Natalia Lafourcade pubblicherà il 9 giugno per Sony Music l’album Hasta la raíz. L’omonimo singolo si sta rapidamente imponendo nelle radio italiane nella versione originale, nonostante sia stato realizzato anche un remix proprio per renderlo più accattivante per il pubblico nostrano. Abbiamo incontrato l’artista messicana a Milano, dove ci ha presentato quello che in realtà è il suo sesto disco. “Spero che gli Italiani si innamorino della mia musica”, ha dichiarato.
Con un semplice ma cordiale “Hola” Natalia Lafourcade si presenta alla stampa italiana radunata per l’occasione. Aspetto minuto e grazioso, la cantante latina si dice sorpresa che la propria musica sia arrivata anche qui da noi.
In Italia non ti conosciamo ancora molto bene, come ti presenteresti a chi ti ascolta per la prima volta?
Sono una compositrice, una musicista e una cantautrice intensa ma delicata. La musica è la lingua che uso per relazionarmi con le persone.
E se dovessi descrivere la tua musica?
Questo è il mio sesto disco, ma anche in Messico non sanno bene dove collocarmi: qualche volta nel rock, altre nella musica alternativa, altre ancora in quella sperimentale. Diciamo che utilizzo ingredienti diversi per creare il mio stile. Mio padre, anch’egli musicista, mi ha sempre insegnato che esistono soltanto due tipi di musica: quella bella e quella brutta. Ora come ora potrei dire che il mio è un pop sperimentale che non rientra nei canoni di quello propriamente commerciale, perché è sì di facile ascolto ma comporta anche dei rischi.
In merito a questo album hai dichiarato di aver ritrovato la tua voce e di averla lasciata libera di esprimersi, che cosa intendi?
Ho ritrovato me stessa e ho trovato argomenti da mettere in musica. Dopo aver reso omaggio con il mio precedente album ad Agustín Lara (poeta e cantautore messicano del secolo scorso, ndr) e aver trascorso un momento difficile per la fine di una storia d’amore sono riuscita a canalizzare le mie emozioni e a fare buona musica. Era un momento molto frenetico della mia vita e cercavo la pace ovunque. A tal proposito mi è decisamente servito il viaggio che ho fatto a Cuba così come quello in Cile: entrambi mi hanno aiutato a trovare l’essenza della mia musica e a capire chi sono, dal momento che per metà ho origini cilene.
La tua musica ti ha consentito di arrivare a suonare anche in Giappone, che esperienza è stata?
Ci sono andata per promuovere il mio primo disco e ho trovato un pubblico che studia lo spagnolo e fa ricerche sulla musica latina. In un mese e mezzo di permanenza mi sono innamorata del popolo nipponico e ho tenuto 14 concerti per lo più acustici in una dimensione molto intima. Ci tornerò sicuramente.
E per quel che riguarda l’Italia?
Sono qui anche per esplorare la musica italiana. In Messico conosciamo benissimo Laura Pausini, ma sono sicura che ci sia anche molto altro. Ieri sono stata in un negozio di vinili e ne ho acquistato uno di Franco Battiato. Prima tutto ciò per me sconosciuto, ora invece inizia questa fase di ricerca, magari anche in vista di qualche collaborazione. Lavorare con altri artisti penso sia fondamentale per creare della buona musica.
Farai concerti nel nostro Paese?
Lo spero tanto, e mi auguro che il pubblico italiano possa innamorarsi della mia musica.
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