Il cantautore tarantino Emanuele Barbati ha pubblicato lo scorso 15 maggio in digitale e il 26 maggio nei negozi tradizionali l’EP Sfumature Vol.1 (Scirocco Music/Believe), un disco dalle sonorità pop ispirato dalla sua terra natale. Il nuovo lavoro fa seguito al primo album del 2012 Sulla stessa via, finanziato da Puglia Sounds (programma della Regione Puglia per lo sviluppo del sistema musicale). L’artista, laureato in musicologia e diplomatosi al CPM Music Institute di Milano, dove ha studiato chitarra, pianoforte e produzione musicale, ha presentato a PopSoap il suo ultimo progetto discografico.
A quali sfumature fai riferimento con il titolo di questo album? Personali o anche musicali?
Il titolo viene dal fatto che ho sempre immaginato le canzoni come dei piccoli dettagli che la maggior parte della gente non coglie perché è abituata ad andare di fretta, e che invece bisogna soffermarsi a guardare bene per poter capire. Effettivamente però lo si può leggere anche da un punto di vista musicale perché in questo disco ho cercato di inserire alcuni generi che amo particolarmente senza definirli in modo chiaro: ci sono quindi accenni di reggae così come di cantautorato vecchia scuola.
L’album si apre con Finalmente, un’ammissione di colpa e fragilità, cosa non facile da riconoscere per un uomo.
La mia intenzione era fare un disco molto sincero, senza nascondermi dietro l’immagine del cantante pulito che non sbaglia mai. Mettere questo brano in apertura di album è un modo per dire: “Io sono stato anche questo e so chiedere scusa”, atto non facile per un uomo ma indispensabile per redimersi e mostrarsi per ciò che si è veramente.
Il disco è stato prodotto da Roberto Vernetti: come ti ha aiutato a trovare la tua identità sonora?
Ha cercato di capire da dove venissi e dove potessi andare con i miei brani. Affidare a un produttore le proprie canzoni è sempre difficile per un cantautore, perché si deve mettere in conto che qualcuno te le stravolga. Lui invece ha capito il mio mondo e ha apportato le giuste migliorie.
Il mare è la parola chiave dell’album. Qual è il rapporto con la tua terra?
Sicuramente è l’elemento naturale che più mi appartiene. Quando sono a casa ci vado quasi tutti i giorni, soprattutto nelle stagioni non estive, quando posso godermelo da solo, anche perché pratico surf. Il mare per me è una valvola di sfogo e un modo per rimettermi in pace col mondo.
Da Taranto a San Francisco: che cosa ti ha lasciato il viaggio che hai fatto in California nel 2005?
Ho fatto alcune master class al conservatorio di San Francisco e ho collaborato con delle etichette indipendenti per carpire segreti sulla produzione americana. Per me è stato un viaggio molto importante perché mi sono scontrato con una realtà differente dalla nostra anche nei modi di pensare la musica. San Francisco mi ha colpito molto pure a livello umano, e in seguito ci sono ritornato perché ne sentivo il bisogno.
Di che cosa parla il tuo nuovo singolo Ecco arriva il sole?
È uno degli ultimi brani che ho fatto sentire a Vernetti. Quando l’ho scritto volevo utilizzare la metafora del sole per parlare della fine di un momento di crisi e l’ho fatto in forma di canzone molto pop che può anche far sfuggire questo significato. Temevo potesse essere considerato il classico brano estivo che non lascia traccia, invece Roberto Vernetti quando l’ha ascoltato ha capito subito che cosa volessi dire, e io mi sono convinto del fatto che ognuno dà alle canzoni il significato che preferisce.
Nel video del brano compare anche il libro Il piccolo principe, del quale tu hai curato una traduzione salentina. Com’è nata questa idea?
Il piccolo principe è uno dei libri più tradotti al mondo, ne esistono tantissime edizioni in dialetto. Quando ho proposto questo progetto alla casa editrice che ne detiene i diritti mi è stato confermato il lavoro nel giro di 3 ore. Il motivo principale per cui l’ho fatto è che Il piccolo principe a più riprese è tornato nella mia vita, quindi volevo rendergli omaggio e farlo parlare nella mia lingua.
Sfumature avrà un secondo volume?
Sì, abbiamo deciso di pubblicare alcuni singoli da racchiudere in un disco in modo da farli ascoltare alla gente e magari comprare singolarmente venendo incontro alle persone economicamente, e nel frattempo prepariamo la seconda parte del progetto. Anche in America molti artisti stanno adottando questa strategia per combattere la crisi del settore discografico.
Ci sarà un tour estivo?
Stiamo pensando ad alcuni showcase di presentazione del disco. Inizieremo dalla Puglia perché in estate diventa la capitale del turismo, quindi ci sarà un sacco di gente. In seguito spero di poter suonare anche altrove.
Oltre alla musica sei impegnato anche sul fronte sociale…
Da sempre collaboro con associazioni che si occupano di cittadinanza attiva e salvaguardia ambientale. Vivo nella realtà di Taranto, città alle prese con un gravissimo problema e una spaccatura evidente tra il bisogno di lavoro e il diritto alla salute. Io credo che gli artisti debbano impegnarsi per la collettività e prendersi cura della gente con cui hanno a che fare: per questo ho sempre sostenuto varie realtà come Amnesty International, Greenpeace, PETA, e associazioni ambientali tarantine.