Policrom La vita degli altri

Policrom: cantautorato elettronico ne “La vita degli altri”




Il 29 febbraio scorso è stato pubblicato per la neonata label Morgana La vita degli altri, il primo disco dei Policrom, il duo formato dai beneventani – ma romani d’adozione – Giuseppe Donatiello e Gianluca Errico. Il loro esordio risale al 2013, quando autoproducono l’EP Momento, che dà loro modo di esibirsi in alcune importanti realtà romane e italiane. Nel 2015 invece la collaborazione con Marco Bianchi che co-produce e mixa il loro primo album. A PopSoap Policrom hanno presentato La vita degli altri e hanno parlato del loro “cantautorato elettronico”.

Policrom La vita degli altri
Policrom, cover dell’album “La vita degli altri”

Qual è l’idea che sta alla base del disco e che avete voluto sintetizzare con il titolo La vita degli altri?
In realtà non c’è un idea del tutto unitaria dietro il titolo, non è una sintesi di quello che il disco racconta. Il titolo è nato un pomeriggio sul lungomare di Napoli mentre chiacchieravamo con i Drink to Me e Marco (Cosmo) e ci siamo resi conto che rifletteva bene il mood del disco, il suo carattere nostalgico e a tratti malinconico.

“Io sono tutto ciò che riesco a ricordare, il resto brucia” (da Mare): può essere considerata una delle frasi-manifesto di questo album?
Sì, il ricordo è il filo rosso che lega buona parte del lavoro. Chiaramente la nostra identità ruota intorno ai ricordi e alle esperienze del passato ma quello che volevamo sottolineare è che sono soprattutto i ricordi “dimenticati a memoria” a determinare in qualche modo ciò che siamo.

Com’è avvenuto l’incontro con Marco Bianchi?
La prima volta ci siamo conosciuti quando presentò il suo disco a Roma, da lì in poi ci siamo tenuti in contatto ed è nata l’idea di lavorare insieme. Ci sono stati altri incontri in cui ci siamo scambiati il materiale che sarebbe diventato La vita degli altri, poi a giugno del 2015 siamo stati nel suo studio a Ivrea per registrare tutte le voci e concludere la produzione.

Come vi ha guidati nel lavoro sul disco e in che misura e a che livello la sua presenza ha influito sul risultato finale?
Abbiamo lavorato a distanza per circa sei mesi, ci scambiavamo le demo e le idee che avevamo in mente. Ha dato un grande apporto alla definizione delle strutture dei brani e un sound unitario a tutto il lavoro.

La vostra musica viene definita “cantautorato elettronico”: come siete arrivati a questa cifra stilistica? Quali sono gli ascolti che hanno pesato maggiormente sul vostro modo di approcciarvi alla musica?
Siamo arrivati a definire l’identità del progetto mettendo insieme i nostri primi ascolti, molto orientati a certo pop italiano – pensiamo a Battiato, ai Bluvertigo – e quelli successivi di stampo elettronico (Caribou, Brian Eno, James Blake, Animal Collective). A prescindere però dai nostri ascolti e dalla loro influenza, l’identità del progetto ha contorni sfumati e le strade che abbiamo intenzione di percorrere sono da costruire.

Una pluralità di colori proprio come suggerisce il nome Policrom: come mai l’avete scelto?
Il nome Policrom non è stato scelto a tavolino, è il nome della nostra band del liceo. Abbiamo mantenuto il nome dell’epoca senza pensarci troppo, anche se il progetto ha cambiato radicalmente forma nel corso degli anni.

Di seguito le prossime date live de La vita degli altri – Tour dei Policrom:

19/03 MORGANA Music Club (w/ Coma Berenices) – Benevento
26/03 Club 33 Giri (w/ MAIOLE) – Santa Maria Capua Vetere
27/03 Doxapalooza Spring Set (w/Il Il Cielo di Bagdad) – Castello Medievale di Guardia Sanframondi

 

Emanuele Corbo




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