Sanremo 2015, Serena Brancale: «Perché accontentarsi di partecipare?»

Serena Brancale, cover dell'album "Galleggiare"
Serena Brancale, cover dell’album “Galleggiare”

A pochi giorni dall’inizio del Festival di Sanremo PopSoap ha avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Serena Brancale, che sarà in gara tra le “Nuove Proposte” con l’elegante brano Galleggiare (testo e musica di S. Brancale, produzione di Michele Torpedine e Bruno Tibaldi). Nata a Bari il 4 maggio 1989 in una famiglia di musicisti, arriva al Teatro Ariston dopo una lunga gavetta fatta di partecipazioni in manifestazioni, festival e jazz club italiani. Ma la passione per il canto è arrivata dopo molteplici incursioni nel teatro, nel cinema e persino nella radio. Il 12 febbraio uscirà il suo primo disco, presenza fissa di questi giorni nella sua macchina: “Sono così fiera di questo album, è come se fosse mio figlio”, ci ha rivelato.

Come ti sei accostata alla musica? So che c’entra la tua famiglia.
C’è sempre stata musica in casa: mia sorella è una pianista classica, mia madre ha avuto per tanti anni una scuola di musica e da piccola mi ha imposto lo studio del violino – io volevo fare batteria (ride, ndr) –, poi mi sono spostata verso il teatro, il ballo, e per ultimo è arrivato il canto.

Hai avuto anche esperienze nel cinema e in radio, come hanno interagito con il tuo percorso da musicista?
La radio è arrivata a 17 anni, è un’attività che continua tuttora e mi sta insegnando tanto. Registro jingle, non faccio la speaker… non ho la parlantina veloce. A 14 anni invece feci il provino per il film di Alessandro Piva Mio cognato con Luigi Lo Cascio e Sergio Rubini: una bellissima esperienza che poi mi ha portato a studiare teatro e tutte le materie attinenti. Mi è servito molto anche nel canto perché insegna ad essere espressivi e a far capire quello che si sta dicendo con il testo.

Nelle tue vene scorre sangue pugliese e latino, come si riflettono questi due mondi nella tua musica?
Sì, mi piace pensare che ci sia un po’ di sangue latino anche se mia madre è solo nata in Venezuela. Spesso scrivo brani partendo da ritmi latinoamericani e sono molto attratta dalle sonorità afroamericane. Da piccola ho ascoltato molte cantanti di quel mondo, come Violeta Parra, ma mi piacciono anche l’r&b e la musica americana attuale.

Hai dichiarato di rappresentare orgogliosamente la Puglia a Sanremo: che scena musicale c’è lì, tu che l’hai vissuta in prima persona?
In Puglia c’è un gran movimento cantautorale, si suona tanto ed è una terra che ispira molto per quanto riguarda la scrittura. Io sono circondata da persone che scrivono, sia a Bari che nel Salento, infatti a Sanremo ci sarà una mia amica salentina a dirigermi, Carolina Bubbico.

A Sanremo porti un brano dal sapore jazz, perché hai scelto proprio questo pezzo che si discosta da quello che fai di solito?
L’ho scritto a 21 anni e, anche se ora ne ho 25 e mi sento cambiata, fortunatamente riesco a rivedermi nel testo perché so cosa volevo dire. In realtà avevo scritto un brano appositamente per Sanremo, ma il mio team di lavoro me l’ha bocciato, poi ho pensato a Galleggiare, canzone che tenevo nel cassetto e che speravo di poter eseguire su un palco importante, e così è stato.

Di che cosa parla Galleggiare?
Di una storia d’amore che ho vissuto, ma è anche una metafora della vita: il non prendere una decisione, rimanere a galla, in bilico tra una decisione e l’altra.

E tu sei così o vuole essere un invito a prendere posizioni nette nella vita?
È un inno a prendere delle decisioni. Anche io, soprattutto in ambito artistico, sono sempre stata un po’ in bilico perché ho fatto di tutto, quindi Galleggiare è anche un invito a essere sicuri della decisione presa. Parte da una storia d’amore, ma oggi leggendo il testo mi piace pensare che sia pure una metafora della vita.

Photo Credit: Silvio Bursomanno
Photo Credit: Silvio Bursomanno

Hai preparato una playlist che faccia da colonna sonora alla tua esperienza sanremese?
Il mio album! Lo ascolto spesso e con soddisfazione. È un disco un po’ sofferto, doveva uscire già un paio d’anni fa, sono contenta di poterlo far conoscere grazie al Festival.

Che tipo di album sarà?
Strizza l’occhio al jazz ma ci sarà un po’ di tutto: sonorità afroamericane, americane e brani più pop italiani.

Sono brani scritti da te?
I testi sono miei tranne tre brani realizzati in collaborazione con Mimmo Campanale che è il batterista del mio gruppo, che tra l’altro sarà con me al Festival. Ho la fortuna di essere accompagnata dalla squadra che ha sempre creduto in me e mi supporta nei live.

L’aver fatto tanta gavetta ti rende più sicura e meno ansiosa di calcare il palco dell’Ariston?
Sì, essere sempre in giro con il gruppo e il proprio progetto ti dà molta sicurezza, ti fa sbagliare e dagli errori capisci cosa dire e cosa non dire sul palco, come muoverti e come porti. Infatti le prove a Sanremo sono andate bene: certo l’emozione c’era com’è giusto che sia, però sicuramente questi anni di concerti mi hanno formata.

Che cosa ti aspetti dal Festival?
Non ti nascondo che voglio portare a casa dei risultati… dicevo che mi bastava partecipare quando speravo di essere negli 8 finalisti, ma ora scatta il desiderio di ottenere qualcosa di più. Mi aspetto comunque di condividere musica, stringere amicizie con i miei colleghi e di prendere quello che arriverà nella maniera più serena possibile.

E dopo Sanremo?
Spero di suonare il più possibile e promuovere il mio disco, ricevere giudizi positivi ma anche negativi: l’album non deve piacere a tutti, anzi!

 

Foto di copertina: Silvio Bursomanno

Emanuele Corbo




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