Dopo l’avventura a The Voice Of Italy nel 2013 all’interno del team Carrà, Manuel Foresta, semifinalista di quella prima edizione, torna con un nuovo singolo disponibile in radio e nei negozi digitali dallo scorso 6 giugno. Il brano del giovane artista salernitano si intitola Se fossi ancora qui ed è stato pubblicato dall’etichetta Rusty Records, la stessa di Antonio Maggio per intenderci. A PopSoap Manuel, prossimo alla laurea in architettura, ha parlato di questo nuovo progetto, del disco in lavorazione e del suo rapporto con la “Raffa” nazionale.
Com’è nato il singolo Se fossi ancora qui?
Da un lungo lavoro di ricerca. Nel momento in cui abbiamo selezionato le prime canzoni e testi adatti al progetto, siamo rimasti particolarmente colpiti da questo brano. L’autore è Simone Baldini Tosi, che ha proposto un pezzo in cui la passionalità è l’elemento centrale, e i suoni corrispondevano a ciò che stavamo cercando. L’idea del tango che sta alla base di Se fossi ancora qui è stata stravolta e rielaborata con il beat elettronico per dargli una chiave contemporanea.
Nei tuoi gusti rientrano anche queste musiche popolari o è semplicemente una scelta per proporre qualcosa di più originale?
È quello che mi piace. Sin dalla fase d’ideazione del lavoro ho sempre avuto chiaro l’obbiettivo di declinare i miei gusti personali, e i suoni della tradizione sono fondamentali per me in tal senso. All’interno del brano ci sono pianoforte e fisarmonica, strumenti che amo e che porto in giro anche nei live: per questo li ho riproposti nel singolo, ma in veste diversa.
È appena uscito il video di Se fossi ancora qui, che cosa puoi dirci in merito?
Il video è particolare, ho voluto dare al brano una chiave di lettura alternativa. Ho pensato che la strada giusta fosse quella di portare la danza all’interno del videoclip. Avevo però bisogno di grande complicità tra i due partner e quindi, anziché un uomo e una donna, abbiamo deciso di scegliere due donne che interpretassero questo tango d’amore. Il risultato ci è piaciuto perché il protagonista rimane il sentimento e l’idea che si tratti di due donne diventa quasi secondaria. Sul finale c’è un cambiamento nel testo rispetto alla versione del singolo: invece di “ti farei perdere come non sa fare lui” dico “lei” proprio perché c’è questo cambio di direzione e la gelosia riporta a una coppia di donne.
Come sei approdato alla Rusty Records?
È successo per caso: ci siamo conosciuti e loro si sono interessati a me, io mi sono subito fidato di loro perché avevamo in comune una visione del lavoro fatto da persone vere e da contatti umani piuttosto che da sovrastrutture. La Rusty Records è diventata per me una famiglia, e sono contento perché, anche per quel che riguarda la produzione artistica di Davide Maggioni, mi sento molto coccolato e nelle mani giuste.
Che piega sta prendendo il disco? Quale sound troveremo?
Questo primo singolo apre una strada che stiamo seguendo anche nell’album, ed è rappresentata da un filo indissolubile tra tradizione e contemporaneità. Ci saranno alcuni brani scritti da me, per cui mi metterò alla prova come cantautore: una prova importante che spero di superare.
Quando uscirà?
Qualche idea c’è ma non dico niente per scaramanzia, perché se poi i piani dovessero cambiare ci rimarrei male (accenna una risata mostrando un po’ di sana superstizione campana, ndr).
Sei ancora in contatto con Raffaella Carrà? Sei riuscito a farle ascoltare il singolo?
L’ho vista dietro le quinte di questa seconda edizione di The Voice, quando ho fatto un’incursione. C’è sempre molto affetto tra di noi, perché, avendo avuto la fortuna di arrivare quasi alla fine della gara, siamo stati a contatto per 6 mesi. Si è affezionata a noi concorrenti ed è attenta al nostro percorso. Ci dice sempre: “Io vi controllo da lontano, non fate stupidaggini perché poi vi bastono!”. Ogni tanto le racconto cosa sto combinando e lei a volte mi sgrida, a volte invece mi dice: “Bravo!”.
Che ricordo hai dell’esperienza a The Voice?
Il giorno prima ero a casa mia a studiare architettura, poi mi sono trovato davanti a Noemi, Raffaella, Cocciante e Pelù: cose impensabili specie per noi che abbiamo fatto la prima edizione, perché non sapevamo chi sarebbero stati i coach né che cosa ci aspettasse, non conoscendo il programma. Il ricordo che conservo è che le cose succedono senza poterle programmare, ti sconvolgono e in qualche modo ti rendono felice. Questo è l’atteggiamento che spero di mantenere anche nei prossimi anni: non avere delle aspettative ma fare le cose per il gusto di farle.
L’anno scorso hai tentato la carta di Sanremo. Ci riproverai quest’anno?
Con un disco in lavorazione sarebbe stupido escluderlo, ma come ti dicevo non voglio fare dei programmi troppo precisi perché è un terno al lotto: servono bravura, entusiasmo, un progetto forte e un pizzico di fortuna. Mi piacerebbe prima o poi, il Festival rientra nella nostra tradizione ed è un sogno che ho sin da bambino. Non so cosa accadrà, per ora però non me lo voglio neanche immaginare.
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