Presentato fuori concorso al Festival di Cannes, Amy è il documentario dedicato alla (breve) vita di Amy Winehouse diretto dal regista inglese Asif Kapadia. Il film, basato su immagini e filmati d’archivio finora inediti, arriverà in Italia il 15, 16 e 17 settembre distribuito da Nexo Digital e Good Films. Una pellicola intrisa di amore e, naturalmente, di musica.
È stato proiettato ieri a Milano in anteprima per la stampa l’atteso film su Amy Winehouse. Quasi due ore di girato per quello che il regista Asif Kapadia ha definito “la storia di una persona che vuole essere amata, che ha bisogno di amore e non sempre lo riceve”. Ed è proprio questa mancanza che segna sin da subito la tormentata esistenza della cantante.
La giovane Amy, infatti, a 9 anni deve fare i conti con la separazione dei suoi genitori Janis e Mitch, un evento che destabilizza la sua emotività già incline alla ribellione. A questo si aggiunge il rapporto quasi inesistente con il padre che, come lei stessa ricorda in una serie di contributi d’archivio, non c’era mai, salvo poi tornare nella vita della figlia quando questa inizia la sua avventura discografica all’età di 18 anni. Una figura poco presente dunque, e questo ci fa capire come mai Mitch Winehouse si sia scagliato contro il film di Kapadia.
Amy, che in questo periodo della sua vita inizia a soffrire di disturbi alimentari, vede davanti a sé due strade per cercare di lenire il dolore: gli antidepressivi (presi dall’età di 13 anni) e soprattutto la musica. A differenza di molti altri che vivono una situazione simile, spiega l’artista, lei ha l’opportunità di sfogarsi sulla chitarra. Ed è qui che si inserisce l’altro elemento sul quale si fonda il documentario: la scrittura di Amy Winehouse. I filmmaker hanno infatti raccontato la storia attraverso i testi delle sue canzoni: testi che si rivelano da subito molto personali e che costituiscono una sorta di terapia attraverso cui elaborare sentimenti difficili e dolorosi.
Amy non sogna di diventare una star, vuole solo fare musica e lanciare delle richieste d’aiuto attraverso versi diretti ed espliciti che lasciano ben poco all’immaginazione. È stato così con l’album di debutto Frank (2003) – si veda ad esempio la traccia What Is It About Men – che la presenta al pubblico come cantante jazz, e ancora di più con l’opera seconda Back To Black (2006) che risente profondamente della tormentata relazione d’amore con Blake Fielder.
Blake, divenuto marito della Winehouse nel 2007, è uno dei protagonisti intervistati dal team che sta dietro questo film. Un compito non facile per Asif Kapadia e i suoi collaboratori, che hanno dovuto conquistare la fiducia di coloro che conoscevano la cantante e che quindi avrebbero potuto dare un contributo fondamentale al racconto. Tra questi, Nick Shymansky (primissimo manager di Amy Winehouse), Raye Cosbert (suo manager per Metropolis Music) e Juliette Ashby e Lauren Gilbert. Queste ultime sono le amiche d’infanzia dell’artista, nonché le persone che forse l’hanno amata nel modo più sincero, almeno a giudicare dalla loro voce che spesso si rompe in gola mentre parlano di Amy.
Insieme alle interviste, l’altro fiore all’occhiello del film Amy è la presenza di materiale inedito girato dalla stessa artista, da Blake o dagli amici, come nel caso dei momenti di relax vissuti in barca il giorno delle nozze forniti dall’amico Phil Meynell. Filmati esclusivi che restituiscono un’immagine carismatica, brillante, divertente e a tratti infinitamente dolce della cantante.
Tra gli episodi migliori del film le tante esibizioni live di Amy Winehouse dagli esordi al successo mondiale – performance vocali in grado ancora di oggi di far vibrare il cuore di chi le ascolta –, la sessione di registrazione del singolo Back To Black in studio con il produttore Mark Ronson e il momento in cui la cantante (in collegamento da Londra) apprende la notizia della vittoria del Grammy come Record of the year con Rehab (febbraio 2008). Una scena al contempo emozionante e drammatica, che si chiude con la Winehouse da sola sul palco, con le luci spente, che commenta: “Ma senza droga diventa tutto noioso”.
La pellicola ricostruisce la vita di Amy fino all’ultimo giorno, quel maledetto 23 luglio 2011 in cui la 27enne viene trovata morta nella sua abitazione di Londra. Un’esistenza consumata giorno dopo giorno dall’abuso di alcool e droghe, nonostante i diversi tentativi di ripulirla operati da chi le stava intorno, dalla bulimia mai risolta e da un cuore gonfio d’amore che non ha mai trovato il canale giusto nel quale essere convogliato.
Amy arriverà nei cinema italiani a settembre, mentre a novembre – in esclusiva su Amazon.it – verrà pubblicato un cofanetto prodotto da Universal Music contenente 8LP con gli album Frank, Back To Black, Lioness: Hidden Treasures, il concerto del 2007 allo Shepard’s Bush Empire di Londra, un disco di rarità e un libro fotografico.
Un commento su “Amy: l’anteprima del film sulla Winehouse”