M’Barka Ben Taleb: «Nel nuovo disco c’è tutta la mia passionalità»

Passion Fruit

Il primo luglio è stato pubblicato Passion Fruit (Graf/Full Heads), il nuovo album di M’Barka Ben Taleb, artista italo-tunisina riconosciuta come voce autorevole del panorama musicale napoletano. Vocalist di Tony Esposito e di Eugenio Bennato, ha poi collaborato con grandi musicisti e cantautori come James Senese, Enzo Gragnaniello e Franco Del Prete. Dopo due dischi e alcune esperienze cinematografiche, la più recente delle quali è Gigolò per caso di John Turturro, M’Barka Ben Taleb torna alla musica con questo disco che tiene insieme cover di brani riletti in chiave molto personale, a partire dai primi due singoli Je t’aime moi non plus di Gainsbourg e Storia d’amore di Celentano, e tre deliziosi inediti, firmati da Gragnaniello e da talenti emergenti della scena partenopea. La produzione è affidata al beatmaker Tonico ’70, Arcangelo Michele Caso e Salvio Vassallo. A PopSoap l’eclettica artista ha presentato la sua ultima fatica discografica.

Da poche settimane è uscito Passion Fruit. Come spieghi il titolo del disco?
Sono una donna di passione, un frutto della passione. Un gioco di parole, insomma, che richiama anche Passione, il film di John Turturro che ha cambiato la mia carriera.

Dai brani traspare una grande consapevolezza della propria femminilità, anche in termini sessuali. Da che cosa è scaturita l’esigenza di veicolare questo messaggio forte e deciso?
La risposta alla domanda precedente potrebbe bastare, aggiungendoci la rabbia per gli stereotipi sulla donna araba, sottomessa e con il burqa.

Che cosa ti ha guidata nella scelta delle cover?
Ancora una volta ho attinto al sapere e alla curiosità di Federico Vacalebre, critico musicale che per me è molto più di un guru e di un mentore.

Come hai conosciuto Alessio Arena e il Tesoro di San Gennaro, autori di 2 dei 3 preziosi inediti?
La collaborazione con Salvio Vassallo e il Tesoro di San Gennaro è nata in studio. Abbiamo registrato nella sala di Salvio, che ha lavorato con noi anche come produttore, e ho scoperto così i suoi gusti e il suo operato. Non conosco ancora di persona Alessio, è l’ennesima scoperta che Vacalebre ha tirato fuori dal suo cilindro di mago delle canzoni.

Passion Fruit è un tripudio dal punto di vista linguistico, come mai questa scelta così diversificata?
Sono araba, parlo il francese da sempre, il napoletano da quando vivo qui, e con lo spagnolo me la cavo. L’inglese è il mio punto debole, sul set di Gigolò per caso, tra Woody Allen e Sharon Stone, ho capito che lo dovrò studiare, anche se Sharon mi consolava parlando italiano.

Quali sono le peculiarità delle diverse lingue usate nel disco che più ti affascinano e in che misura pensi possano aggiungere qualcosa a ciò che canti?
Il plurilinguismo per me è una faccia del multiculturalismo, come il repertorio scelto: da Gainsbourg a Celentano, da Guaglione nella versione araba di Lili Boniche all’immensa Edith Piaf.

Prima hai citato Gigolò per caso, film in cui hai recitato al fianco di Woody Allen e Sharon Stone. Che esperienza è stata?
Strepitosa. Peccato solo che per lavorare in America una donna araba come me sia stata sottoposta a interrogatori umilianti da parte dell’ufficio immigrazione: per avere il visto ho dovuto assicurare di non essere una prostituta e di non conoscere terroristi.

L’album rivivrà a breve in un tour? Che formazione musicale troveremo sul palco?
Il tour partirà a settembre da Napoli con formazione in trio, ma allargabile. Io canto e suono la darbuka tra i groove di Tonico ‘70 e il violoncello, il bouzouki ed altre magie acustiche di Arcangelo Michele Caso.

 

Photo Credit: Eugenio Blasio

Emanuele Corbo

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