Madame X: il concilio ecumenico della musica officiato da Madonna

Quattro anni, tre mesi e sette giorni. L’intervallo di tempo fra un disco e l’altro di Madonna (senza Greatest Hits, colonne sonore e altre compilation nel mezzo) non è mai stato così lungo nella carriera ultratrentennale della Ciccone. Adesso, però, l’attesa è finita: Madame X, il 14esimo album in studio della Regina del pop, è arrivato tra noi, palesandosi allo scoccare della scorsa mezzanotte su tutte le piattaforme digitali e raggiungendo oggi, venerdì 14 giugno, gli scaffali dei negozi fisici. Frutto di un’agognatissima reunion con il produttore francese Mirwais e di una sinergia con firme di spicco nel panorama statunitense quali Starrah, Diplo, Billboard, Jason Evigan e Mike Dean, Madame X non è soltanto il titolo che Madonna ha scelto di dare alla sua nuova fatica discografica, ma anche il nome del suo nuovo alter ego, la voce narrante che svela, canta e racconta al pubblico le mille sfaccettature di un progetto avventuroso e poliedrico.

With two strokes of a pen, she branded herself Madame X

Madame X è un agente segreto che viaggia per il mondo, cambia identità, combatte per la libertà, porta la luce dove regna il buio. Madame X è una ballerina, un’insegnante, un capo di Stato, una casalinga, una cavallerizza, una prigioniera, una studentessa, una madre, una figlia, un’istruttrice, una suora, una cantante, una santa, una puttana e una spia nella casa dell’amore’. Ecco come è stata presentata al mondo, nel trailer ufficiale dello scorso aprile, l’essenza proteiforme della nuova maschera di Madonna, il cui tratto distintivo è la benda sull’occhio sinistro marcata da una X, l’incognita di volta in volta sostituibile con una personalità e un ruolo diverso, a seconda del momento e dell’esigenza, tale da rendere la cantante una e molteplice. Ma la verità è che la Ciccone è stata Madame X prima ancora di diventare Madonna la popstar. Ad affibbiarle questo nomignolo molti anni fa, stando a quanto dichiarato in più occasioni dalla diva, fu l’austera danzatrice e coreografa Martha Graham quando la cantante, da poco diciannovenne e aspirante ballerina, riuscì a diventare un’allieva della sua School of Contemporary Dance nel 1977. La voglia di trasgredire le regole prestabilite e le spiazzanti velleità camaleontiche di quella ragazzina fuggita da Detroit e arrivata a New York con soli 35 dollari in tasca (così vuole la leggenda) colpirono la Graham così tanto da ribattezzarla Madame X a causa del suoi continui cambi di look e immagine, probabilmente sulla scìa del film omonimo diretto nel 1966 da David Lowell Rich e interpretato da Lana Turner.

Cover dell’edizione deluxe di Madame X

Un concilio ecumenico della musica

Madame X è un album che va ascoltato e metabolizzato con calma, non è sempre istantaneo né commerciale quanto l’osannato in aeternum Confessions On A Dance Floor, non ha le pretese avveniristiche di Ray Of Light e Music, ma è molto più politico di American Life (di cui Madonna ritiene Madame X una sorta di prosieguo). Si tratta di un progetto ardito, che punta all’ibridazione dei costumi, dei generi, delle etnie e delle tradizioni, in un periodo storico che sta sfociando in una sempre più netta frammentazione sociale. Un percorso audiovisivo portato avanti all’insegna dell’interculturalità e del cosmopolitismo (chi più di Madonna è cittadino del mondo?). Proprio per questo motivo, non credo di risultare fuori luogo né provocatorio nel definire quest’album un concilio ecumenico della musica, avente come scopo primario quello di instaurare un dialogo fra popoli e fondere nei modi e nelle soluzioni più bizzarre e impensabili sonorità, accenti e idiomi distanti anni luce soltanto in apparenza.

Lisbona, la variopinta capitale del Portogallo in cui Madonna si è trasferita da circa due anni per seguire da vicino l’iter calcistico del terzo figlio David nella squadra del Benfica Juniores, è sede e culla del sinodo multiculturale inaugurato dalla Ciccone nell’estremo occidente d’Europa, a cui partecipano attivamente America del Nord, India, Africa, Giamaica, Brasile e Colombia. In esso, follia e fragilità, spensieratezza e riflessione si alternano e si mescolano senza sosta, dando vita ad un album che rimane coeso nella sua varietà grazie al fil rouge delle ambiziose ragioni per cui nasce.

Cover dell’edizione standard di Madame X

Ecco dunque la mia personale recensione di Madame X, traccia per traccia:

Medellín: Primo estratto dal disco, il duetto bilingue con Maluma che a tanti ha fatto storcere il naso e alzare il sopracciglio, al momento dell’annuncio sui social media, si rivela originale a suo modo, scandendo il ritmo tipico del reggaeton a suon di cha cha cha e ammorbidendolo con atmosfere oniriche (le stesse rievocate nel testo della canzone).

Dark Ballet: La prima dimostrazione del lato cupo e quirky di Madame X: originariamente intitolata Beautiful Game e usata come breve intermezzo durante il mini show tenuto da Madonna al MET Gala del 2018, la versione evoluta di Dark Ballet ha una struttura anticonvenzionale: nasce come brano midtempo dalle percussioni rimbombanti in cui Madame X, ergendosi quasi ad entità spirituale, critica vizi, crimini e ossessioni mondane, per poi tramutarsi bruscamente in un numero classico, con una pioggia di note cascanti suonate dal piano e un pezzo sacro come La Danza degli Zufoli (tratto dallo Schiaccianoci di Tchaikovsky) ’profanato’ dalla voce della cantante che, distorta ai massimi livelli dal vocoder, comincia ad intonare un lungo discorso seguendone la melodia. Dark Ballet è drammatica, surreale nelle sue evoluzioni, per certi versi tragicomica come le colonne sonore di Arancia Meccanica che l’hanno ispirata. Nel video che accompagna il brano, diretto dal visionario Emmanuel Adjei, il rapper e cantante queer Mykki Blanco veste i panni di una Giovanna D’Arco postmoderna, condannata al rogo dallo stigma insito nella nostra società e dal dito discriminatorio puntato contro chi è giudicato diverso. Attraverso immagini e linguaggi da Santa Inquisizione, la vittima viene assistita negli ultimi istanti della sua vita terrena dallo sguardo misericordioso di una Madonna velata e a lutto, che impersona l’angelo della morte.

God Control: la perla indiscussa dell’intero LP. Nell’intro Madonna pronuncia le prime battute, quelle di una critica sociale rivolta a chi illude le nuove generazioni, già alla deriva, con il miraggio di un futuro stabile e ne fomenta rabbia e malumori. Lo fa a stento, come se la sua bocca stesse pian piano liberandosi dalla morsa di un bavaglio (’Madame X is not the kind of girl you can shut up’), prima di lasciar spazio ad un inaspettato coro gospel che tinge di solennità il discorso appena cominciato ripetendo per quattro volte la formula liturgica ’We lost God Control’. Segue poi un repentino cambio di sonorità e di genere – a riprova di quanto i brani inclusi in quest’album siano spesso dei mutaforma musicali – con archi che volteggiano e percussioni 4/4 in puro stile Philly disco anni ’70. ’Questo è il vostro campanello d’allarme’, recita una voce da hostess subito dopo gli spari di una pistola, ’Sono il vostro incubo, sono qui per dare inizio alla vostra giornata’. In questo pezzo Madame X canta, recita filastrocche a rima baciata in cui sfida gli indimenticabili rap scanzonati di Tina Weymouth e sorelle ai tempi dei Tom Tom Club. Madame X bisbiglia, esorta chi l’ascolta, grida con furore l’urgenza di una rivoluzione (’A new democracy’). E poi un assolo funky, e poi di nuovo gli archi, il coro, la disco music, mixati tutti insieme appassionatamente. Incenso e lustrini per un sublime trionfo political pop, tra l’altro senza la necessità di un ritornello propriamente detto.

Future: Presentata in anteprima sul palco dell’Eurovision Song Contest lo scorso 18 maggio, assieme a Quavo del trio Migos, Future solleva l’ascoltatore dai divani dello Studio 54 di New York e lo catapulta verso le coste di Kingston. Ritmi dancehall a profusione, con tanto di chitarra in pizzicato e accento giamaicano ostentato da Madonna, che in questo caso andrebbe chiamata Mambo (il suo nomignolo latino), per un altro brano dalle più sottese finalità politiche, incentrato sul valore non inclusivo del futuro (’Not everyone can come into the future / Not everyone thats here is gonna last’).

Batuka: un esperimento riuscitissimo, nonostante l’abuso dell’Auto-Tune nei botta e risposta tutti al femminile fra Madonna e l’Orquestra Batukadeiras di Capo Verde. Un canto corale, in cui la componente etnica (e la natura ribelle) dell’antico batuku si fonde con percussioni hip hop dal rimbombo assordante e synth sinistri che avanzano a singhiozzo. ’Sono rimasta sveglia tutta la notte / Ho recitato una piccola preghiera / Acciuffate quel vecchiaccio / Buttatelo in galera’, dice Madonna in odore di profezia, mentre tutto intorno diviene tribale, tempestoso, apocalittico.

Killers Who Are Partying: senza mai pronunciarne il titolo, in questo brano Madame X è Madre Terra, in totale empatia con i suoi figli. Si schiera a favore di chiunque sia vittima di soprusi, pregiudizi e discriminazioni. Madonna si identifica con il genere umano, con paesi, con religioni (’Sarò Israele, se viene incarcerato / Sarò l’Islam, se è odiato / Sarò una donna, se viene stuprata e il suo cuore si spezza’), e lo fa intonando una melodia malinconica, figlia di quella saudade che muove le 12 corde della chitarra nel fado portoghese, qui campionato e improvvisamente mescolato alla freddezza e all’aridità dei suoni trap.

Crave: Secondo singolo ufficiale dall’album, oltre che primo brano dal progetto ad esser stato inviato alle radio in America, questa ballata urban in collaborazione con il giovane rapper Swae Lee vezzeggia l’udito dell’ascoltatore con le sue ritmiche vocali spiccatamente R&B/pop e arpeggi di chitarra che fanno da sfondo al canto mellifluo di un desiderio ardente e irreprimibile, per quanto dannoso.

Crazy: nonostante rientri fra quelle scritte assieme a Starrah, questa canzone è ben lontana dal mondo urban più nero. La fisarmonica usata in apertura dona il già sentito altrove tocco lusitano, ma mentre nelle strofe a farla da padrone sono vaghi accenni Motown, nel ritornello e nel gancio successivo si manifesta una Madonna – ancora una volta bilingue – in tutta la sua squisitezza pop.

Come Alive: giusta continuazione di qualcosa già intrapreso, Come Alive è modellata sulla falsa riga di Crazy, ne rappresenta una sorella più gioviale e vivace, impreziosita da armonie soavi, una batteria incalzante e un pizzico di sacralità aggiunto dall’organo e dal coro in chiusa.

Extreme Occident: il momento più introspettivo e autobiografico del disco. Extreme Occident è un esame di coscienza in cui Madonna tira le somme sul suo vissuto, una ballata pianistica che, come già successo in altri brani, evolve di punto in bianco in tutt’altro. Poco prima del bridge centrale, infatti, subentrano le suggestive percussioni di una tabla indiana, e dall’estremo ovest emigriamo di colpo in Punjab, là dove tutto diventa esotico, là dove si chiude il cerchio della vita.

Faz Gostoso: l’anno scorso, questo brano portato al successo dalla cantante/rapper Blaya ha raggiunto con prepotenza qualsiasi angolo del Portogallo. Non c’è stata radio locale che non abbia lobotomizzato gli ascoltatori con le sue note proclamandolo, a pieno titolo, il tormentone estivo 2018 in terra lusitana, benché la canzone in sé parli di una tresca extraconiugale da parte di una moglie che tradisce il proprio marito con uno sciupafemmine dalle invidiabili doti amatorie. Persino Madonna si è lasciata conquistare dal suo ritmo frenetico e accattivante, tanto da decidere di registrarne una cover per il suo album. Ma si sa, una cover cicconiana non è tale se Madame X non prende la penna e apporta delle variazioni e delle aggiunte. Ecco quindi che nella nuova Faz Gostoso (in duetto con la brasiliana Anitta) il testo diventa bilingue, con versi in inglese alternati a quelli in portoghese, il ritornello include un apprezzatissimo cambio di nota (’Ele sabe que eu sou casada e ainda amo meu amor’) e le sonorità tipiche del funk carioca, già presenti nell’originale, sfociano in un breve ma intenso interludio samba in cui è possibile respirare tutta l’aria chiassosa delle strade di Rio. Safada!

Bitch I’m Loca: l’onda latina prosegue con questo secondo duetto con Maluma che (al contrario di Medellín) è un reggaeton puro e incontaminato, e dunque leggero, pacchiano e dozzinale, trainato da un martellante ritmo dembow e da un refrain che, malgrado la natura volutamente truzza del brano, ti entra in testa e non si schioda (’Bitch I’m Loca (Y yo loco, loco) / Besame la boca (¿Y tú qué me das? ’). La battutaccia a sfondo sessuale udibile a fine brano, con risatina annessa di Maluma non proprio degna di un maschio alpha? Evitabile, ma ci sta.

I Don’t Search I Find: quando un pezzo include schiocchi di dita e un tappeto di archi tensivi, precursori di un’esplosione dance, il pensiero non può che andare a Vogue, il caposaldo per eccellenza della discografia della Ciccone. Eppure, qui c’è anche altro. C’è Madonna che, per trasporre in musica la massima più celebre di Pablo Picasso (’I do not seek, I find’), rispolvera il proprio repertorio con Mirwais e riscopre una perla nascosta, Goodbye To Innocence, risalente all’era di Erotica, ricreando la sensualità di quel connubio fra deep house anni ’90 e parlato ammaliante, che diventa ancora più letale e seducente per le passerelle e per le ballroom quando ci si accorge che l’inflessione della voce nel middle eight del brano è spaventosamente identica a quella che Dita (pardon, Madonna!) amava usare nel 1992 (’We shake hands with our fate and we walk past / Theres no rest for us in this world, finally enough love’).

Looking For Mercy: una tenera ballata spirituale, quasi catartica, collocata a fine album, in cui la cantante si rivolge a Dio e ne invoca la misericordia svelando la propria insicurezza e fragilità in quanto essere umano.

I Rise: il brano che chiude Madame X è un manifesto sociale, dedicato a chi trova il coraggio di rialzarsi a dispetto delle ingiustizie, degli atti di violenza e delle umiliazioni subìte. Introdotto dalle ormai famose parole che la studentessa e attivista Emma González pronunciò in Florida durante un comizio tenuto all’indomani della carneficina perpretata in un liceo di Parkland da un ex studente della scuola, il brano è sostenuto da percussioni molto simili a quelle già sentite in Best Night (brano contenuto in Rebel Heart) e metriche R&B vagamente reminiscenti di Devil Wouldnt Recognize You, da Hard Candy, con un ritornello incoraggiante in cui il titolo della canzone viene scandito sotto forma di piacevoli melismi e controcori.

Madame X è disponibile da oggi su tutte le piattaforme via Live Nation/Interscope Records.

Francesco Cappellano

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