Donato Santoianni: «Mi manda Gianni Bella»

Donato Santoianni, cover del singolo "Poche ore"
Donato Santoianni, cover del singolo “Poche ore”

Dallo scorso 13 marzo è disponibile negli store digitali Poche ore, il nuovo singolo di Donato Santoianni. Classe 1993 e una passione sfrenata per i parolieri italiani, il grande pubblico lo conosce nel 2010 con il programma tv Ti lascio una canzone. In seguito a quell’esperienza Donato incide l’EP Swinging Pop, nel quale reinterpreta i grandi successi della musica italiana e internazionale in chiave jazz e swing. La promozione del disco gli permette di partecipare a molte manifestazioni importanti tra cui i Wind Music Awards, esibendosi dal vivo davanti al grande pubblico dell’Arena di Verona. Poi l’incontro con Gianni Bella, che lo accoglie nella propria etichetta Nuova Gente, e la svolta cantautorale: nel maggio 2014 esce il singolo Parte di me e Donato Santoianni partecipa alle selezioni per le ‘Nuove Proposte’ di Sanremo 2015 classificandosi tra i primi 60 con il brano Poche ore. Il giovane ha presentato il nuovo singolo a PopSoap in un’intervista a tutto tondo nella quale ha parlato anche del Festival e della vittoria de Il Volo, partiti come lui dal talent show di Rai1.

Come ti sei avvicinato alla musica?
La musica è sempre stata il centro delle giornate a casa mia. Ricordo che ogni tanto, quando non andavo a scuola, mia mamma mi faceva registrare dalle dirette radio le canzoni sulle musicassette, soprattutto nel periodo di Sanremo. Mio papà suonava la chitarra e amava i cantautori, di conseguenza era normale un mio immediato interessamento alla musica, anche solo per curiosità. In breve tempo però si è trasformata in una passione. Ho cominciato a studiare la chitarra per poi passare al pianoforte, ma la mia dote principale, quella che lasciava il segno, era la voce.

Da semplice interprete ti sei poi scoperto cantautore: com’è avvenuto questo cambio di direzione?
È più che altro un percorso di crescita personale. Ho avuto la fortuna di avere tantissime esperienze, anche fin troppo grandi, in un’età molto giovane. Ho iniziato a scrivere fin da subito, ma riconoscevo in quello che ideavo un’immaturità e quindi mi autocensuravo. Con il tempo, dopo la mia prima esperienza discografica con la Warner e con Giuliano Boursier, sono arrivato alla conclusione che se non si ha nulla di proprio da raccontare, è improbabile pensare che la gente si appassioni alla tua musica. Ora che a scrivere le mie canzoni sono direttamente io, ho la certezza che chi le ascolta ritrova la mia personalità dentro a quei testi e a quelle melodie.

Tra i cantautori italiani, quali senti più vicini a te e quali influenzano il tuo approccio alla scrittura?
Io ho sempre avuto una passione viscerale per il cantautorato italiano in toto. Colui che ha lasciato un segno più profondo in me è stato Luigi Tenco, che ancora oggi non smetto di studiare, attraverso libri e biografie. Per quanto riguarda la parte testuale delle canzoni i miei grandi punti di riferimento sono Lucio Dalla e Francesco De Gregori. Due modi diversi di scrivere ma la stessa capacità di descrivere in una sola canzone scenari immensi con tanti particolari. Dal punto di vista melodico invece è inevitabile che nell’ultimo periodo io ascolti tantissimo Gianni Bella, un gigante della musica.

Fondamentale infatti è stato l’incontro con lui: come vi siete conosciuti?
Ho avuto la fortuna di conoscere Gianni Bella al Festival di Castrocaro del 2008. Io ero un ragazzino alla prima esperienza, accompagnato da mio papà, Gianni invece era il presidente di giuria.  È  grazie a lui, che ha saputo riconoscere il mio talento, che sono arrivato in finale. Poi il destino ha voluto che io prendessi una strada diversa, nonostante lui e la figlia Chiara avessero dimostrato un palese interesse artistico nei miei confronti. Circa un anno fa sono andato a trovarlo in studio, sia per salutarlo e abbracciare la sua bellissima famiglia, sia per consegnare loro un disco contenente alcune mie canzoni, registrate pianoforte e voce. Dopo un primo ascolto, hanno deciso in pochissimi giorni di puntare su quelle canzoni e quindi su di me. Inutile dire quanto io ne sia tutt’oggi onorato e stupito.

Come ti stai aiutando?
Ci tengo a dire che oltre al grande Gianni, ad aiutarmi nel mio percorso ci sono anche Chiara Bella, che è il perno della mia etichetta discografica, e Luca Lanza, un incredibile professionista del settore. Loro tre insieme stanno contribuendo in maniera decisiva alla realizzazione del mio percorso discografico. Nel particolare, Gianni mi sta dando indirettamente degli enormi insegnamenti. Dal punto di vista umano, con aneddoti, storie e racconti in musica di canzoni che hanno cambiato la storia del panorama culturale italiano. È ovvio e inevitabile che poter ascoltare ogni suo lavoro precedente, vedere e conoscere come ha realizzato grandi successi direttamente dal suo studio di registrazione è il più grande insegnamento che ho ricevuto fino ad oggi.

Com’è nato il tuo nuovo singolo Poche ore e come lo descriveresti dal punto di vista del contenuto?
Poche Ore è nata ormai più di un anno fa, dal mio “rifugio” casalingo in cui mi rinchiudo a scrivere o a suonare o a perdere semplicemente del tempo. È una delle poche canzoni che è uscita quasi tutta nell’immediato, musica e testo andavano insieme fin dall’inizio. Poi con il tempo, soprattutto per quanto riguarda il testo, ha subito dei piccoli ma decisivi accorgimenti. In quel famoso disco che feci sentire a Gianni c’era ovviamente anche questo brano che, grazie all’apporto suo, di Luca Lanza e all’arrangiamento di Danilo Madonia, da buona idea è diventata una valida canzone. È una canzone d’amore; la visione solitaria e non corrisposta di un sentimento. È la dichiarazione d’amore che può cambiare le cose, riaggiustarle. È la vera ammissione di una dipendenza, consapevole e non sofferta.

Con questo brano hai tentato Sanremo. Hai visto la manifestazione? Chi tra le ‘Nuove Proposte’ ti è piaciuto di più?
Ovviamente ho seguito attentamente da casa la manifestazione, come faccio da sempre. Tra le ‘Nuove Proposte’ il destino ha voluto che ci fosse una mia amica, alla quale posso dire di voler sinceramente bene, che è Amara. Inevitabile che ascoltandola mi sia emozionato.

Che ne pensi invece della vittoria de Il Volo? Anche tu hai iniziato la tua carriera come loro a Ti lascio una canzone.
Anche io sono passato da quel programma, certo! Ho anche conosciuto di sfuggita Gianluca, Ignazio e Piero. Trovo che il loro successo all’estero sia meritato. Commercialmente sono un prodotto molto intelligente, fatto con gusto, che ha molto appeal sul pubblico, soprattutto americano. Credo però che la semplice ostentazione di tre meravigliose vocalità abbia un po’ eclissato la vera natura del Festival di Sanremo, ossia di festival della “canzone”. Quindi se devo valutare loro come performers di sicuro sono meritevoli, ma se devo esprimere un giudizio sulla canzone che ha vinto il Festival a mio modesto parere credo non sia all’altezza di tante altre.

Per fine anno è atteso il tuo album, che tipo di lavoro sarà? Che forma sta prendendo?
Il nostro è un lavoro che non ha scadenze. Stiamo affrontando la produzione in maniera davvero inedita per l’attuale momento della discografia italiana. Stiamo investendo tanto tempo nell’ascolto delle canzoni, nel lavoro di produzione, nella scelta delle giuste persone con cui lavorare. Sarà un progetto scritto quasi interamente da me. La pubblicazione di questo meraviglioso  progetto fatto non solo di musica ma anche di sentimenti e rapporto umano sarà per me il più importante traguardo.

Emanuele Corbo




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