‘Everybody’ e Danceteria: gli esordi di Madonna nella Grande Mela

Nel 1982, le pimpanti serate che si tenevano al Danceteria (celebre discoteca situata lungo la 21esima strada della parte ovest di Manhattan) erano popolatissime. Fondamentalmente perché non vi si respirava soltanto fumo, sesso e droga, ma anche arte e intrattenimento.

Al Danceteria capitavano ballerini, aspiranti starlette, artisti più o meno noti, tanta gente comune e perfino discografici. Del tutto estraneo alle discriminazioni e ben lontano dal glamour, questo locale costituiva una più che valida alternativa al mitico Studio 54, senza rappresentarne la controparte.

Copertina del singolo ‘Everybody‘ (1982)

Era l’alba degli anni ’80, la disco music lasciava pian piano spazio alla più sintetica New Wave e a fenomeni sovversivi come il punk, mentre si affermava più prorompente che mai la necessità di evadere dalla vita quotidiana e rifugiarsi in un universo parallelo, una sorta di asilo, ovvero quello dei club. La sola e unica testimone del cambiamento culturale in atto era la notte, alleata fedele di chiunque avesse bisogno di esternare il lato più estroverso e freaky di sé in questo innovativo tempio della musica dove la gente si riuniva per ballare e divertirsi, non soltanto perché andarci faceva figo.

L’interno del Danceteria (aperto dalle 8 della sera fino alle 8 del mattino) era distribuito su tre livelli: il primo piano era dedicato alle performance dal vivo, il secondo era adibito a pista da ballo e il terzo ospitava un ristorante e una sala denominata Video Lounge, in cui già prima della nascita di MTV si usava proiettare filmati musicali e installazioni artistiche. Sebbene il club organizzasse eventi anche il giovedì e il venerdì, era di sabato che la pista da ballo si affollava inevitabilmente: a suonare e mixare pezzi c’era, tra gli altri, un DJ newyorkese di nome Mark Kamins, affiancato da un’onnipresente biondina dal look eccentrico ma originale: una certa Madonna che all’epoca amoreggiava con Mark e attirava l’attenzione di tutti dividendosi tra dancefloor e consolle. Complice l’amicizia con Kamins, bazzicava di tanto in tanto al Danceteria anche Michael Rosenblatt, talent scout e capo del settore A&R della Sire Records (una divisione della Warner Records). A fare da scenario per l’incontro che di lì a poco avrebbe scritto la prima delle pagine più importanti della storia della musica pop fu proprio uno di quei sabati divenuti ormai leggendari.

Madonna fotografata da Peter Noble (1982)

Madonna nel 1982 ha quasi 24 anni, sta coltivando da poco tempo le sue velleità canore, ma è spinta da un’insaziabile sete di fama e successo, nonché da un’indomita voglia di emergere e di esprimere le proprie visioni ribellandosi agli schemi precostituiti: insomma, personifica appieno le esigenze di quell’era. Così succede che Kamins presenti la sua ‘amica speciale’ a Rosenblatt e che, tra una fugace conversazione viziata dal suono assordante degli amplificatori e due pasticche di ecstacy, Madonna lasci cadere nelle mani di Michael una musicassetta su cui sono incisi alcuni dei suoi provini, strappandogli un invito a recarsi negli uffici della Sire Records il lunedì seguente per valutare quelle demo. Lucido e razionale, Rosenblatt ascolta due giorni dopo il materiale come promesso: la musicassetta contiene quattro pezzi, Everybody, Burning Up, Ain’t No Big Deal e Don’t You Know.

Everybody è una canzone da club che viene spesso e volentieri suonata da Kamins durante le serate al Danceteria, ottenendo responsi abbastanza positivi da parte del pubblico. Nelle loro versioni demo, prodotte da un amico di vecchia data di Madonna, Stephen Bray, i brani non colpiscono particolarmente Micheal, ma lui vuole in ogni caso puntare su questa caparbia ragazza del Michigan nel cui sguardo brucia un palese quanto sano desiderio di stravolgere convenzioni e tabù, ed è per queste ragioni che Madonna Louise Veronica Ciccone, italoamericana per parte di padre, si guadagna un contratto esclusivo con la Sire, firmato in fretta e furia in ospedale, alla presenza del capo dell’etichetta, Seymour Stein, ricoverato in quei giorni al Lenox Hill per un intervento al cuore.

Madonna fotografata da Peter Noble (1982)

Everybody viene scelta come singolo di debutto di Madonna e pubblicata il 6 ottobre del 1982, a discapito dell’inizialmente data per favorita Aint No Big Deal (che vedrà la luce nel 1986 come lato B di Papa Don’t Preach). La versione di Everybody lanciata sul mercato è prodotta da Mark Kamins (un gesto più che doveroso) e il nuovo mix, rispetto alla demo più punk e industrial, strizza l’occhio alle sonorità synth disco/R’n’B del periodo: la qual cosa spinge la Warner/Sire, ancora titubante circa il potenziale mediatico dell’artista in erba, a spedire il pezzo soltanto alle emittenti radiofoniche seguite dal pubblico afroamericano e ispanico, promuovendo di fatto un’interprete caucasica nella comunità black e latina. A causa della scelta (strategica) di non far comparire la diretta interessata sulla cover dei vinili da 7 e 12 pollici stampati per Everybody, la Ciccone viene per diverso tempo immaginata come una cantante dalla dubbia carnagione che si cimenta in un genere amato principalmente da chi ha la pelle scura, ma è proprio grazie a quest’alone di mistero che Madonna suscita la curiosità di Frankie Crocker, uno dei DJ/speaker più influenti della Grande Mela. Affascinato dal carisma della ragazza e dall’ambizione racchiusa nella dedica (’From one star to another’) che proprio lei gli firmerà su una copia del singolo in suo possesso al Paradise Garage (altro locale di tendenza in cui a suonare è il nuovo collaboratore e ’pupo’ di Madonna, Jellybean Benitez), Crocker decide di includere Everybody nella playlist della sua notissima emittente WBLS, contribuendo alla diffusione del brano anche in ambito mainstream.

A questo punto manca solo un dettaglio, non più trascurabile: un accompagnamento audiovisivo che sveli al grande pubblico la reale identità di Madonna, descritta addirittura come un duo dal noto magazine Billboard. Così, dopo la primissima esibizione dal vivo al Danceteria, avvenuta il 16 dicembre dell’82, Stein e Rosenblatt contattano il regista e produttore Ed Steinberg e gli offrono un budget di soli 1,500 dollari per filmare il primo videoclip della futura Regina del pop. La location scelta per il set è il Paradise Garage, ambientazione semplice ma essenziale per il circuito dei club a cui il singolo è sostanzialmente destinato.

Alla luce della discreta promozione e del target ristretto a cui si rivolge, Everybody non riesce ad entrare nella Hot 100, ma grazie al supporto di molti DJ statunitensi il singolo conquista la terza posizione nella Dance/Club Chart, approdando anche in Europa poco prima di Natale e subendo una sorte inaspettata in Gran Bretagna: per il solo mercato inglese, infatti, il brano viene pubblicato in una versione alternativa, mixata in via del tutto eccezionale da Rusty Egan, ex membro dei Rich Kids nonché uno dei fondatori della band dei Visage. Un trattamento, quello riservato da Egan al singolo, che la Ciccone non gradirà per niente, condannando sia la UK 7’’ Edit che lo UK 12’’ Mix di Everybody all’oblìo e provocando nel musicista un astio vivo tutt’oggi nei suoi confronti.

Era il 6 ottobre del 1982, e così debuttava in America colei che avrebbe rivoluzionato gli stereotipi, smosso le coscienze, oltraggiato il puritanesimo e contribuito in larga parte alla stesura degli annali della musica, assurgendo ad icona di stile e simbolo culturale: molti sono venuti dopo e molti se ne sono andati prima (a volte troppo presto), ma lei è ancora lì, assisa sul suo trono, ostile a qualunque forma di pregiudizio e sospinta dallo stesso coraggio e dalla stessa audacia degli esordi: Madonna Louise Veronica Ciccone.

Dance and sing, get up and do your thing

Francesco Cappellano

4 commenti su “‘Everybody’ e Danceteria: gli esordi di Madonna nella Grande Mela”

  1. Articolo eccezionale che ricostruisce con dovizia un pezzo della storia del Pop! Mi preme però solo fare un piccolo appunto: “Ain’t No Big Deal” vedrà la luce ancor prima di essere scelta come b-side di “Papà don’t Preach; nello specifico fu inserita nella compilation ufficiale della Warnes Bros “Revenge of the killer B’s (1985, contenente anche alcune tracce inedite dei Depeche Mode, Pretenders, Talking Heads, ecc.) e come B-side del singolo giapponese di “Dress You Up” sempre nel 1985.
    Ad ogni modo BRAVO!

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