Domani si chiuderà a Sassari la 16° edizione di Abbabula, il Festival della Sardegna dedicato alla musica e alle parole d’autore, organizzato dalla cooperativa Le Ragazze Terribili. La manifestazione, apertasi lo scorso 12 aprile con il concerto di Stefano Bollani, ospiterà per il gran finale l’unica data regionale dell’ABRAÇAÇO Tour 2014 di Caetano Veloso. Abbiamo intervistato Barbara Vargiu, direttore artistico del Festival, che ci ha fatto respirare l’atmosfera di questo grande progetto, tra difficoltà e soddisfazioni.
Com’è nato il nome e il progetto “Le ragazze terribili”, cooperativa che organizza il Festival di Abbabula?
La compagine, rimasta immutata negli anni, nasce 26 anni fa da un’amicizia molto forte tra giovani ragazze che amavano viaggiare e vedere concerti, e che si sono ritrovate unite dal desiderio di organizzarne nella loro terra. Da qui l’idea di mettere in piedi, alla fine dell’ ‘88, il nostro primo concerto come “Le ragazze terribili”, e da lì abbiamo dato il via a quest’avventura nata come circolo ARCI, che si è trasformata prima in associazione e poi in cooperativa.
Come mai la scelta di chiamare Abbabula un Festival di musica e parole?
Il Festival di Abbabula prende il nome dalla contrazione del sardo “Abba a Bula” (acqua alla gola), che è anche il titolo di una canzone dello storico gruppo sardo (attivo dagli anni ‘80) Cordas et Cannas. Raccontava lo stato d’animo con il quale si lavorava e si lavora tuttora.
Qual è l’aspetto più difficile nell’organizzare un evento del genere?
La sostenibilità economica. Con la crisi è ancora più complicato avere la possibilità di dare un seguito a questi percorsi culturali, perché pare sempre che la cultura debba passare in secondo piano. Inoltre, bisogna organizzare un evento tenendo conto di molte variabili, tra cui il pubblico, le risorse per finanziare gli eventi, l’insularità e i connessi problemi legati ai trasporti.
Bollani e Caetano Veloso, oltre a giovani emergenti: come definiresti il cast di quest’anno e come è stato assemblato?
Il filo conduttore è la qualità, e noi cerchiamo sempre di metterci dalla parte del pubblico, immaginando cosa vorremmo vedere in città e creare così eventi che rispettino i parametri di qualità con la presenza di artisti di spessore. Quest’anno, come sempre, da un lato abbiamo tenuto conto dei grandi nomi, come Bollani e Veloso, sperando di riuscire a riportare nelle prossime edizioni artisti di questo calibro, e dall’altro le giovani promesse che noi consideriamo delle scommesse. Le andiamo a cercare e le promuoviamo con la speranza che divengano popolari.
Ci parli delle attività collaterali e il loro scopo?
Sicuramente una delle più importanti è l’Abbabula baby, un contenitore rivolto al potenziale pubblico di domani, ai bambini che per noi sono un “investimento”, nel senso che abituarli già ad andare a vedere gli spettacoli dal vivo e ad apprezzare la dimensione live vuol dire costruire nel loro immaginario un bisogno di questi eventi. Ci sono inoltre presentazioni di libri e altri eventi che ruotano attorno alla missione di sempre, ossia promuovere dei contenuti culturali interessanti.
C’è un ricordo o un evento legato a questa manifestazione che ti ha dato maggior soddisfazione?
Ne ricordo tantissimi poiché Abbabula è stato un crescendo: alcuni anni si è dato più spazio ad eventi musicali per i giovani, penso a band come Zen Circus, il Teatro degli Orrori, i Tre Allegri Ragazzi Morti; altri in cui abbiamo ospitato grandi nomi come Marianne Faithfull e Arnoldo Foà in uno stesso anno. Di volta in volta le cose si costruiscono sulla base anche di ciò che il mercato propone: Abbabula si svolge a maggio, momento particolare dell’anno per l’offerta musicale perché i tour invernali stanno chiudendo e quelli estivi non sono ancora partiti, per cui bisogna riuscire ad incastrare tutto ciò che il mercato offre.
In questi 16 anni come è cambiato il pubblico di Abbabula e qual è il feedback che avete ricevuto?
Il pubblico è individuale già a monte a seconda dell’offerta musicale, ossia se ci rivolgiamo ai giovanissimi ci aspettiamo una preponderanza di pubblico giovanile, se parliamo di Veloso è chiaro che l’età media sale. Noi siamo sempre attenti al riscontro del pubblico e diamo molta importanza ai segnali che da quest’ultimo ci arrivano: spesso, ad esempio, riceviamo mail con richieste di ospitare qualche artista in particolare e ne teniamo conto, in quanto il nostro scopo è migliorare e divenire sempre più competitivi.
Quanto è importante puntare sulla cultura in un contesto come quello odierno?
Puntare sulla cultura è tutto, essa è alla base della qualità della vita e della consapevolezza che ha l’individuo nel vivere; la cultura tocca ogni cosa, e infatti certe scelte musicali si portano dietro dei codici etici, dei valori comportamentali che passano tramite quegli artisti; la cultura è permeante perché non risponde solo ad un bisogno, ma è promozione di una qualità più alta della vita.
Per maggiori info visita il sito: http://www.leragazzeterribili.com