Una première annunciata solo qualche ora prima dagli speaker delle più influenti stazioni radio britanniche e americane (via Twitter) e nessun comunicato rilasciato dalla Roc Nation. Così, lo scorso mercoledì 27 Gennaio, ha debuttato il nuovo singolo di Rihanna, quello che dovrebbe precedere, finalmente, il tanto atteso Anti, ottavo album della diva barbadiana, dopo le buzz tracks pubblicate un po’ a caso, un po’ a tentativo nel 2015 (FourFiveSeconds featuring Kanye West and Paul McCartney, Bitch Better Have My Money e American Oxygen).
La nuova canzone, ufficialmente pubblicizzata da Rihanna come primo singolo tratto dall’imminente progetto, s’intitola Work e include il featuring del rapper Drake. Che qualcosa dovesse accadere a breve, però, era nell’aria da qualche settimana: non poche erano state le indiscrezioni a riguardo, bisbigliate dagli insider sui forum a tema, così come onnipresenti sui social si erano alternate diverse clip filmate e postate da chi si trovava la sera del 9 Gennaio all’Eagle Rock Plaza, noto centro commerciale di Los Angeles in cui è stato girato il video di prossima uscita. Questione di giorni, si mormorava sul web, e così è stato.
Scaricando il singolo da iTunes, il primo dettaglio che salta all’occhio è l’affollato elenco dei nomi che hanno contribuito al brano. Otto persone, otto menti, per quello che fin dalle prime note si presenta come un blando pastiche a metà strada tra hip hop elettronico, sonorità island e vocal laziness menefreghista, tipica del mondo urban odierno che spadroneggia in radio, per cui l’importante non è come lo dici, ma come suona. Non è casuale il fatto che buona parte del pezzo sia distinta da una dizione biascicata (slurry, per dirla all’inglese), quasi come se la Fenty avesse abusato di novocaina e ipnoinducenti prima di entrare in studio e registrare la traccia, mandando allo sbando, in soli 3 minuti e 39 secondi, secoli di studi condotti dai più grandi esperti di logopedia.
Work non eguaglia in alcun modo l’opulenza e l’altisonanza di grandi apripista del passato come Diamonds, Only Girl (In The World) e We Found Love. Non è memorabile, non apporta alcunché di rivoluzionario e innovativo in ambito mainstream; ha un vibe tropicale che riconduce inevitabilmente a Rihanna, ma il flow di Drake si riconferma impeccabile, un punto di vantaggio, necessario per evitare che il pezzo perda colpi, inghiottito dall’accattivante monotonia del suo refrain. Accattivante, perché Work ha qualcosa di magnetico, nella sua generica mediocrità, qualcosa di discretamente catchy e orecchiabile che conquista: sarà la melodia dell’inciso con il titolo strascicato in loop, sarà l’autotune di quei melodici mugugni che anticipano e seguono il ritornello, saranno quei synth dal retrogusto caraibico. Forse saranno proprio quelle parole non sense, scandite in modo sciatto e svogliato, sillabe musicate più che un testo propriamente detto.
Eppure, dopo una snervante attesa, centinaia di demo incise e tre potenziali album completati e cestinati nel giro di un anno, in quanto non abbastanza convincenti per la cantante e per la Roc Nation, il sentimento comune è che, per trainare la campagna promozionale di un intero nuovo disco, stampa e pubblico medio auspicavano una scelta un tantino più valida, sebbene la prima posizione su iTunes sia stata raggiunta in tempi record, come sempre, in mezzo mondo.
Quando l’impatto mediatico eclissa l’opinabile qualità del prodotto: 6/10
Noi di PopSoap abbiamo detto la nostra.
In attesa del videoclip per Work, agli ascoltatori la (non così ardua) sentenza finale.
Mentre pubblicavamo l’articolo, Rihanna ha reso disponibile il nuovo album Anti in free download su Tidal. Clicca qui per scaricarlo.
Vi ricordiamo che la popstar sarà in concerto allo Stadio San Siro di Milano il 13 luglio per l’unica data italiana del suo tour mondiale.
3 commenti su “Rihanna, “Work”: hype VS qualità?”