Verona. Si è tenuto ieri sera l’ultimo concerto italiano di Laura Pausini che, dopo un anno di tournée iniziata lo scorso dicembre per festeggiare i 20 anni di carriera, saluta la sua terra per proseguire il viaggio negli Stati Uniti, Messico, Australia e Russia. Più di due ore di spettacolo, tra ospiti a sorpresa e un diluvio che non ha fermato la cantante.
È Paolo Carta, musicista e compagno della Pausini, ad aprire la serata nelle vesti di direttore della B.I.M. Orchestra che suona le prime note che accompagnano l’ingresso dell’artista. Limpido, singolo di lancio della raccolta 20 – The Greatest Hits, inaugura lo spettacolo ed è seguito dal primo intervento parlato di Laura («Alcuni pensavano non avrei riempito l’Arena, invece l’ho fatto per tre volte» dichiara fiera tra i calorosi applausi dei suoi fan). A seguire Se non te, dedicata alla figlia Paola della quale fa ascoltare i progressi canori, Benvenuto e Non ho mai smesso, prima di arrivare a uno dei momenti più emozionanti della serata. Biagio Antonacci, amico storico di Laura Pausini, fa la sua comparsa sul palcoscenico per duettare con lei in Vivimi, brano che lui stesso ha scritto per la cantante romagnola.
Laura non tradisce le aspettative e mostra la consueta grinta, la voce che l’ha resa la cantante italiana più amata nel mondo e un’evidente voglia di stare a contatto col pubblico, più del solito. Forse perché per l’ultima volta in questo 2014 ha modo di cantare in patria. Allo stesso motivo si può attribuire una particolarmente spiccata loquacità, che porta l’artista a raccontare i brani in scaletta attraverso aneddoti e storie di vita legate alla sua famiglia. Come nel caso di Invece no, anticipata da una lunga chiacchierata a cuore aperto sulle nonne Teresa e Maria, entrambe scomparse. «Con nonna Teresa ho imparato a ricamare e pregare, nonna Maria era molto rock, andava in giro in motorino e quando le facevo ascoltare “Resta in ascolto” diceva: “Questa sì che è una canzone!”» (un peccato non poter trasferire sullo schermo l’accento romagnolo con cui l’ha imitata). È spontanea Laura, e se le viene in mente di trascinare sul palco Niccolò Agliardi – co-autore di Invece no – per ringraziarlo della sua sensibilità, lo fa, nonostante lo colga seduto sulle gradinate intento a sgranocchiare qualcosa: «Anzi se hai qualcosa da mangiare portalo anche a me!» scherza col cantautore.
I tanti brani romantici, inclusi una dedica alla mamma sulle note di She (Uguale a lei) e lo schieramento a favore dei matrimoni tra persone dello stesso sesso al grido di “L’amore è uno solo” prima di Prendo te, si alternano a parentesi più movimentate, persino danzerecce come nel caso di Con la musica alla radio.
La seconda parte dello spettacolo è quasi tutta incentrata su cavalli di battaglia storici della Pausini, da Come se non fosse stato mai amore a Tra te e il mare e Incancellabile. Purtroppo una forte pioggia si abbatte sull’Arena di Verona per l’ultima mezz’ora del concerto, guastando un po’ la festa a parte del pubblico distratto dall’acquisto di mantelline e ombrelli per ripararsi dal diluvio. Chi non fa una piega è invece la cantante, ormai abituata a esibirsi in condizioni estreme (vi dice niente San Siro 2007?). Completamente fradicia e con il mascara in discesa libera sul volto, continua a inanellare una hit dopo l’altra; sul finale il duetto con il secondo ospite della serata, Virginio Simonelli, in Dove resto solo io, di cui il giovane è l’autore.
Per congedarsi dai tanti ammiratori rimasti insieme a lei a cantare sotto la pioggia Laura Pausini propone il brano da cui tutto ebbe inizio 21 anni fa, La solitudine. «Con voi non ho più paura della solitudine» ammette l’artista, che con questo concerto sold out termina i suoi impegni in Italia, e può dedicarsi all’avventura televisiva dell’edizione messicana di The Voice in qualità di coach.