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Niccolò Bossini presenta l’album “Kaleidos” (Intervista)




Il 9 settembre è uscito Kaleidos (distribuito da Believe Digital), il nuovo album d’inediti di Niccolò Bossini anticipato dai singolo La vita adesso Tu mi lasceresti anche morire. Chitarrista, cantante e autore emiliano, Bossini ha fatto parte dal febbraio 2005 fino al 2015 della band di Ligabue e ha realizzato già due dischi da solista. Kaleidos rappresenta il terzo capitolo del suo percorso “in autonomia” e verrà presentato questa sera con una grande festa al Circolo Arci Kaleidos di Poviglio (Reggio Emilia).

Niccolò Bossini Kaleidos
Niccolò Bossini, cover dell’album “Kaleidos”

Quali sono i colori e le sfumature del tuo nuovo disco Kaleidos?
In realtà il titolo è stato scelto per due ragioni: prima di tutto perché Kaleidos è il circolo Arci di Poviglio dove si trova la sala prove che è il quartier generale nostro e di diverse band della zona, e poi perché ogni canzone di questo disco secondo me è associabile a un colore preciso.

Questa sera proprio a Poviglio ci sarà una grande festa per l’uscita dell’album…
Sì, una festa chiamata #Acasamia2016 – Kaleidos Release Party, che riprende il nome del tour del 2014, #Acasatour, con cui avevo presentato a casa dei fan il mio disco #SecondoLavoro. L’esperienza era stata così positiva che subito ci era venuto spontaneo chiederci quando l’avremmo replicata, e penso che l’uscita di questo nuovo lavoro sia l’occasione migliore.

Nonostante l’album sia appena stato pubblicato hai già avuto qualche feedback dai tuoi fan?
Alcuni erano preoccupati e spiazzati dal nuovo sound che ho proposto, soprattutto dopo aver ascoltato il primo singolo La vita adesso. Non ci sono più chitarroni rock, è vero, ma ci sono chitarre più ricercate ed eleganti. Penso che l’ascolto complessivo del disco abbia aiutato chi mi segue a comprendere meglio il progetto: non mancano infatti pezzi rock e vere e proprie ballad come Piloti e supereroi, già uno dei pezzi preferiti dal pubblico e il più bello che io abbia mai scritto.

A proposito di chitarre, so che nel brano Le nostre canzoni ce n’è una molto speciale.
Ero in tour con Ligabue e un giorno mi prestò una sua Stratocaster da provare. Quando poi andai in studio a lavorare a della nuova musica tirai fuori quella chitarra e feci un riff, che si rivelò essere il riff de Le nostre canzoni, uno dei brani cardine del disco, che vuole essere un omaggio a tutte le canzoni che hanno segnato la mia vita.

Nel nuovo singolo Tu mi lasceresti anche morire invece parli di due persone che non vogliono correre il rischio di innamorarsi: pensi che oggi sia difficile lasciarsi andare ai sentimenti o è un’esperienza che hai vissuto sulla tua pelle?
Si tratta di un’esperienza personale, difficilmente scrivo di qualcosa che non conosco da molto vicino. Parla di un tira e molla continuo tra due persone che forse non volevano più innamorarsi. Se poi il pubblico si ritrova in questa storia vuol dire che non è così raro che succeda.

L’album arriva a 3 anni di distanza dal precedente, cosa è cambiato nel frattempo in te e nel tuo modo di fare musica?
Si cambia ogni anno, più vado avanti e più me ne rendo conto. 3 anni fa avevo una mentalità e un approccio diversi alla musica, magari il prossimo disco sarà acustico, chi lo sa. Nel secondo album mi piaceva l’idea di fare il lavoro più rock possibile, quasi metal, ora invece volevo un lavoro che ripercorresse il percorso fatto fino a qui, dalla gradazione più pop a quella più dura.

 

Immagine di copertina: Elena Mannocci

Emanuele Corbo




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