Inutile girarci attorno cercando di addolcire la pillola e rimanere neutrali quanto più possibile: che Christina Aguilera abbia pubblicato un nuovo album – l’ottavo per l’esattezza, uscito in digitale e nei negozi fisici lo scorso 15 giugno – è cosa pressoché ignota al grande pubblico. Anzi, per molti è addirittura un dettaglio trascurabile.
Liberation, un flop dalla nascita
Liberation (questo il titolo scelto per l’ultimo LP in studio della ’nemicamatissima’ di Britney Spears) non è riuscito per un soffio a debuttare in Top 5 all’interno della classifica degli album stilata da Billboard, totalizzando 68,000 copie (comprensive di streaming) nella sua prima settimana di vendite in USA e fermandosi alla posizione #6 della chart. Se parliamo soltanto di numeri, la nuova era dell’interprete di successi mondiali come Genie In A Bottle, Dirrty e Candy Man pare essere destinata al tramonto prima ancora di poter splendere: nell’ultimo aggiornamento divulgato dal magazine Liberation è già scivolato al di fuori della Top 90, subendo un capitombolo non da poco.
D’altronde, la mancanza di un singolo convincente a tal punto da trainare l’intero album e la scarsa promozione dal vivo, sospesa subito dopo il rilascio del disco, hanno senza dubbio influito sull’esordio commerciale di Liberation, ma la sensazione comune è che Xtina se ne freghi altamente di quanto la sua nuova fatica discografica possa monetizzare. Non è un mistero che l’LP sia nato in primis come atto dovuto nei confronti della propria label, la RCA/Sony Music, con cui la cantante ha ancora un contratto da osservare, e l’intervallo di tempo di ben 6 anni a lei concesso dopo il fiasco del disco precedente (Lotus, pubblicato nel 2012) non fa altro che provare quanto l’Aguilera non rappresenti più una priorità per la major d’oltreoceano.
Alla ricerca di un primo singolo
Benché l’assenza di un vero e proprio singolo apripista abbia disorientato non pochi fan e simpatizzanti, spingendoli a scorgere nei quattro pezzi resi fruibili prima della release di Liberation l’intenzione di lanciare più frecce con l’arco e vedere quale di esse riuscisse a centrare il bersaglio, la campagna social a supporto dell’LP è stata invece lodevole, specie su Facebook e Instagram che costituiscono il veicolo più istantaneo con cui raggiungere il pubblico. Xtina e il suo entourage hanno dimostrato di saper scaldare e stuzzicare il popolo del web meglio delle fluffer sui set dei film porno, attraverso teaser, clip audiovisivi e brani pubblicati (quasi) ogni settimana dallo scorso 4 maggio. Eppure, c’era qualcosa che sembrava non promettere benissimo già da allora.
Tutto è cominciato con Accelerate, un mutaforma musicale dal video ben poco allusivo in cui Christina contiene le proprie doti canore lasciando ampio spazio ai due rapper ospitati sul pezzo, Ty Dolla $ign e 2 Chainz, e si cimenta in ritmiche vocali sincopate e poco fluenti su cui aleggia l’ombra di Kanye West (che ha firmato produzione e scrittura del brano assieme al suo folto stuolo di assistenti). Consapevole della natura bislacca della canzone, distinta da un viavai continuo di sonorità che passano bruscamente dal tribal all’hip hop e dall’electro alla trap, la RCA si è guardata bene dal nominare Accelerate primo singolo dall’album, limitandosi a presentarla come semplice buzz track dal progetto e decidendo di non inviarla alle radio. Per giunta, il debutto alla #124 nella Bubbling Under Hot 100 dei singoli in US (con un totale di 9mila unità raccimolate durante la prima settimana di download) non ha fatto altro che confermare le perplessità della casa discografica. Non è andata meglio alla ballata Fall In Line, il primo singolo ufficiale dal disco, in duetto con Demi Lovato (nonché unico brano spedito alle emittenti radiofoniche finora), il cui picco in America è stato la centunesima posizione della chart. Evidentemente, nemmeno coinvolgere Demi in un pezzo dal contenuto più attuale che mai – scritto in verità qualche anno prima dei movimenti antimolestia a favore delle donne vittime di soprusi – ha ripagato come si sperava.
Accelerate, Christina Aguilera gioca la carta del remix
Date le circostanze e lo sfacelo preannunciato, alla RCA/Sony non rimane che promuovere quanto meno Accelerate nel circuito dei club tramite remix appositamente commissionati, volti a spingere la canzone nella Top 10 dei pezzi più suonati nelle discoteche statunitensi. Ecco perché, lo scorso 25 giugno, sono stati spediti ai vari DJ i primi tre remix ufficiali realizzati per la traccia dal duo Dicey & Faraoh Black. La versione prodotta dalla coppia di beatmakers (disponibile nei formati Radio, Extended e Dub) utilizza la sola voce dell’Aguilera, adagiandola su una base house da 126 BPM, e campiona inaspettatamente la sequenza di note più celebre della dance anni ’90, quella di Gypsy Woman (She’s Homeless), hit planetaria interpretata da Crystal Waters. Grazie al tocco d’oro di un riff ormai inconfondibile, emesso sotto forma di organo dalla mitica Korg M1 (il sintetizzatore su cui tante mani si sono poggiate per plasmare il meglio della Garage newyorkese), l’esito di questa reinvenzione upbeat di Accelerate si rivela piacevole e calzante nel suo insieme, oltre che utile a movimentare la pista da ballo, offrendo manforte a Christina e donando al brano la fluidità di cui il mix originale è privo.
Poiché è improbabile che vengano commercializzate su iTunes e altre piattaforme online nelle settimane a venire, avvisiamo i nostri lettori che tutte e tre le varianti del Dicey & Faraoh Black Mix sono disponibili per l’ascolto sul portale Digital DJ Pool via RCA Records.