Sono passati più di due anni dal suo ultimo singolo, Amore Pop, eppure nel frattempo Antonio Maggio non è rimasto a guardare: è stato più che impegnato nell’attività live e ha continuato a scrivere così tanto che, ci racconta, potrebbe pubblicare non uno ma 3 album. In attesa di sentire il nuovo materiale il cantautore salentino ha pubblicato Il maleducato (Avarello Music srl), singolo che segna una ripartenza per lui che ha cambiato squadra di lavoro. Un brano che è manifesto di una generazione che deve fare leva esclusivamente sulle proprie forze per ritagliarsi il proprio spazio.
Ti avevamo lasciato con la vena più intimista di Amore pop, ti ritroviamo con la chiave ironica degli esordi. Come mai hai scelto di ripartire da qui?
In questi due anni ho scritto tanto e ci tenevo a creare una sorta di trait d’union tra quello che di me ha conosciuto il pubblico e il prossimo lavoro che evidenzierà una chiave più intimista simile a quella di Amore pop. Ogni ritorno rappresenta uno scalino in più: crescono le consapevolezze e anche le aspettative di chi ascolta. Spero che alle orecchie del pubblico sia arrivata una crescita, una maturità che è il risultato di un vissuto maggiore.
Queste consapevolezze sono cresciute anche grazie ai due anni di intensi live che hai fatto?
Sicuramente non mi sono girato i pollici, sono stati due anni molto attivi, ho scritto tanto sia per me che per altri colleghi e poi c’è stata un’attività live intensa. Per tutto il 2018 sono stato in giro con il Diamoci de ToUr con Pierdavide Carone, e quello è stato un momento di confronto importante, è stata la prima volta che ho condiviso un palco con un collega e amico: un’esperienza particolare perché ho cantato anche le sue canzoni, e viceversa. Il nostro benessere artistico sul palco è arrivato anche alla gente.
Tornando al singolo, il titolo è provocatorio: chi è il maleducato di cui parli?
Si tratta di un invito che cerco di dare alla mia generazione e ai più giovani: una sfrontatezza per autoinvitarsi a questa festa di cui parlo, che rappresenta metaforicamente il futuro. A questa festa non siamo stati invitati da chi ci ha preceduto e quindi l’invito è di imbucarci e prenderci da soli il futuro.
Sei preoccupato per il futuro dei tuoi coetanei?
Quello che noto è che le speranze di qualche anno fa si sono trasformate in una sorta di disillusione, però a 20, 30 o 40 anni penso che il segreto sia quello di rimboccarci tutti le maniche e di essere quanto più coesi possibile per allargare la lista di invitati a questa festa.
La cover del singolo è molto simpatica: perché l’idea di rappresentare il maleducato con una tua immagine di quando eri bambino?
Questa copertina non era prevista, ma due settimane prima dell’uscita ero a Lecce a un pranzo di famiglia e mia zia ha tirato fuori da un cassetto questa foto e ho avuto l’illuminazione, ho visto subito la copertina de Il maleducato, perché mi dava quella giusta sensazione anche ironica del brano: un centauro in mezzo alla strada su una moto (in post produzione abbiamo fatto eliminare le rotelle), e in realtà a guidarla è un bambino, e il bambino è il simbolo del futuro.
Del disco che arriverà che cosa puoi anticipare?
Ho scritto talmente tanto che potrei uscire domani con 3 album, sono molto appagato da quel che ho raccontato nelle nuove canzoni. Il maleducato è solo la punta dell’iceberg e non vedo l’ora di far ascoltare anche gli altri brani.