Da venerdì 8 aprile è disponibile Skye (Cremogen Music/Believe Digital), il nuovo album del musicista di strada Soltanto, nato durante il suo ultimo road tour per l’Europa in cui ha fatto conoscere la sua musica a migliaia di persone, vendendo più di 8000 copie del primo disco Le chiavi di casa mia. A PopSoap Matteo Terzi, vero nome dell’artista milanese, ha presentato il nuovo progetto contenente 11 inediti tra cui il primo singolo Fermi il tempo.
Da dove è nato l’impulso di lasciare tutto e fare il musicista in questo modo non convenzionale?
Un po’ per caso a dire il vero. 6 anni fa ho lasciato il lavoro per vivere un’esperienza on the road e mi sono portato dietro la chitarra come compagna di viaggio perché mi faceva stare bene, ma anche per conoscere altre persone. Poi in maniera naturale ho iniziato a suonare per strada, cosa che da sempre sognavo di provare dato che sin da bambino mi affascinava vedere gli artisti di strada. Quando mi sono reso conto di quanto mi facesse stare bene ho continuato a farlo.
Che cosa ti dà la strada che non trovi altrove?
Il fatto di far fermare un passante che, in questo modo, ti fa entrare nella sua quotidianità e si mette in connessione con te. Questo ti fa capire quanto abbia bisogno dell’emozione che gli stai dando, forse anche per entrare in una parte di sé alla quale ha bisogno di accedere.
C’è una città che ti ha conquistato più di altre?
Bruxelles, perché ci ho suonato tanto e la considero la mia seconda casa. Lì si suona nel centro città, dove c’è una comunità di homeless molto integrati nel tessuto sociale: all’inizio ci annusavamo un po’ e avevo timore perché stavo entrando in casa loro, poi giorno dopo giorno ci siamo conosciuti e con molti sono diventato amico… mi aiutavano anche a montare e smontare la strumentazione.
Se chiudi gli occhi si vola infatti parla di uno di loro…
Parlava molto poco e lo vedevo spesso ubriaco. Una mattina parlando venne fuori che aveva iniziato a vivere per strada perché pensava che la sua vita fosse finita quando è venuta a mancare la sua compagna. Mi disse che l’alcool era anestetizzante per il suo dolore e che ciò che lo faceva andare avanti era chiudere gli occhi e immaginare di volare da lei. La sua storia mi colpì così tanto che ci ho scritto una canzone.
L’album prende il nome da Skye, un’isola della Scozia. Quanto c’è di questo posto nel disco e come mai ne è diventato il titolo?
Ho iniziato a scrivere queste canzoni circa 3 anni fa ma non le ritenevo mai complete fin quando sono arrivato su Skye. Lì, in questa isola quasi incontaminata, mi son sentito in contatto con la mia anima e tutte le canzoni ancora aperte si sono chiuse. Ho pensato allora a Skye come luogo fisico che ti mette in contatto con un luogo mentale nel quale si arriva solo dopo un percorso.
Durante i tuoi viaggi c’è stato un momento così difficile che hai pensato di mollare e tornare a una vita più tranquilla?
Quasi ogni giorno. In questi anni ho avuto la sensazione di vivere su un’altalena emotiva: sono tante le difficoltà ma poi quando suono vivo qualcosa di tanto bello e vivido che mi ripaga di tutti gli sforzi.
Quando invece sei tornato a Milano ti sei sentito inizialmente inibito a suonare in una città in cui avresti potuto incontrare amici e conoscenti?
All’inizio ho fatto molta fatica a superare questa cosa, ma è stato inevitabile continuare a suonare e oggi mi sento orgoglioso del mio lavoro.
Fabio Curto, anche lui musicista di strada, l’anno scorso ha vinto The Voice: hai mai pensato anche tu di partecipare a un talent show?
Mi avevano proposto di partecipare alle audizioni dicendomi che avrebbero realizzato un video di presentazione sulla mia storia. Il talent però è un format televisivo, non nasce per far entrare talenti nella discografia: può succedere ma è un’eccezione. Io invece voglio portare la mia musica alla gente, confrontarmici per strada e stare lì dove mi sento più a mio agio.
https://www.youtube.com/watch?v=FNcU8jkqTGw