Ieri sera sul palco dell’Estathé Market Sound è idealmente calata una strobosfera che ha trasformato i Mercati Generali di Milano in un’enorme discoteca a cielo aperto. E non poteva essere altrimenti dal momento che si è esibito il padre della musica dance, Giorgio Moroder.
Ore 22:30. Dopo i DJ set di DJ Zeemo e Claudio Coccoluto, puntuale come un orologio svizzero, fa la sua comparsa sul palco Mr. Moroder. Un ingresso in punta di piedi, senza fronzoli e che passa quasi inosservato. Raggiunta la postazione dietro il MacBook, l’inventore della disco music prende il microfono e saluta i presenti: “Buonasera Milano. Mi chiamo Giovanni Giorgio, ma potete chiamarmi Giorgio Moroder”.
Bastano queste poche parole per dare il via allo spettacolo che si apre con Love To Love You Baby, una delle hit realizzate da Moroder con la sua musa Donna Summer. Nell’arco di 3 minuti si passa dal 1975 al 2015 con Tom’s Diner (feat. Britney Spears) seguita a ruota da Right Here, Right Now (feat. Kylie Minogue), pezzi contenuti nel nuovo album del mago della console Déjà Vu, pubblicato il 16 giugno per Sony Music.
Un DJ set che in 75 minuti ripercorre la straordinaria carriera di Giorgio Moroder, senza però voler essere una mera autocelebrazione. Accanto ai brani che gli sono valsi il titolo di ‘padre’ della disco music, comprese le sue incursioni nel mondo del cinema con The NeverEnding Story, Take My Breath Away e Flashdance… What A Feeling, Moroder suona infatti anche dischi di colleghi che in qualche modo sono suoi figliocci.
Eccolo quindi tirar fuori dal cilindro I Want You To Know di Zedd feat. Selena Gomez, Play Hard di David Guetta e Outside di Calvin Harris feat. Ellie Goulding, in un continuo avanti e indietro sulla linea del tempo che annulla le distanze tra gli anni ’70 e oggi. Proprio lui che per tre decadi è rimasto ai bordi del dancefloor osservando l’evoluzione di quei semi piantati tanti anni fa e che hanno dato molti frutti in seguito, salvo poi decidere di tornare in pista e riprendersi il trono.
A differenza dei suoi ‘eredi’ Giorgio Moroder non gioca a fare il divo inarrivabile: suona i dischi e si diverte esattamente come coloro che lo osservano giù dal palco, li incita battendo le mani e facendo cantare loro ritornelli sempreverdi. Perché le sue produzioni di ieri e di oggi, incluse Diamonds (feat. Charli XCX), 4 U With Love e Déjà Vu (feat. Sia), sono ‘roba che scotta’, per citare quella Hot Stuff – ancora di Donna Summer – che ha incendiato il pubblico milanese, nel quale si scorge più di un individuo con occhiali da sole e baffetti à la Moroder.
Sul finale l’artista nomina, ringraziandoli, i Daft Punk che due anni fa lo hanno coinvolto in un brano (Giorgio By Moroder, ndr) incluso nel disco Random Access Memories (Columbia/Sony Music, 2013). Un nuovo punto di partenza che oggi lo porta a promuovere un album da far impallidire i producer più giovani.
La triade con cui si congeda dai fan (“Prima che mi buttino fuori” ha scherzato, ndr) è da urlo: Un’estate italiana – conosciuta anche come Notti magiche e prodotta proprio da Giorgio Moroder – I Feel Love e Call Me dei Blondie, “la mia favorita” specifica il DJ.
Re Giorgio toglie le cuffie e dà la buonanotte, lasciando il palco con la stessa discrezione con cui lo aveva calcato un’ora e un quarto prima. Quella discrezione che solo i grandi hanno e che non viene scalfita nemmeno dai tre premi Oscar vinti durante la sua carriera.