone, a base di elettronica acida, disco futuristica e funk sintetico, tale da rendere Mirwais agli occhi della stessa Madonna una sorta di anello di congiunzione fra la techno primordiale dei Kraftwerk e quei tanto corteggiati quanto irraggiungibili Daft Punk che le avevano da poco servito il due di picche in vista di una potenziale collaborazione (come già fatto, peraltro, dal caparbio DJ inglese Fatboy Slim, applaudito controvoglia dalla superstar, seduta in platea e ancora scottata dal suo rifiuto, mentre saliva sul palco degli MTV Video Music Awards ’99 e veniva premiato come rivelazione dell’anno per Praise You).
Dopo il successo planetario riscosso con Ray Of Light e consacrato dalle vendite, dalla critica e dai tanti riconoscimenti vinti, a Madonna serve nuova linfa per alimentare la sua ultima incarnazione: quella Veronica Electronica che aveva giovato all’LP precedente con il suo animo visionario e affamato di novità. Ecco perché la Ciccone torna in studio con Orbit, confidando nella versatilità di quest’ultimo, per poi rendersi conto che il fuoco sacro di William è già in procinto di spegnersi. La popstar tenta quindi di trovare un compromesso fra Orbit e la nuova promessa della musica trance, il gallese Sasha, a cui la Warner Bros. Records aveva già affidato il compito di remixare alcuni brani del ’98, ma le sessioni tenute in studio con lui non fruttano come sperato, dissuadendo Madonna a tal punto da non riuscire a scrivere nemmeno una canzone sulla base delle poche strumentali che il DJ le sottopone (una di queste, Wavy Gravy, chiuderà il disco di debutto di Sasha, Airdrawndagger, nel 2002).
Il suono di Mirwais
È proprio in questo frangente che la formula di Mirwais diventa un’occasione d’oro per un’amante del rischio come Madonna, già ’colpevole’ di aver reso mainstream, due anni prima, il lato sognante della musica elettronica grazie ai suoni liquidi e atmosferici di Orbit e alle loro acrobazie.
Quello di Mirwais è un suono algido, spesso e volentieri abrasivo, fatto di synth acuti che si estendono e contorcono in maniera nervosa, libero uso di vocoder e Auto-Tune e percussioni che s’inceppano all’improvviso, azzoppando il ritmo per microsecondi e traendo in inganno l’ascoltatore con interruzioni simili al saltellìo di un disco rotto. È ben lontano dalla fluidità e dalla pienezza del sound di Orbit, ma in egual misura sperimentale. C’è soltanto un elemento che ammorbidisce diverse sue produzioni, e cioè quello acustico, rappresentato da giri di chitarra (talvolta anch’essi sincopati) in grado di donare alle tracce una piacevole impronta country/folk. Insomma, si tratta dell’ennesimo stile musicale, ancora sotterraneo, che grida per salire in superficie. E Miss Ciccone lo ha già intuito.
Madonna si reinventa cowgirl
Dopo un primo incontro nei SARM Studios di Notting Hill, e nonostante l’ostacolo della lingua, tra Madonna e Mirwais viene a crearsi un connubio anomalo, sviluppato soprattutto a distanza, tra Parigi e Londra, con il produttore che completa e rifinisce le demo venute alla luce nel Regno Unito, inoltrandole ad un’altra figura chiave nella genesi di Music, Mark ’Spike’ Stent, il re Mida del mixing nelle cui sapienti mani la cantante confida per smussare gli angoli più spigolosi di Mirwais e mettere in risalto la propria voce all’insegna del motto ’Less is more’, che guiderà l’intero processo creativo dell’album. La venatura country presente nel sound di Mirwais schiuderà, inoltre, l’immaginario perfetto con cui plasmare l’ottava era di Madonna e dare corpo e anima alla sua nuova maschera: da anacoreta mistica e divulgatrice di Kabbalah a cowgirl cybertronica con chitarra acustica al seguito.
Seguiranno foto scattate dall’amico e collaboratore storico Jean-Baptiste Mondino nei parcheggi di motel texani e in fienili, zoccoli di cavallo impressi su CD, gare di rodeo raffigurate su di un logo creato ad hoc, cappelli a tema che detteranno moda e stilose canotte recanti sul petto il nome e cognome delle Principesse del pop, Britney Spears e Kylie Minogue, che la Regina deciderà inaspettatamente di omaggiare durante alcune esibizioni e concerti promozionali.
La genesi di Music
Tutto parte da una delle tracce incluse in un sampler che il produttore francese invia a Madonna dopo averla incuriosita con Disco Science: è un demo strumentale scartato da Production, l’album di debutto che Mirwais sta per pubblicare con la Sony. Quella base, per quanto grezza e scarna, stuzzica l’estro della Ciccone e la spinge a scriverci sopra un intero brano, in cui sintomi dell’amore a prima vista, visioni cosmiche e allucinazioni da MDMA si confondono tra le rime di un’ambigua filastrocca. La produzione finale di Mirwais, ultimata nel suo studio parigino dopo aver registrato tutte le voci di Madonna a Londra, esalterà ulteriormente il contenuto del pezzo, a cui verrà dato il titolo di Impressive Instant. Una dinamica più o meno analoga porta alla creazione della title track e primo singolo dall’album, Music, scritta dalla popstar sullo scheletro di Never Young Again, uno dei pezzi nati e intesi per Production. La canzone, ultimata dopo svariate modifiche alle strofe, è un’ode electro funk alla forza unificatrice della musica, capace di mescolare in un unico luogo gente di ogni estrazione e rango sociale, accomunata dalla semplice voglia di ballare e divertirsi. Non è una casualità il fatto che il ritornello del brano fosse balenato nella mente della popstar a novembre del ’99, durante un concerto del suo caro amico Sting, tenuto presso il Beacon Theatre di New York, in cui il pubblico aveva cominciato a cantare all’unisono e ad abbracciarsi a vicenda sulle note dei vecchi successi dei Police, senza badare a ceto, età e razza (’Music makes the people come together / Music makes the bourgeoisie and the rebel’).
Grazie sorella!
Altrettanto curioso è il modo in cui viene alla luce il secondo singolo dall’LP, Don’t Tell Me, per il quale la cantante utilizzerà il testo di un brano intitolato Stop – inciso sotto forma di provino da suo cognato Joe Henry e speditole dalla sorella minore (nonché moglie di lui) Melanie – e ne stravolgerà la melodia originaria al fin di adeguarlo su una strumentale dal vago andamento hip hop proposta da Mirwais. Nel 2001, Stop di Henry sarà pubblicata nell’album Scar, risultando ufficialmente posteriore alla versione di Madonna, benché in ordine di tempo l’avesse preceduta di qualche mese.
Madonna torna ad essere una geisha
Nel CD dimostrativo recapitato da Mirwais c’è ancora un brano che colpisce la Ciccone, Paradise (Not For Me), già completo al contrario degli altri e pronto per essere incluso in Production. È uno dei pochissimi pezzi a cui Mirwais è riuscito a donare un cuore grazie alla malinconia che lo distingue e agli archi arrangiati dal maestro Cyril Morin, nonché per un testo che commuove Madonna al primo ascolto. Dopo qualche revisione ai versi (tale da garantirle una piccola percentuale dei crediti di scrittura), la popstar ottiene dal produttore la chance di incidere la traccia per sé, instaurando un vero e proprio gemellaggio fra Music e Production nel momento in cui Paradise comparirà negli album di entrambi gli artisti. L’anno successivo, in occasione del Drowned World Tour 2001 portato in giro per le più grandi arene d’Europa e Stati Uniti, la canzone diverrà un video proiettato come interludio durante gli show, e in esso Madonna tornerà a vestire i panni di Hatsumomo, antagonista di Sayuri nel romanzo/film Memorie di una Geisha, come accaduto già nel ’99 per la promozione di Nothing Really Matters (l’ultimo estratto da Ray Of Light).
Un inno alla sensibilità delle donne
L’aggiunta di Mark ’Spike’ Stent al progetto si rivelerà preziosa anche nel fare da tramite per una collaborazione fra Madonna e la seconda metà del duo britannico dei Frou Frou, il produttore Guy Sigsworth, assieme al quale la Ciccone comporrà un inno all’universo femminile, decantandone virtù, debolezze e pregiudizi: What If Feels Like For A Girl, una deliziosa ballata midtempo dalle sottili sfumature trip hop e ambient, introdotta dalle celebri parole che Charlotte Gainsbourg pronuncia nel film The Cement Garden (1993) e scelta come terzo singolo da Music. La versione originale del pezzo sarà tuttavia sacrificata a favore di un remix dub in chiave techno/trance, realizzato dagli Above & Beyond per accompagnare un controverso videoclip, diretto da Guy Ritchie, che finirà per essere bandito dalle TV musicali più note a causa del suo contenuto violento e diseducativo.
Madonna VS Napster
Con Mirwais al timone e Orbit lasciato in stiva (Runaway Lover, Amazing e Gone saranno le uniche tracce inedite da lui prodotte a rientrare nel disco), la nave di Madonna, carica di sperimentalismo e commistione di generi, è pronta a seguire la propria rotta verso le classifiche. C’è solo un ultimo iceberg da aggirare, e si chiama Napster. D’altronde, il 2000 era l’anno dell’ascesa di Internet, quel mondo ’altro’ che cominciava a divenire ben più che semplice virtualità, merito soprattutto di fenomeni come le videodirette in streaming su MSN e programmi che permettevano la condivisione (illegale) di file. Una di queste invenzioni, Napster per l’appunto, causerà non poche rogne al team della Ciccone, già a partire dal mese di maggio, quando la versione non masterizzata dell’apripista dell’LP sbuca in rete prima della sua release ufficiale (prevista per il 22 agosto in America), per poi arrivare all’album ’leakato’ nella sua interezza sulla piattaforma incriminata proprio il giorno in cui il singolo di Music approda nei negozi. La gravità del danno resterà in ogni caso limitata, dal momento che nel 2000 il web non è ancora lo strumento di massa accessibile a tutti e per tutti indispensabile, e l’idea di commercializzare musica in digitale, a causa del futuro declino del formato fisico, non è neppure contemplata.
Era il 19 settembre di venti anni fa e Music consolidava l’immagine di Madonna raggiungendo la vetta delle chart in più di 23 paesi, totalizzando 11 milioni di copie vendute nel mondo, ad oggi, e classificandosi sesto fra gli album più fruttiferi della superstar, subito dopo Ray Of Light e Like A Prayer, oltre a trascendere spazio e tempo rivelandosi ineguagliabile precursore di suoni e mode in campo musicale e rendendo la propria interprete sempre più trend setter che trend chaser (come invece e inesorabilmente accadrà in futuro).
Music di Madonna è disponibile su Spotify e su iTunes via Warner Bros. Records/WEA International.