Non è detto che per farsi sentire sia necessario gridare. Less is more, si dice, e questo vale sicuramente per Senna, il trio di Ostia formato dai fratelli Carlo e Simone Senna, e Valerio Meloni, che il 22 novembre 2019 ha pubblicato l’album d’esordio Sottomarini (Costello’s / Artist First).
Il gruppo arriva su PopSoap a quasi un anno dal debutto, e già questo è un chiaro indizio del fatto che siamo di fronte a un’opera che ha superato la prova del primo anno di vita (e non è poco, visto che spesso ci troviamo ad accantonare dischi dopo 2 mesi dalla pubblicazione). Carlo Senna, voce e autore dei brani, confeziona canzoni che non hanno bisogno di sgomitare con effetti speciali per farsi notare: è un disco intimo e lo-fi, registrato su nastro, con un vecchio 8 piste recuperato al mercatino dell’usato. A voler etichettare l’album lo si potrebbe inserire nel filone indie-pop, la verità è che si tratta di 10 tracce preziose, da maneggiare con cura e che scendono in profondità per riportare a galla emozioni difficili da guardare in faccia. Di Senna si sta accorgendo non solo il pubblico ma anche gli addetti ai lavori: dopo essere stati tra i finalisti di Musicultura 2020, i tre hanno portato a casa la targa ‘Giorgio Calabrese’ per il miglior autore al Premio Bindi.
L’album si apre con i rumori del mare e schiamazzi di bambini. Che ruolo ha la memoria in questo disco anche alla luce della scelta visiva che avete fatto con le copertine dell’album e del singolo che vi ritraggono da piccoli?
Un ruolo importantissimo, perché il disco può essere considerato una specie di viaggio nei ricordi fino ad oggi. È un percorso in cui la componenente di memoria è fortissima: sono una persona molto affezionata a tutto, alle persone, alle cose, quindi questa dimensione ha permeato un po’ tutte le canzoni e nel momento in cui veniva fuori un filo conduttore all’interno dell’album ci è sembrato giusto partire con quei rumori.
Quanto questa memoria diventa nostalgia?
Nel 2018 ho scritto queste canzoni perché è stato un anno particolarmente complicato dal punto di vista personale. È un disco scritto tra camere da letto e d’ospedale, ci sono state situazioni difficili da vivere, siamo passati anche attraverso dei lutti. È chiaro che nel momento in cui ti trovi faccia a faccia con la mortalità e la volalità delle persone e dei rapporti ci fai i conti, ti metti in gioco in prima persona.
Ricorre non poche volte anche il mare, che cosa rappresenta per voi e che rapporto avete con la vostra Ostia?
Fa parte del percorso del fare pace con chi sei, da dove vieni, capire l’importanza che ha il luogo in cui sei cresciuto e vivi. A noi ha dato più consapevolezza di chi siamo, di quel che ci piace e di quali sono le cose importanti. Io abito al mare, è una componente per me quotidiana, e l’ho usata anche come metafora di tante altre cose.
Dei sottomarini si vede solo la punta, il più resta sotto: è così anche per questo disco?
Sì anche perché gli arrangiamenti, il mondo in cui è suonato e registrato sono tutti molto scarni ed essenziali. È come se le canzoni fossero chiavi che vanno a sbloccare emozioni molto forti che spesso rimangono sommerse perché non abbiamo il coraggio di farle uscire allo scoperto.
La scelta di registrarlo in maniera analogica è anche un modo per non mettere filtri troppo artificiosi tra voi e quello che raccontate?
Io ho sempre registrato su cassette da quando ero piccolo quindi è il modo che sento più vicino a me, e poi lavorando in questo modo devi fare delle scelte ben precise prima di registrare perché poi non puoi annullare una decisione presa in precedenza.
L’album è stato pubblicato in vinile, è approdato sulle piattaforme digitali e ora sono disponibili i demo in cassetta: manca solo il CD…
Sono molto affezionato al formato vinile essendoci cresciuto e ascoltandoci regolarmente tutti i giorni musica, e poi registrando su nastro era naturale mantenerlo nel mondo analogico. Anche il concetto della copertina grande… son tutte cose a cui teniamo. Era più importante per noi fare il 33 giri, poi se ci sarà bisogno di fare un’altra stampa magari penseremo di pubblicarla in un formato diverso.
Il disco è uscito a novembre 2019, in questo primo anno di vita qual è il bilancio che ne faresti? Quali sorprese inaspettate ti ha regalato?
Tutte le cose che sono successe erano inaspettate, non avevamo aspettative nel momento in cui lo abbiamo registrato. È partita come una cosa necessaria a livello personale, e poi è arrivato il riscontro piccolo ma organico di pubblico e pure della critica. A distanza di 10 mesi ci sono ancora persone che ogni giorno vanno ad ascoltarlo e mi sembra una cosa miracolosa perché noi partiamo proprio da zero. Il fatto di essere tra i vincitori di Musicultura e della targa Bindi come miglior autore è una cosa stupenda perché quello che è stato apprezzato è stata proprio la scrittura delle canzoni. Di cose ne sono successe ed è stato molto bello, chiaramente il Covid ha frenato la parte live, metà tour è stato annullato.
Sei riuscito a comporre in periodo di lockdown? Qualche collega ha dichiarato di aver avuto un blocco creativo.
Io ho scritto tanto, è uscita anche una canzone in quarantena (Anidride carbonica, ndr), però in realtà scrivo tutti i giorni, mi sono preso questo impegno con me stesso: poi magari la maggior parte non la uso o non mi piace perché il giorno dopo non mi rispecchia più, succede.
Stanno chiudendo diversi locali di musica dal vivo, la ripartenza si preannuncia in salita: ti fa paura?
Paura non so, chiaramente dispiace anche perché i luoghi di aggregazione culturale sono fatti per incontrarsi, per far viaggiare non solo l’economia ma anche le idee. È quello il vero peccato, sembra che non sia stato compreso fino in fondo il valore di quello che sono i prodotti culturali: stiamo in quarantena e allora leggiamo, ascoltiamo un disco ma qualcuno deve creare queste opere, e se manca la linfa vitale di cui si nutrono i creativi a quel punto la catena si interrompe.
Nel vostro futuro prossimo che cosa c’è?
Abbiamo da poco chiuso la stagione live perché i prossimi mesi sono un’incognita, navighiamo a vista, non sappiamo cosa succederà, è difficile programmare.
Le preferite da PopSoap: Giulia, Addio alla città, Le cose a metà, Italifornia
Emanuele Corbo