“Per cambiare quel che non va dovremmo abituarci ad entrare in contatto con la parte di noi che sente e percepisce. È tutta questione di allenamento, esattamente come i pesi in palestra”. Giorgia è tornata sulle scene con Oronero (Microphonica/Sony Music Italy), il suo decimo album di inediti uscito venerdì 28 ottobre a 3 anni dal precedente. Un ritorno segnato da un filo di rabbia per quell”oronero’ che, utilizzato in modo sbagliato, esattamente come il petrolio, finisce per inquinare i rapporti umani e l’ambiente circostante (la cantautrice romana, infatti, è da sempre molto sensibile anche alle tematiche ecologiche). Oronero è il terzo lavoro realizzato con il produttore Michele Canova dopo Dietro le apparenze (2011) e Senza paura (2013), e vede la stessa Giorgia nelle vesti di autrice di 10 canzoni su 15. Tra le altre firme il compagno Emanuel Lo, Pacifico e Tony Maiello, giovane penna protagonista nell’ultimo anno dei dischi dei maggiori artisti italiani.
Il titolo, proprio come quelli dei tuoi ultimi due dischi, suona come un motto.
Mi piaceva usare a livello generale il concetto di una cosa bella che viene rovinata e portarlo nel particolare attraverso la similitudine con il petrolio: messo dov’è ha una funzione ed è una risorsa, utilizzato per arricchirsi invece diventa nocivo. Allo stesso modo nelle relazioni umane se si entra in contatto con qualcuno con lo scopo di massacrarlo e riempire il proprio vuoto esistenziale allora l’interazione diventa sterile e inutile.
Ti riferisci ai social?
Sono una grande risorsa, ma se viene rovinata diventano veleno e ci sono anime molto sensibili che ne soffrono. Ormai sta diventando la normalità e tendiamo ad accettarla, invece bisognerebbe prestare attenzione alle persone, capire cosa vivono gli altri prima di dare giudizi.
In questo disco infatti auspichi un ritorno all’individuo troppo spesso ostacolato dalla mancanza di tempo…
Sì, la risposta al malessere e alle difficoltà potrebbe essere un ritorno a sé, al guardarsi dentro, amarsi anche se non ci si piace completamente e portare la stessa attitudine all’esterno, nei confronti degli altri. So bene che con i problemi quotidiani che uno può avere è difficile trovare il tempo per guardarsi dentro, ma è una questione di abitudine: l’essere umano ha una parte meravigliosa, quella che sente e percepisce, ed è proprio quella che va allenata, e forse ne trarremmo un beneficio. Il cambiamento vero si realizza se lo si fa a partire da se stessi.
A proposito di tempo, te ne sei presa anche per confezionare questo nuovo lavoro.
Non volevo poi trovarmi a dire: “Ah ma se avessi fatto così…” e, siccome mi è già capitato, a 45 anni non vorrei più viverlo, almeno con i dischi. Questa volta ho scritto con molto desiderio di verità; in passato ho sofferto il fatto che a nessuno fregasse che io scrivessi, ora ho fatto pace con questo aspetto e mi va benissimo essere “la cantante romana”. Ho messo la parte che scrive a servizio di quella che canta raccontando la mia visione del nostro tempo. Mentre lavoravo succedevano gli attentati al Bataclan, la scomparsa di Pino Daniele e condividevo l’angoscia generale con la collettività, così ho cercato di mettere questa atmosfera nelle canzoni regalandomi sempre uno spiraglio di speranza nell’essere umano.
Non a caso il verbo ‘credere’ torna spesso nei testi dei brani, e Credo può essere considerata una canzone manifesto dell’album…
Quello è un brano di Tony Maiello, che è un autore giovanissimo e infatti ho molta fiducia nelle nuove generazioni. In loro vedo un’attitudine diversa, non importa se sia migliore o peggiore, rispondono in un altro modo a questo tempo, che io posso vedere con uno sguardo che ha il peso del passato.
In qualche modo la presenza stessa di tuo figlio ti spinge a continuare a credere in qualcosa malgrado le cose non smettano di andare per il verso sbagliato?
Penso che una donna, al di là che sia madre o no, abbia dentro di sé questo tipo di sensibilità e guardi le cose in modo materno. Logicamente ci penso, e anche se lui ha 6 anni e mezzo gli parlo – ad esempio – di tematiche ambientali. Poveraccio, certe volte gli attacco dei pipponi su queste cose (ride, ndr).
Tre anni fa di fronte a quel che non ti andava giù eri “senza paura”, e ora?
Ora mi sono arrabbiata, perché non cambia mai niente. È dai tempi di Ladra di vento che aspetto il cambiamento, ma a quanto pare siamo bravi a perseverare nell’errore. Ho imparato a difendermi anche nella vita privata: prima agli attacchi rispondevo sempre cercando di capire l’altro, quasi giustificandolo come se me lo meritassi, ora mi arrabbio e protesto: non cambia comunque nulla, però fa bene al mio fegato (ride, ndr).
Immagine di copertina: Eolo Perfido
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