29 agosto 1994. Esce dopo una lunga gestazione Definitely Maybe degli Oasis. Il 4 settembre debutta al primo posto nelle classifiche inglesi e con le sue 86000 copie nella prima settimana diventa l’album di debutto ad aver venduto più velocemente nella storia inglese. Inizia così la carriera degli Oasis, tra i pionieri del britpop insieme ai colleghi rivali Blur (che sempre nel ’94 pubblicavano il capolavoro Parklife). E inizia soprattutto una nuova era per la musica inglese che culminerà negli anni successivi, spostando l’asse della scena musicale dall’America del grunge nuovamente al Regno Unito. Il 1994 era stato l’anno dell’esordio di Jeff Buckley, Marilyn Manson, Beck, Weezer, Outkast e anche Notorious B.I.G. Nello stesso anno esplodeva il pop-punk, grazie ai Blink 182 e al celebre Dookie dei Green Day. Ma era stato anche l’anno dei Nine Inch Nails, delle colonne sonore di Pulp Fiction e del Re Leone. Nel pop Mariah Carey realizzava il più venduto album natalizio della storia. E poi Soundgarden, Alice in Chains, Nirvana. Il 1994 è l’anno della morte di Kurt Cobain, avvenuta nel mese di aprile casualmente pochi giorni prima dell’uscita del singolo di debutto degli Oasis, Supersonic.
Ma da dove veniva questo nuovo gruppo che ribalterà la scena musicale degli anni ‘90? Burnage, un sobborgo di Manchester, un “little shitty town” come lo descriverà Noel Gallagher, dove non accade nulla e c’è un solo pub. Un luogo emblematico della depressione economica e sociale dell’Inghilterra post-Thatcher; per usare ancora le parole di Noel: “Da dove vengo io, la gente non diventa una rockstar, quello accade ad altri”. Eppure questi cinque ragazzi della working class riuscirono a canalizzare la rabbia e il nichilismo di una esistenza mediocre in un unico album. Si erano formati tre anni prima (1991) inizialmente solo con Paul Arthurs, Paul McGuigan, Tony McCarroll e Liam Gallagher, con l’aggiunta poi di suo fratello maggiore Noel che prenderà il completo controllo artistico. Il 27enne Noel aveva lavorato come roadie per gli Inspiral Carpets, conoscendo il produttore Dave Batchelor, che parteciperà alle prime sessioni di registrazione di Definitely Maybe. Gli Oasis non erano però soddisfatti e, dopo aver licenziato Batchelor, Noel inizia a portare i nastri in giro per alcuni studi londinesi. Ma a febbraio 1994 non avevano ancora prodotto nulla di sufficiente. Il gruppo tenta di ri-registrare l’intero album in uno studio in Cornovaglia, ma tutti si rendono conto di non riuscire a riprodurre il suono e la coesione dei concerti live. Provano quindi a registrare i brani suonando tutti insieme (anziché uno strumento alla volta) e Noel aggiunge ulteriori strati di chitarra successivamente. Nessuno è ancora realmente soddisfatto fino all’intervento in extremis di Owen Morris, ingegnere del suono e produttore. Morris completa il mix finale dell’album durante il ponte del 1 maggio e, nonostante le registrazioni fossero passate attraverso tantissime mani differenti, riesce a dare un grande dinamismo ai brani. Il critico John Harris lo descriverà come una sorta di miracolo. Il disco è pronto e i primi singoli (Supersonic e Shakermaker) si piazzano bene nelle classifiche inglesi, con tanto di partecipazione a Top of the Pops. Già l’anno precedente un promo del singolo Columbia solo per giornalisti e programmatori radio aveva riscosso un buon successo e la BBC Radio 1 lo aveva trasmesso ben 19 volte in una notte. L’attesa è grande, alimentata anche dal successo di altri gruppi dallo stile molto british come Suede e Blur, a cavallo tra il ’93 e il ’94.
Forse per questo motivo Noel, in un’intervista di un paio di mesi prima di quel 29 agosto e del primo posto in classifica, sembrava avere già le idee chiare: “Non voglio che tutto questo diventi troppo grande”, disse parlando a una fanzine prima di esibirsi in un locale di circa 400 persone a Brighton. “Mi piacerebbe suonare allo stadio di Wembley, ma dopo quello che fai? Dureremo due anni e poi ci scioglieremo”. Gli Oasis faranno effettivamente tre concerti sold-out a Wembley nel 1997 e si scioglieranno per i consueti litigi tra i due fratelli Gallagher, ma solo nel 2009.
Dentro quei 15 anni ci sono stati altri grandi successi ed eccessi, tour planetari, canzoni suonate ed amate in tutto il mondo. Ma per molti quell’album di debutto resta il meglio degli Oasis e tra il meglio del britpop. Un ritorno al British guitar pop degli anni ’60, unito all’alternative rock inglese degli anni ’80. Si rifacevano chiaramente a molte band classiche del passato (“Non abbiate paura dell’ovvio, tutto è già stato fatto prima” ammoniva Noel), ma con una miscela originale e soprattutto una carica e un grido di ottimismo. Definitely Maybe era l’urlo di tutte le persone che volevano farsi sentire, quelli che si ritrovavano nelle parole del primo brano, Rock ‘n’ Roll Star. “Vivo la mia vita in città, dove non c’è facile via di uscita”, ma una possibilità c’è sempre; alcool e sostanze per molti nei sobborghi di Manchester, ma anche la musica e la propria mente (“In my mind my dreams are real” è la frase-simbolo forse dell’intero album). Il sogno di cinque ragazzi che volevano uscire dall’anonimato della working class inglese, ma anche il sogno di tutti gli altri rimasti ad ascoltare. Quel ‘decisamente forse’ emblema dell’instabilità ma anche della grande ambizione e determinazione di chi, come gli Oasis, ce l’ha fatta.
Dopo 20 anni rimane il ricordo di questo grande sogno, di questa ultima grande scena musicale molto radicata nella Gran Bretagna ma in grado di conquistare il mondo. La profezia di Noel sullo scioglimento si è avverata molti anni dopo ma, alla fine, la rivalità tra i due fratelli ha avuto la meglio. Gli Oasis si sono sciolti e si rincorrono voci di una possibile (ma in realtà poco probabile) reunion. A vivere per sempre (come cantavano in Live Forever) non saranno loro ma la musica.