20 anni di Spinning Around: la rinascita pop di Kylie Minogue

Hula hoops, pattini a rotelle, costumi da bagno interi, balli di gruppo ispirati a ’La febbre del sabato sera’ e, soprattutto, hot pants di qualunque stoffa e colore, purché aderenti. 20 anni fa esatti, con un immaginario puramente 70’s, prendeva forma e contenuto una nuova era musicale per Kylie Minogue, quella di Light Years, il settimo album in studio della cantante australiana preceduto dal singolo Spinning Around, che il 19 giugno del 2000 veniva pubblicato nel Regno Unito.

La rivalsa artistica di Kylie

Spinning Around è una canzone che parla di rinascita interiore, un tema che a quel tempo Kylie sentiva decisamente proprio, in virtù di un contratto (ancora fresco di inchiostro) firmato nel 1999 con la Parlophone Records e del rilancio di cui la sua carriera aveva bisogno dopo il flop riscosso con Impossible Princess e la cosiddetta ’fase indie’ che aveva spinto l’opinione pubblica a vedere l’ex pupilla di Stock, Aitken e Waterman come una stella non più luminosa. Abbandonato nell’ufficio di un impresario statunitense e destinato a prendere polvere tra le scartoffie, il demo originario del brano fu raccolto dal nuovo direttore artistico di Kylie, Jamie Nelson, durante una trasferta oltreoceano alla ricerca di materiale valido, e portato in salvo in Gran Bretagna.

Kylie Minogue fotografata da Liz Collins per la cover di Spinning Around (2000)

Una demo scartata da Paula Abdul

La canzone era stata scritta da un’autrice esordiente di nome Kara DioGuardi insieme alla popstar americana Paula Abdul e prodotta da un duo di musicisti rhythm n blues, The Construction Brothers, formato da Ira Schickman e Dinky Bingham. Ispirata dalla voglia di lasciare il passato alle spalle e cambiare vita dopo il divorzio dal secondo marito, Paula aveva inciso Spinning Around nel 1999 per un album che non vide più la luce a causa di problemi intercorsi con la Mercury Records. Ascoltata (e gradita) da Kylie, la canzone venne quindi registrata da quest’ultima in uno studio di Los Angeles con il produttore Mike Spencer, che fu approcciato dalla Parlophone per trasformare Spinning Around da midtempo funky/soul (così suonava nella versione cantata dalla Abdul) a trionfo disco/pop modellato sulla base di capisaldi del genere musicale quali Haven’t You Heard di Patrice Rushen e Got To Be Real di Cheryl Lynn.

Alla ricerca del mix perfetto

Nonostante l’impegno profuso da Spencer, che per l’occasione preferì l’uso di strumenti reali e coinvolse nel progetto anche il chitarrista dei Jamiroquai, l’arrangiamento da lui curato per la traccia non soddisfò appieno il team della Minogue, intenzionato a non mollare la presa fino a quando non sarebbe stato trovato il mix perfetto. Alla fine, grazie alla produzione aggiuntiva di un duo di ingegneri del suono e DJ residenti a Vienna, noto come 7th District Inc. (Lorenzo Al Dino Pizzileo e Sergio Flores), il pezzo riuscì a fare l’ambìto salto di qualità nella versione che tutti conosciamo.

Un cimelio storico

Gli hot pants dorati che Kylie indossa nel video di Spinning Around, entrati di diritto nella storia del costume e attualmente esposti presso l’Arts Centre di Melbourne, furono in realtà acquistati nel 1996, a soli 50 centesimi, in un mercatino dell’usato dalla fotografa Katerina Jebb, grande amica della Minogue, e indossati per la prima volta dalla diva in occasione di un party londinese al quale si recò con l’allora compagno Stéphane Sednaoui. Dress code della serata, ’Immigrati, soggettoni e sgualdrinelle’.

Kylie Minogue sul set del video di ‘Spinning Around’ (2000)

Più tardi, nel 2000, la sera prima delle riprese del video di Spinning Around diretto da Dawn Shadforth, il costumista e direttore creativo William Baker ripescò casualmente gli hot pants dall’armadio di Kylie, e fu così che quegli shorts divennero per lungo tempo oggetto di discussione da parte della stampa e del pubblico, insieme al fondoschiena della diretta interessata, creando un vero e proprio caso mediatico in mezza Europa e contribuendo al successo del singolo che permise alla Minogue di riconquistare la vetta della chart britannica a distanza di un decennio da Tears On My Pillow.

20 anni fa esatti, Kylie rinasceva paladina del pop e reclamava il proprio campo d’azione nella scena mainstream con un brano/video rimasto iconico e un disco che avrebbe costituito il preludio di una fase imperante (quella del 2001/2002), in cui la Minogue sarebbe stata proclamata icona dance mondiale grazie all’ottavo album Fever e alla megahit Can’t Get You Out Of My Head.

Francesco Cappellano

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