Non conoscevo Lilo. Erano mesi che non aprivo la casella di posta di PopSoap. Pochi giorni fa l’ho fatto e scorrendo le mail mi sono reso conto che non mi ero perso proprio niente, tranne lei: Laura Pizzoli, musicista e cantautrice classe 1991. Ho premuto play su Luce ovunque, brano che l’artista aveva in promozione a febbraio ed è stato amore al primo ascolto. Da lì è partita la corsa al recupero della sua discografia e l’idea di tornare a scarabocchiare su questo spazio per puntare un riflettore (per quanto piccolo) su progetti che, a totale discrezione di chi scrive, meritano attenzione. Laureata in Lettere Moderne e successivamente in Musicologia, Lilo dopo l’esperienza in un duo semiacustico nel 2017 diventa solista pubblicando una serie di singoli fino al più recente Tienimi su. Tra ricordi degli esordi e sogni per il prossimo futuro la cantautrice si racconta in una delle sue prime interviste per il web, se Google non m’inganna.
Ciao Lilo, benvenuta su PopSoap. Presentati ai nostri lettori: chi è Lilo e perché questo nome d’arte?
Ciao! Sono molto contenta di essere su PopSoap e ti ringrazio per l’invito. Dunque, Lilo è Laura. In famiglia mi hanno sempre chiamato così e, una volta nata la necessità di scegliere un nome d’arte, ho pensato subito che Lilo potesse funzionare. È corto, suona bene, è “neutro” e nella mia testa è come se mi chiamassero Laura, che è il mio vero nome.
La musica ha fatto parte anche dei tuoi studi universitari, ma con quali ascolti sei cresciuta e che cosa ascolti ancora oggi?
Funziono in questo modo: quando una cosa mi appassiona tento di saperne di più. Quindi finisco spessissimo per studiarla. Con la musica è andata proprio così, il mio interesse di bambina e adolescente è andato approfondendosi fino alla laurea in Musicologia che mi ha permesso di pensare alla musica per la maggior parte del mio tempo. Successivamente mi ha permesso di farla diventare una professione. Da bambina sono cresciuta con gli ascolti che faceva mia madre, su tutti James Taylor, Billy Joel e Michael Jackson. Billy Joel è un artista che ascolto ancora oggi, ad esempio. Mio padre era invece più formato sulla musica classica e dirigeva un coro; da lì credo provenga la mia passione per la musica vocale, corale e gospel.
Ti ricordi la prima canzone che hai scritto?
Certamente! Potrei anche suonartela e cantartela tutta, ma te la risparmio. Ero a casa della nonna di una mia amica con cui frequentavo le scuole medie e ci siamo dette “Scriviamo una canzone”, io studiavo già pianoforte e quindi l’ho poi musicata (assumendo come coristi mio fratello e mia sorella). Aveva un testo in inglese (a tratti maccheronico) ma la melodia, devo ammettere, aveva del potenziale, potrebbe venirmi voglia di riutilizzarla.
A un certo punto del tuo percorso hai deciso di dare un nuovo vestito, sia musicale che linguistico, al tuo progetto: che cosa ti ha spinto a fare questo passo?
Mi sono accorta che, quando mi mettevo al pianoforte, la mia scrittura andava naturalmente da un’altra parte rispetto a quello che avevo fatto fino a quel momento. Ho semplicemente voluto seguire la strada che stavo inconsapevolmente tracciando. Sentivo la necessità di esprimermi in modo trasparente e spontaneo, nella mia lingua, scegliendo dei suoni un po’ più spinti rispetto al passato.
Il tuo ultimo singolo Tienimi su è stato da te descritto come una canzone che ti fa sentire felice, e in un periodo come questo non è poco… Com’è nato?
Spesso quello che scrivo parte da un pensiero fulmineo che io appunto sul telefono. In questo caso il pensiero è stato “Cambierei davvero tutto se potessi, tranne Te”. Da lì ho cominciato a canticchiarci una melodia che mi è ronzata in testa per qualche tempo, quindi ad un certo punto meritava di uscire dalla mia mente per trasferirsi su un progetto di Logic. Ho pensato alla bellezza di avere attorno delle persone che ti sostengono, che credono in quello che fai, che nonostante le incomprensioni (“Per come ti diverti quando io non mi diverto”) sono lì.
Qualche mese fa invece hai pubblicato Luce ovunque: dove stai trovando la tua personale luce in questa fase così delicata che stiamo attraversando?
Domanda difficile e profonda questa. Ci ho dovuto pensare su non poco. Io credo di trovare la mia luce dove è sempre stata: nel modo in cui penso alle cose. A volte la luce diventa più fioca, e vedo tutto difficile. Al buio non vedi chiaramente e ti trai in inganno da solo. La mia luce è alimentata dall’ispirazione. L’ispirazione per me sono le persone, la musica in sé, la lettura, le parole dette al momento giusto, gli amici, la natura.
Con i singoli usciti negli ultimi 2 anni e mezzo avresti materiale per mettere insieme un album. Pensi potranno fare parte del tuo primo disco oppure ad oggi senti di voler raccontare qualcosa di diverso da quello che quei brani rappresentano?
Penso che i primi brani che ho pubblicato siano una sorta di “riscaldamento”. Io e il mio produttore (Matteo De Marinis) abbiamo cercato di mettere insieme i nostri mondi, abbiamo fatto un labor limae assiduo e adesso posso dire che sento di aver trovato una bella sintonia con lui. Per cui credo che nell’album non confluiranno troppi brani già editi. Dopotutto fare uscire un album di cose già sentite non è un po’ noioso? Ogni album per me deve raccontare un mondo a sé, che è precisamente quello che tenterò di fare.
Hai mai pensato di portare la tua musica in tv, e quindi in un talent show o in una vetrina come Sanremo?
A dire il vero mi è stato proposto più volte di prendere parte ad alcuni talent show, cosa che ho sempre rifiutato. Non sono portata per quel tipo di sovraesposizione mediatica, rischierei di finire schiacciata da quei meccanismi che ormai conosciamo tutti. Su Sanremo invece scrivo un punto di domanda, quel palco non mi dispiacerebbe. Ci andrei se avessi la canzone giusta, che mi rappresenta, che mi faccia stare bene sul palco. Che mi faccia dire “Ok, sono Lilo e adesso ve le canto e ve le suono”.
Chiudiamo concedendoci il lusso di sognare: dove e come immagini il tuo primo live una volta che ci saremo lasciati alle spalle tutto quello che stiamo vivendo in questi mesi?
Il mio primo live lo immagino nella mia città, Busto Arsizio, nell’unico posto che crede veramente negli artisti emergenti: Il Circolo Gagarin. Ci ho suonato in duo, da sola e come tastierista di Brenneke. Penso che la ripartenza più naturale sarebbe lì, con le persone che per prime si sono prese la briga di ascoltarmi e di sostenermi.
IL CONSIGLIO DI POPSOAP: Tra i brani di Lilo da ascoltare assolutamente ci sono anche Questa stanza e Gospel 121