Good Karma è il nuovo album dei Roxette uscito ieri, venerdì 3 giugno, ed è il loro decimo disco in studio da Pearls Of Passion del 1986, il terzo da quando fecero ritorno sulle scene nel 2009, a seguito di sette lunghi anni d’inattività durante i quali Marie Fredriksson sconfisse con successo un quasi fatale tumore al cervello.
Se raffrontato ai due immediati predecessori dei Roxette (Charm School, 2011 e Travelling, 2012), Good Karma è un album più coerente, in cui tutte le canzoni sono state scritte per questo disco.
Good Karma suona come un solido album dei Roxette, con la giusta miscela di ballate che danno a Marie l’opportunità di brillare e le hit di Gessle dal sapore di bubblegum al lampone che tirano fuori la testa appena possono. Ma questa volta una grossa parte del materiale è trattata con un leggero tocco elettronico. Il che è per lo più dovuto alla nuova costellazione di produttori. Fin dagli esordi dei Roxette, Clarence Öfwerman è stato il tastierista e il produttore principale del gruppo, aggiungendo il suo tocco con quel genere di passaggi melodici di piano che sono diventati la caratteristica principale di molti dei più grandi successi della band. Insieme a Christoffer Lundqvist, Öfwerman costituisce, sin dalla fine degli anni ’90, il cuore del team di produzione dei Roxette.
A questi ora aggiungete il duo di produttori svedesi Addeboy vs Cliff, che hanno co-prodotto quattro canzoni e contribuito a scriverne tre, e otterrete un interessante set-up di background musicali e metodi differenti.
“L’aspetto interessante della collaborazione con produttori e compositori che sono molto più giovani di noi è che ci complementiamo a vicenda pensando in modo differente”, dichiara Per Gessle. “Nei Roxette ci siamo sempre adoperati a definire tutti i piccoli dettagli; piccole cose che potevano essere aggiunte solo nella seconda strofa, un flusso di note per dare più colore al sound e rendere la canzone più interessante da ascoltare mentre scopri altre cose”.
L’atmosfera vibrante si può già notare nel brano che apre l’album, Why Dontcha?, una canzone pop veloce dettata dalla chitarra acustica di Per, una drum machine primitiva e il debutto di Christoffer Lundqvist come sassofonista funkeggiante.
Segue il primo singolo, It Just Happens, una ballata melodica con Marie Fredriksson e Per Gessle che si scambiano le parti vocali nella classica maniera dei Roxette. La band continua a scavare nel proprio passato musicale con la canzone che dà il titolo all’album, un power rocker con la voce di Marie mentre in sottofondo fragili melodie al piano si fondono con il suono della chitarra più rock dal 1989.
Il divertimento continua con This One, con un coro che resta in testa in un modo tale che spiega perché i Roxette sono ancora nelle playlist di tutto il mondo. La parola chiave qui potrebbe essere sensibilità pop. E suona attuale ora tanto quanto in Pearls Of Passion 30 anni fa.
Il decimo album dei Roxette offre undici canzoni diverse tra di loro tanto che non si riesce a prevedere come sarà la successiva. Per esempio, le due collaborazioni con Addeboy vs Cliff, You Make It Sound So Simple e From A Distance avvolgono le voci di Per e Marie in un universo elettronico che suona nuovo e familiare allo stesso tempo.
E mentre Some Other Summer si fa strada sgomitando con tutta la consapevolezza di essere un successo pop dell’estate, Why Don’t You Bring Me Flowers? si libera di quasi tutti gli strati musicali finché restano solo la voce malinconica di Marie e un’altra di quelle tipiche melodie ossessive dei Roxette.
Addeboy vs Cliff ritornano in quello che probabilmente è l’esperimento estremo dell’album, il pop dallo schema elettronico di 20 BPM prima che l’ultima canzone, April Clouds si faccia di nuovo introspettiva.
E se volete credere a Marie Fredriksson, Good Karma è il migliore album che i Roxette abbiano fatto. Fino a ora.
Immagine di copertina: Viktor Flumé
Via Ufficio Stampa