Dall’11 marzo è disponibile anche in Italia Know-It-All, l’album di debutto della diciannovenne Alessia Cara, vero nome Alessia Caracciolo, canadese ma di origini italiane (i suoi genitori sono calabresi). Partita da YouTube, la giovane artista ha fatto centro nel cuore di pubblico e critica con il primo singolo Here – disco d’oro in Italia -, un inno generazionale per i teenager anticonformisti, quelli che come lei non si sentono e non vogliono sentirsi parte del gregge. Nei giorni scorsi Alessia Cara ha fatto tappa a Milano per presentare la sua opera prima e, tra le altre cose, abbiamo scoperto quanto bene sappia parlare l’italiano.
Il disco si intitola Know-It-All, in Seventeen però canti: “I’m a know-it- all, I don’t know enough”. Sembra una contraddizione…
Tutti siamo un po’ così: sia da teenager che da adulti pensiamo di aver capito come funzionano la vita e il mondo, in realtà poi ci rendiamo conto che abbiamo ancora tanto da imparare su tutti i fronti. Naturalmente è una cosa che è successa anche a me.
In diversi brani, compreso Scars To Your Beautiful, parli dell’importanza di sapersi accettare per come si è.
Il concetto alla base del disco è essere una teenager e quel che questo comporta. Anche in Wild Things dico che le persone non devono aver paura di essere loro stesse. In Here canto del fatto che odio i party e in molti mi hanno scritto che si ritrovano in quella canzone: ecco io sono così e non voglio scusarmi per questo.
A livello musicale invece come definiresti questo tuo primo lavoro?
Come un esperimento in cui ho esplorato diversi stili, ma per il futuro vorrei concentrarmi sul soul e riuscire a trovare il mio sound.
Sei stata definita un’anti-popstar e in My Song canti: “Don’t want your hooks or auto-tune”: con chi ce l’hai e che cosa non ti piace delle popstar?
È buffo che abbia questa etichetta, perché in fondo faccio anch’io musica pop, però ci sono aspetti dell’essere popstar che non amo, come la cura eccessiva per l’immagine e le stravaganze. In My Song non parlo di nessuno in particolare, è più un riferimento alla vita che le persone spesso tentano di rendere perfetta come si fa con una canzone pop ricorrendo a stratagemmi come l’auto-tune. Con quei versi è come se dicessi: “Io voglio essere imperfetta!”.
Però hai aperto alcuni show di Taylor Swift, che è una popstar in senso classico. Come vi siete conosciute?
È iniziato tutto su Twitter. Cercavo qualcuno che mi intervistasse per il disco e lei stava dimostrando grande supporto per il mio progetto, così ho provato a chiedere a lei pensando che non mi avrebbe risposto, invece lo ha fatto dopo un minuto. E ha aggiunto: “Vuoi cantare con me?”, e dopo il concerto mi ha intervistato. Non sembrava neanche che fosse Taylor Swift, ma una persona normale. È stata molto carina.
Viste le tue origini, segui la musica italiana? Chi ti piace?
Sono cresciuta con la musica italiana, mia madre ascoltava Eros Ramazzotti, Tiziano Ferro, Laura Pausini… Io amo la musica pop italiana, trovo che sia fantastica.
Tu sai l’italiano, ma come mai non vuoi parlarlo?
Sembra un po’ strano perché non lo parlo da tanto (afferma con un perfetto accento italiano, ndr), ma ci provo. I miei genitori parlano per lo più in dialetto calabrese (ride, ndr).
Immagine di copertina: Meredith Truax