Tutto quel che i Moseek toccano diventa oro: i fan, a cui è dedicato sin dal titolo il nuovo album Gold People (Yorpikus/Pirmes, Self), i loro live – esplosivi e luccicanti – e, naturalmente, la musica. Il disco di Elisa Pucci (autrice dei brani, voce, chitarra e timpani), Fabio Brignone (basso, synth, cori) e Davide Malvi (batteria, percussioni, sequencer e cori) contiene 8 inediti, a partire dal primo singolo Venice And Paris, ed Elliott, pezzo che avevano presentato alla semifinale di X Factor 2015, il programma che li ha portati alla ribalta lo scorso inverno. A PopSoap la frontwoman Elisa – in rappresentanza dei Moseek – ha presentato l’album Gold People uscito il 20 maggio, e in merito alla nuova giuria del programma di Sky Uno ha confessato: “Sono una grande fan di Manuel Agnelli, peccato non esserci presentati ai casting quest’anno!”.
Chi sono le persone d’oro del titolo? Siete voi o quelli che vi seguono?
È una sorta di ringraziamento per tutti quelli che ci hanno accompagnato fino ad oggi, ma ci sembrava anche il titolo adatto a onorare il periodo che stiamo vivendo e simboleggia come ci sentiamo quando suoniamo: cerchiamo di fare dei concerti spaziali a livello di luci e scenografie ma siamo comunque persone molto semplici.
Ai vostri fan avete fatto ascoltare in anteprima i brani con un Anteprova Album Tour e avete chiesto loro di scegliere il singolo via Whatsapp…
Da quando siamo usciti da X Factor non ci siamo mai fermati con i concerti e volevamo suonare anche prima che venisse pubblicato il disco. Una volta che l’album era pronto ci siamo chiesti quale sarebbe dovuto essere il primo singolo, e abbiamo deciso di suonare i brani dal vivo per far sì che fossero le persone a sceglierlo. Dopo aver attivato un apposito numero Whatsapp ci sono arrivati tantissimi messaggi con le classifiche di gradimento dei fan. Venice And Paris è stato uno dei più gettonati, e quindi ci siamo affidati a loro. Non ci sembra vero tutto questo affetto da parte delle persone, così cerchiamo di renderle parte integrante del progetto per ringraziarle.
A proposito di Venice And Paris, com’è nata la canzone e che cosa c’entrano le due città? Parlando del brano hai dichiarato: “Le due Elisa che sono destinate a vivere insieme. Due Elisa che si amano e che si odiano e hanno spesso bisogno di rinascere”.
Io in genere scrivo pezzi di getto, sono autobiografici e mi metto sempre molto a nudo. Venezia e Parigi sono due estremi, sono distanti tra loro come città ma hanno tante cose in comune, ad esempio il lato romantico che mi appartiene, e poi sono legata in maniera affettiva a entrambe per diversi motivi, così quando ho scritto il brano c’erano le due me che andavano in combutta. Scriverlo è stato un modo per stemperare quel periodo in cui mi sentivo sempre ambivalente, come in due corpi diversi nello stesso momento. Scrivere mi serve per metabolizzare quello che mi succede.
Il disco era sostanzialmente pronto già prima di entrare a X Factor, ci avete rimesso mano dopo quell’esperienza?
Sì, praticamente abbiamo registrato le ultime cose due giorni prima di entrare nel loft e ci abbiamo rimesso mano perché durante il programma e nei giorni immediatamente successivi ho scritto altri pezzi, quindi abbiamo tolto due tracce dalla tracklist pensando di pubblicarle in un secondo momento. Ho scritto So Sad e riscritto gran parte di Heron subito dopo X Factor, ma siamo intervenuti anche in termini di arrangiamento, perché abbiamo finalizzato i suoni insieme al producer Meid, che noi chiamiamo ‘bambino prodigio’: ha solo 21 anni ma produce da tanto tempo. Con lui abbiamo ‘asciugato’ a livello di suoni e quindi ha reso più belle le canzoni che già avevamo pronte.
Questo ‘asciugare’ è stato un insegnamento che vi ha lasciato il programma?
Aver conosciuto soprattutto Fausto Cogliati, nostro producer a X Factor, ci ha aperto un mondo e ci ha fatto capire quanto la capacità di sintesi sia necessaria per scrivere una canzone che non sia un esercizio di stile ma un brano con un vestito musicale che lo supporti senza intasarlo.
Avete più sentito Fedez? Ha ascoltato il disco?
Gli abbiamo spedito il disco ed è rimasto un bel filo di dialogo, anche con Fausto a cui abbiamo chiesto un parere prima di chiudere i pezzi. Ancora oggi per noi sono delle persone di riferimento e siamo contenti di questo.
Che cosa pensate del fatto che ultimamente molti artisti italiani si siano buttati sull’elettronica? Secondo voi la usano con cognizione di causa o è solo un modo per seguire la moda?
Oggi sono presenti tantissimi strumenti interessanti con cui sperimentare, quindi penso che l’utilizzo dell’elettronica sia fisiologico. Più ci sono suoni più uno è ispirato a scrivere cose nuove. E poi un artista può reinventarsi ogni volta che vuole, non ho mai creduto a svolte repentine per motivi discografici e commerciali, semplicemente perché quando scrive esprime se stesso: nel momento in cui cambia è normale che cambi anche l’abito con cui veste una canzone.
In alcuni casi però la svolta sembra forzata e sospetta…
Secondo me bisogna distinguere tra artista, che può essere un cantautore o una band che scrive la propria musica, e l’interprete: in quest’ultimo caso se fino al giorno prima cantava ballate romantiche e il giorno dopo diventa il mago dell’elettronica perché la casa discografica gli ha dato determinati pezzi allora sì, concordo con quel che dici, ma queste sono dinamiche commerciali che c’entrano poco con il fare musica davvero ed essere artista.
Ora siete ripartiti in tour dopo i concerti di anteprima dei mesi scorsi. Che tipo di spettacolo bisogna aspettarsi?
Un concerto concepito come show: ci piace giocare con luci, scenografie ma anche con il pubblico. Sul palco siamo molto divertiti e appassionati, e amiamo vedere la gente ballare, ma ci sono anche momenti più intimi in cui ci si può abbracciare e magari farsi scendere la lacrimuccia. Il palco è il nostro habitat naturale, anche quando siamo in studio scalpitiamo per suonare dal vivo.
A settembre su Sky Uno tornerà X Factor: un commento sulla nuova giuria?
Quando ho letto il nome di Manuel Agnelli ho pensato: “Dovevamo iscriverci quest’anno!”, anche perché l’anno scorso quando ci era stato detto di preparare pezzi in italiano per i pre-casting noi avevamo scelto due brani degli Afterhours. Ho tutta la loro discografia originale, sono una grande fan e riesco a sentirmi credibile cantando in italiano solo con i brani loro e dei Subsonica. Arisa non la seguo in particolar modo, e neanche Alvaro Soler, conosco solo i tormentoni ma mi documenterò.