Settimana prossima sul palco di Sanremo 2016 ci sarà anche Alessandro Mahmoud, in arte Mahmood, che con il brano Dimentica gareggerà nella sezione ‘Nuove Proposte’. Milanese classe 1992, Mahmood approda all’Ariston dopo essersi guadagnato uno dei due posti messi a disposizione da Area Sanremo per la kermesse. Nel suo curriculum anche un percorso di studi al CPM di Milano e una breve esperienza alla sesta edizione di X Factor. A PopSoap Mahmood ha presentato il singolo Dimentica e ha parlato della prima volta che ha messo piede nel leggendario teatro Ariston.
Dimentica non è stato un brano “buona la prima”, l’hai registrato 8 volte. Che cosa non andava bene? Sei un perfezionista?
Sì, ma al di là di questo è stata proprio un’esigenza di arrangiamento: lo abbiamo dovuto modificare più volte, prima era elettronico-minimal, poi lo abbiamo un po’ accelerato e ‘poppizzato’ per ragioni radiofoniche e per renderlo più agibile al pubblico, ma il brano sostanzialmente è rimasto sempre uguale.
La canzone è nata nel caos cittadino, in metro per l’esattezza…
Purtroppo non vivo in campagna, a Milano si corre sempre quindi l’ho scritta sul telefono mentre ero in metropolitana ma è l’unica volta che ho scritto un brano in un luogo pubblico, di solito lo faccio quando sono da solo in casa, oppure in albergo come è successo di recente a Sanremo.
Nel videoclip dai due immagini di te, e per una di queste ti sei pitturato di nero: ha un significato preciso?
Avevo semplicemente scritto delle idee sia visive che artistiche, sono un esteta e mi piacciono le immagini forti. Si tratta di un brano introspettivo che racconta il mio percorso musicale, è come se la stanza blu della quale si parla fossi io e mi trovassi chiuso in me stesso. Anche la location comunque ha contribuito: il video infatti è stato girato in un manicomio abbandonato in Brianza.
Che rapporto hai con il Festival di Sanremo e che cosa significa per te parteciparvi?
Ho sempre visto il Festival, anche se devo ammettere di essere un grande amante della musica internazionale. Negli ultimi anni però mi sono avvicinato molto a quella italiana.
Per me partecipare quest’anno è una vittoria allucinante, mai avrei pensato di arrivare a questo punto, poi io e Miele veniamo da Area Sanremo quindi per noi è stato un po’ più complicato perché abbiamo dovuto fare tutto da soli: ci siamo iscritti, abbiamo prenotato l’albergo, abbiamo frequentato i corsi. È stata una battaglia all’ultimo sangue anche se in realtà le battaglie per la musica non sono mai tali, perché se ti piace la musica lotti con piacere.
Qualche giorno fa hai fatto le prime prove al teatro Ariston. Impressioni?
Appena sono entrato all’Ariston mi è venuto un coccolone, è sempre uno schiaffo in faccia quando lo vedi per la prima volta dal vivo, quindi non avevo il polso fermo per chiedere alcuni accorgimenti tecnici e sono andate un po’ uno schifo (ride, ndr). Poi mi sono ripreso, ho visto Dolcenera che entrava con la ‘cazzimma’ dicendo a tutti: “Alzatemi questo, abbassatemi quest’altro” e così la seconda prova è andata meglio.
Che cosa ti aspetti da questa esperienza?
Che mi dia la possibilità di fare e di vivere di musica per tanto tempo, so che è quasi impossibile ma dopo aver fatto Sanremo è l’unica cosa che ti resta da desiderare.
Nel tuo recente passato c’è un brano come The Chair, più pop rispetto a Dimentica: è uno dei colori che troveremo in un tuo prossimo progetto discografico oppure darai un taglio più omogeneo al tutto, stilisticamente parlando?
The Chair sembra pop perché è fatta in acustico, in realtà mi sono avvicinato molto all’elettronica in questi due anni grazie ai miei produttori, quindi non mi dispiace l’idea di un album tutto elettronico poi chissà… Sono anche molto legato al mondo del pop, ho scritto quella canzone con un’amica che si chiama Martha e il ragazzo che suona la chitarra è Andrea Mattia Grieco, lo stesso che ha girato il video di Dimentica. Mi piace lavorare con i miei amici, mi piace fare tutto in famiglia.
https://www.youtube.com/watch?v=V0ge3e1zCHA
Nel tuo disco pensi troveranno posto sia brani in italiano che in inglese?
Non lo so, al momento mi trovo molto bene a scrivere in italiano però l’inglese fa parte di me perché ho passato tanti anni a cantare in quella lingua.
Come senti di essere cambiato da Fallin’ Rain, il tuo primissimo singolo di 3 anni fa, ad oggi?
Un bel po’, quello era un brano di Emiliano Pepe, che mi ha consentito di arrivare su iTunes con un inedito. È stata un’esperienza bellissima cantare qualcosa che non fosse già di qualcun altro. Da lì ho capito che fare cover non mi bastava più e l’anno successivo ho iniziato a scrivere pezzi miei, per cui anche Fallin’ Rain ha contribuito a questa svolta da cantante a cantautore.
Photo Credit: Luisa Carcavale
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