Kylie Minogue, Disco: la frizzantezza evasiva del pop ai tempi della pandemia

Sono ormai lontani gli anni della ’Disco Demolition’ proclamata a gran voce da quel pirla di Steve Dahl, il DJ americano devoto al rock che in una ventosa notte del luglio 1979 fece esplodere una cassa stracolma di vinili sul prato del vecchio stadio di Chicago, dichiarando morte al genere musicale che all’epoca seduceva le radio più note e riempiva le piste da ballo dei locali notturni. La verità è che da allora la disco music non è mai defunta del tutto, è risorta ciclicamente, sotto varie spoglie nel corso degli anni, e con il suo nuovo album, DISCO, Kylie Minogue ce lo ribadisce celebrandone vizi e virtù in un’irresistibile collezione di inediti che faranno ballare dalla prima all’ultima nota. Non in discoteca, per il momento, ma ovunque sia possibile godere della buona musica in piena sicurezza.

Una decisione maturata nel tempo

Inutile negare che l’ennesimo revival della disco e dell’immaginario 70’s/80’s a cui stiamo assistendo negli ultimi mesi (e con il quale figure osannate da Millennials e Generazione Z come The Weeknd, Dua Lipa e Doja Cat stanno contribuendo a riportare in auge sonorità per lungo tempo ostracizzate dalla Hot 100 negli Stati Uniti) sia indice di un cambiamento in atto nei gusti del pubblico, nonché di un desiderio di leggerezza e nostalgia dei tempi andati, quelli più floridi dal punto di vista creativo. Ma attenzione a vedere Kylie come l’ultimo nome celebre ad entrare in ordine di tempo nella galassia più trendy e splendente del momento: la voglia di tornare agli albori della musica dance era già balenata nella mente della cantante durante il Golden Tour, lo show itinerante che la Minogue ha portato in giro per mezzo mondo nel 2018, a supporto del 14esimo album in studio, facendo tappa anche nella città di Padova. La penultima sezione dello spettacolo trasportava la platea in un mondo parallelo, attraverso una rappresentazione scenica dello Studio 54 che riapriva i suoi battenti sul palco. Come dichiarato più volte dalla popstar, è stata quella la fiamma che ha instillato in lei la voglia sfrenata di tornare a ricalcare la pista da ballo, con un approccio più maturo al genere musicale che piantò il seme della Club Culture.

Copertina di ‘DISCO’ (Standard Edition)

Un’evasione dalla realtà

15esimo album in studio della cantante australiana, DISCO riflette pienamente quel desiderio di fuga dalla realtà che tutti, in questo momento storico, proviamo. Quel ritorno alla gioia, alla spensieratezza di un mondo che non è più lo stesso, vittima di una pandemia che nega il contatto fisico e l’aggregazione nei templi della musica. Non è la prima volta che Kylie approccia queste sonorità, intendiamoci. La carriera ultratrentennale della popstar è sempre stata distinta da richiami più o meno espliciti alla musica disco: basti solo pensare a Light Years, l’album che esattamente vent’anni fa riconsacrò Kylie nel panorama mainstream e segnò il suo ritorno al pop. Tuttavia, se nel 2000 le parole chiave che guidarono la gestazione di quell’LP furono ’cocktails’, ’jukebox’ e ’poolside disco’, in questo nuovo lavoro le parole chiave diventano glitter, evasione e, soprattutto, notte stellata. Proprio come suggerito dalla copertina dell’album, che ritrae Kylie nelle vesti di un’entità a metà strada tra diva del dance floor e dea astrale.

Kylie Minogue (2020)

DISCO: la recensione

Inaugurato dal primo singolo Say Something, che costituisce il brano meno rappresentativo del progetto, nonostante la maestosità della sua produzione e l’aderenza del testo con le vicende che ci vedono coinvolti, il lungo viaggio nell’evoluzione a cui la musica dance ha assistito nel corso dei decenni prosegue con la nostalgia Italo Disco di Magic, il secondo estratto dall’album, prodotto dai musicisti danesi Peter Wallevik e Daniel Davidsen e coscritto dal cantautore finlandese Teemu Brunila, figura decisamente importante nella creazione dell’LP che ha guidato e supportato Kylie quando (a causa del primo lockdown scattato a marzo nel Regno Unito) la diva si è vista costretta ad installare uno studio di registrazione nella propria casa per ultimare una buona fetta del disco, collaborando con il suo team da remoto e divenendo all’uopo ingegnere del suono!

La ’fulgida malinconia’ che abbiamo spesso descritto come una costante nel repertorio della Minogue pervade diversi dei nuovi brani, come Miss A Thing (in cui il momento ’lacrime sulla pista da ballo’ è garantito) e la più esuberante I Love It, in cui tutte le componenti distintive della disco music ancestrale rivestono soavemente la voce di Kylie. ’Bring it back, bring it back, like a rocket’, canta la Minogue nell’intergalattica Supernova, in un tripudio di archi struggenti, campanacci e vocoder che rappresentano un elemento fisso in quasi tutte le produzioni.

L’impressione a caldo è quella di ascoltare un album omogeneo (anche fin troppo), in cui viene esaltata ogni singola variazione dello stile prescelto. Ecco allora che tracce come Real Groove e Monday Blues virano verso il funk robotico, con chitarre elettriche, bassi corposi e ritmi accattivanti, mentre gli echi dei gruppi più celebri degli anni ’70 come gli ABBA e i Bee Gees caratterizzano l’energica melodia di Where Does The DJ Go? e i cori e controcori di Last Chance, ai quali si oppongono i falsetti e i sospiri più sensuali (reminiscenti di Donna Summer) che decorano Unstoppable.

Kylie Minogue (2020)

La funktronica torna poi prepotente in Dance Floor Darling, il brano prediletto di Kylie, là dove l’effervescenza degli anni ’80 esplode in tutta la sua meraviglia synth pop, con un drastico cambio di tempo nel bel mezzo della canzone, scandito dalla Minogue nell’inedita veste di MC dei bei tempi che furono (’I said whatcha waiting for? Get up on da floor!’). Chiude l’edizione standard dell’album la più placida Celebrate You, il congedo perfetto dalla pista. Una sorta di lettera di incoraggiamento con la quale Kylie si rivolge ad un’immaginaria Mary, un personaggio simbolico in cui tutti i fan della Venere tascabile potranno identificarsi, promettendole amore, vicinanza e conforto. Perché ciò di cui abbiamo tutti bisogno è proprio questo: un album in cui momenti di sana e beneamata stupidità si uniscono alla commozione e rallegrano lo spazio ristretto delle nostre discoteche domestiche, grazie a Kylie che ancora oggi rappresenta quel fascio di luce capace di irradiare buonumore e spensieratezza costanti. Un fascio di luce, sì, ma rigorosamente stroboscopica!

DISCO uscirà su tutte le piattaforme digitali e sarà disponibile nella varietà dei suoi formati fisici a partire da venerdì 6 novembre via BMG/Darenote.

Francesco Cappellano

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