Due anni fa sono esplosi in Italia con il singolo Cough Syrup, anche se l’album risale al 2010. Tra i loro fan pure Morrissey. Ora i californiani Young The Giant sono tornati con un nuovo disco, intitolato Mind Over Matter, disponibile dal 20 maggio su etichetta Fueled by Ramen. Li abbiamo incontrati quest’oggi alla vigilia dei due concerti di Roma e Milano (rispettivamente 4 e 5 giugno all’Orion e ai Magazzini Generali), e abbiamo scoperto anche un insospettabile amore per Jovanotti: «Adoro le sue canzoni d’amore, come Mi fido di te» ha rivelato divertito il chitarrista Eric. «Conosco anche gli Afterhours. Sai, la mia ex è di Legnano!».
Mind Over Matter esce a 4 anni di distanza dall’album d’esordio: come avete affrontato la scrittura del seguito di un disco di successo?
Non siamo stati ossessionati dall’idea di replicare il successo del primo disco – confida il cantante Sameer Ghadia –, perché non siamo abituati a pensare che ciò che abbiamo già fatto sia il nostro meglio. Cerchiamo anzi di evolverci e non ripeterci, anche se sarebbe più facile per i fan, per noi e per la casa discografica.
Il titolo però fa riferimento alla pressione che ne è derivata?
Mind Over Matter fa riferimento all’idea che c’è alla base di questo nuovo lavoro, ovvero superare gli ostacoli che si presentano nella vita di ognuno di noi e andare avanti.
‘Paralysis’ è la parola chiave dei testi del disco, ed è pure il titolo della traccia che lo chiude. Da che cosa vi sentite paralizzati?
Sì, nell’album ritorna spesso la sensazione di paralisi. In realtà gli ostacoli più grandi sono nella nostra testa e siamo noi stessi a crearceli pensando troppo.
Com’è stato lavorare con Justin Meldal-Johnsen (bassista, membro dei Nine Inch Nails e produttore statunitense, ndr)?
È stato molto divertente. Ci ha aiutati a fare un passo avanti per quanto riguarda i suoni e le melodie. Il bello di Justin è che non è solo un producer, ma anche un musicista. E poi ha lavorato con artisti che amiamo, come Beck.
Che cosa avete ascoltato mentre lavoravate al nuovo progetto?
Abbiamo ascoltato tanta musica: da David Bowie, ai Talking Heads, passando per l’elettronica e l’hip hop. Il tutto per aprire la mente a nuove influenze.
Quando venne pubblicato il primo disco diceste che si trattava di una sorta di linea temporale che scandiva le fasi della vostra crescita come musicisti e come individui. Come descrivete invece questo disco?
In qualche modo vale lo stesso discorso, perché testimonia la nostra evoluzione come band. Abbiamo sperimentato nuovi stili musicali e strumenti. Questo disco rappresenta anche quel che saremo in futuro.
Che cosa deve aspettarsi il pubblico italiano dai due show di domani e giovedì?
Suoneremo i brani di entrambi i dischi e la cosa ci fa piacere. Per lo scorso tour abbiamo proposto molte volte il vecchio materiale, quindi ora è rigenerante eseguire anche il nuovo. L’energia però è rimasta la stessa e quando suoniamo insieme ci scateniamo sul palco. Chi viene ai nostri concerti lo fa non solo per ascoltare il disco, ma anche per divertirsi.
Di seguito il video di Crystallized, l’ultimo singolo della band formata da Sameer Gadhia, Jacob Tilley, Eric Cannata, Payam Doostzadeh e François Comtois.
Photo Credit: Lauren Dukoff